La vicenda della vendita dello stadio meazza di milano continua a far discutere. Il presidente del comitato sì meazza, luigi corbani, ha presentato il 2 maggio un esposto formale alla corte dei conti sul trasferimento della proprietà da parte del comune a beneficio delle società di calcio inter e milan. Il documento denuncia presunte irregolarità nella procedura e segnala il rischio di un grave danno economico alle casse pubbliche.
Dubbi sulla regolarità della procedura amministrativa
Un punto centrale dell’esposto riguarda le modalità con cui l’intera operazione è stata gestita. A detta del comitato sì meazza, la procedura appare fortemente irregolare: il sindaco di milano avrebbe condotto personalmente le trattative con le società inter e milan, bypassando in larga parte il lavoro degli uffici tecnici e dei dirigenti comunali preposti alla gestione delle vendite pubbliche. Questo approccio, secondo l’associazione, modifica profondamente l’iter previsto dalla legge, creando spazio a operazioni che potrebbero non rispettare i principi di trasparenza e correttezza.
La questione si aggrava con il fatto che il bando per raccogliere eventuali altre offerte è scaduto il 30 aprile, ma il consiglio comunale non avrebbe mai approvato formalmente la messa in vendita dello stadio o delle aree adiacenti. Questa assenza di delibere ufficiali a monte dell’operazione rappresenta per il comitato un elemento che rende la procedura ancor più discutibile e priva di basi legali solide.
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Le contestazioni sull’operazione di vendita del meazza
Nel documento presentato alla corte dei conti, il comitato sì meazza mette in luce alcune criticità riguardo alla vendita dello stadio. Il prezzo fissato per la cessione, secondo l’associazione, risulta in contrasto con i valori reali, già oggetto di un esposto precedente inoltrato alla procura. L’accusa principale riguarda un possibile danno erariale notevole e progressivo, imputabile all’operato di amministratori e dirigenti del comune di milano ma anche ai rappresentanti privati coinvolti nella transazione.
Il documento evidenzia la natura pubblica della struttura. Lo stadio viene definito un bene “inalienabile” in quanto appartiene alla collettività e rappresenta un’opera con oltre settant’anni di storia, protetta da vincoli che ne impediscono la demolizione. Questa tutela, valida da gennaio 2025, impedirebbe anche ipotesi di interventi come la distruzione dell’impianto attualmente in essere.
L’assenza di deliberazioni chiave del consiglio comunale di milano
L’esposto sottolinea che, a oggi, non risulterebbe alcuna delibera consiliare che autorizzi la vendita dello stadio meazza o dell’area intorno all’impianto. Mancano quindi decisioni ufficiali sulla demolizione dell’attuale struttura o sulla costruzione di un nuovo stadio nel Parco dei Capitani, località indicata per il progetto.
Anche l’accettazione delle offerte presentate da inter e milan non sarebbe stata formalizzata dal consiglio. Tutto ciò, a giudizio del comitato, contravviene alle regole che dovrebbero guidare una vendita di questo tipo, soprattutto considerando il valore storico e simbolico dello stadio milanese.
Criticità legali e amministrative
Questa carenza di atti ufficiali potrebbe mettere a rischio l’intera operazione, visto che la mancanza di passaggi nelle sedi istituzionali preposte compromette la legittimità dell’atto finale di vendita e le condizioni sulle quali è stata condotta.
Lo stadio meazza resta dunque al centro di una disputa tra pubblico e privato, con il comune di milano chiamato a chiarire nei prossimi mesi i passaggi amministrativi e le garanzie di tutela legale di un bene finora considerato pubblico e non cedibile senza precisi provvedimenti consiliari. La vicenda non si fermerà qui, sono attesi nuovi sviluppi, approfondimenti e verifiche da parte degli enti coinvolti.