L’emilia-romagna si oppone con fermezza all’idea di unire i fondi della Politica Agricola Comune con quelli della coesione nel bilancio pluriennale dell’Unione europea. Le istituzioni regionali ritengono che questi strumenti finanziari rispondano a necessità differenti e vadano gestiti separatamente per rispettare le specificità territoriali e settoriali. La proposta di un fondo unico, avanzata dalla Commissione europea, ha sollevato critiche da più parti, coinvolgendo anche il Parlamento europeo e il mondo agricolo. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa contrarietà e cosa significa per l’agricoltura e i territori della regione.
La posizione dell’emilia-romagna contro l’accorpamento dei fondi
Alessio Mammi, assessore all’agricoltura dell’emilia-romagna, ha chiarito che la regione ribadisce il proprio disaccordo rispetto all’ipotesi di accorpare i fondi Pac e della coesione. Questi strumenti finanziari hanno infatti obiettivi diversi: la Politica Agricola Comune si concentra sul sostegno diretto agli agricoltori e alla qualità delle produzioni, mentre i fondi di coesione mirano a interventi infrastrutturali e di sviluppo territoriale, rispondendo a bisogni locali e settoriali specifici.
Gestire questi fondi in modo centralizzato, cioè esclusivamente a livello nazionale, comporterebbe il rischio di trascurare le peculiarità dei territori, in particolare le esigenze specifiche degli agricoltori e dei settori produttivi locali. Mammi sostiene che soltanto una gestione condivisa con le regioni può garantire un’allocazione efficiente e mirata delle risorse. Questa impostazione eviterebbe di indebolire l’efficacia degli interventi e permetterebbe di adattarli meglio ai differenti contesti regionali.
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L’emilia-romagna evidenzia così come la distanza tra la programmazione nazionale e la realtà locale potrebbe compromettere il sostegno diretto agli agricoltori e il presidio di filiere produttive importanti per il territorio. L’assessore rimarca l’importanza di mantenere un equilibrio tra autonomia regionale e politiche europee, in modo da rispettare le caratteristiche specifiche di ogni area.
Il contesto e le implicazioni per l’agricoltura
La proposta di accorpare i fondi Pac e coesione arriva con il progetto di riordino del bilancio pluriennale europeo, presentato dalla Commissione europea, che suggerisce di gestire un unico fondo nazionale ispirandosi al modello già adottato per il Recovery Fund. L’idea è affidare la distribuzione e l’impiego delle risorse ad una gestione centralizzata a livello statale, semplificando così il sistema di finanziamenti.
Questa impostazione ha però incontrato un’opposizione forte da parte del Parlamento europeo, che ha espresso voto contrario, evidenziando rischi legati a un’eccessiva concentrazione di potere decisionale e alla perdita di contatto con le esigenze locali. Sindacati e associazioni agricole si sono schierati contro la novità, denunciando la possibilità che venga indebolita la capacità di tutela degli agricoltori e le produzioni legate ai territori.
Il timore centrale riguarda la probabile minore attenzione alle pratiche agricole tradizionali e ai controlli di qualità che caratterizzano molte produzioni europee, a cui la gestione regionale ha sempre dedicato risorse e controlli specifici. La gestione centralizzata potrebbe inoltre complicare interventi mirati per fronteggiare sfide come il cambiamento climatico, che richiedono soluzioni adattate alle peculiarità ambientali e produttive locali.
Le esigenze dell’agricoltura nella nuova stagione europea
Alessio Mammi ha sottolineato che la Pac deve avere un budget consistente. Questo per sostenere il reddito degli agricoltori, contrastare le pratiche commerciali sleali e tutelare le produzioni di qualità europee. La protezione del mercato agricolo riguarda non solo gli operatori ma anche i consumatori che chiedono trasparenza e standards elevati.
Alla luce delle difficoltà causate dal cambiamento climatico, diventa essenziale destinare risorse specifiche per garantire la sicurezza alimentare. L’agricoltura deve fronteggiare eventi meteorologici sempre più imprevedibili, fenomeni estremi e mutamenti negli ecosistemi, che richiedono interventi puntuali e adeguati.
Transizione ecologica e sostenibilità
La transizione ecologica impone una riorganizzazione delle coltivazioni, l’adozione di tecniche meno impattanti e la difesa della biodiversità. Tali obiettivi necessitano finanziamenti dedicati, che non possono essere dispersi in un unico fondo con altre finalità. La gestione regionale, con la sua conoscenza diretta del territorio, è considerata l’unica in grado di guidare questi processi in modo efficace.
Quest’approccio mira a garantire un equilibrio tra produttività e tutela ambientale, salvaguardando la competitività delle aziende agricole rispetto ai mercati internazionali. La strategia proposta dall’emilia-romagna si concentra dunque su un sostegno concreto e mirato, che rispetti le diverse realtà produttive e apra a un futuro sostenibile per l’agricoltura europea.
Il dibattito sulle risorse agricole nel bilancio europeo prosegue ma l’attenzione sulle esigenze specifiche delle regioni come l’emilia-romagna resta alta. Differenze territoriali e settoriali non possono essere ignorate se si vogliono risultati concreti per il mondo agricolo e le comunità rurali.