Il centrocampista della Fiorentina, 23 anni, ha vissuto mesi di assenza dal calcio a causa di un arresto cardiaco avvenuto durante una partita contro l’Inter il 1 dicembre 2024. L’intervento tempestivo e l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo gli hanno salvato la vita. Ora, grazie a controlli medici incoraggianti, si prospetta un possibile ritorno in campo, anche se con limitazioni nel nostro Paese. Vediamo nel dettaglio come potrà procedere la sua carriera e quali regole influenzano la sua idoneità sportiva.
Il malore improvviso e l’intervento salvavita
Durante il match tra Fiorentina e Inter allo stadio Artemio Franchi, Edoardo Bove ha subito un grave malore al 17esimo minuto: il suo cuore ha cessato di battere a causa di un’aritmia. L’evento ha creato allarme tra compagni, tifosi e staff medico. È stato immediatamente soccorso e trasferito all’ospedale Careggi di Firenze, dove i medici hanno deciso di impiantargli un defibrillatore sottocutaneo per prevenire futuri episodi potenzialmente letali.
L’intervento, eseguito d’urgenza, ha evitato conseguenze peggiori e ha salvato la vita al giovane centrocampista. I mesi successivi sono stati dedicati a terapie e monitoraggi continui. La Fiorentina ha seguito da vicino il suo percorso di guarigione, senza anticipare tempi per un eventuale rientro in campo, vista la delicatezza della situazione.
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I controlli medici e il quadro clinico attuale
Nelle ultime settimane Bove ha affrontato una serie di esami specialistici per valutare le condizioni del suo cuore e l’efficacia del defibrillatore sottocutaneo. Tutti gli accertamenti finora eseguiti hanno dato risposte rassicuranti: l’assenza di anomalie significative lascia sperare in una ripresa dell’attività agonistica.
Restano però alcune verifiche da completare prima di concedere il semaforo verde definitivo per la ripresa del calcio. Questi test includono controlli approfonditi del ritmo cardiaco e prove sotto sforzo per valutare la risposta organica durante l’attività fisica intensa. La prudenza rimane d’obbligo date le gravità dell’episodio cui Bove è andato incontro.
Il medico Massimo Grimaldi, esperto cardiologo e presidente dell’associazione di cardiologi ospedalieri, ha spiegato che in Italia la situazione è complessa. L’impianto di defibrillatore sottocutaneo limita le possibilità di ottenere l’idoneità sportiva, anche se all’estero la norma è diversa.
Le differenze di regolamento tra Italia e altri paesi
Secondo Grimaldi, l’attuale normativa italiana in materia di idoneità sportiva non facilita il ritorno di chi possiede un defibrillatore sottocutaneo. Il principale problema è che i medici dello sport nel nostro Paese difficilmente autorizzano l’attività agonistica in presenza di dispositivi medici di questo tipo, in assenza di un aggiornamento delle regole.
Diversamente avviene in nazioni anglosassoni o in alcuni paesi europei, dove si permette al giocatore di tornare in campo assumendosi personalmente i rischi legati alla propria condizione. In questi contesti il calciatore accetta formalmente le possibili conseguenze, e i medici limitano il loro ruolo a controlli regolari.
Le visite periodiche, ogni 3-6 mesi, includono esami come holter cardiaco, ecocardiogramma e test sotto sforzo, necessari per monitorare lo stato del cuore e il funzionamento del defibrillatore, che presenta alcune limitazioni rispetto ai modelli tradizionali.
Il precedente di Christian Eriksen e i risvolti sportivi
Il caso di Edoardo Bove richiama alla memoria quello di Christian Eriksen, centrocampista danese che ha subito un arresto cardiaco durante gli Europei 2021. Anche a lui è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo, soluzione che ha permesso un ritorno al calcio professionistico, ma non in Italia. Dopo l’episodio drammatico in Danimarca-Finlandia, Eriksen ha abbandonato la Serie A e ha continuato a giocare in campionati esteri.
Questa esperienza conferma che la normativa italiana, al momento, rappresenta un ostacolo per chi convive con dispositivi di sicurezza medica impiantati. Se Bove volesse invece proseguire la carriera in giro per l’Europa o in altri Paesi con regolamenti più permissivi, avrebbe la possibilità di calcare nuovamente i campi da gioco.
Al momento la strada per un ritorno al calcio per il centrocampista viola dipende sia dal completamento controlli medici sia dalle decisioni normative. Nel frattempo, la comunità sportiva resta in attesa di ulteriori aggiornamenti su questa vicenda delicata che unisce aspetti medici e regolamentari.