È morto raffaele fiore, ex brigatista rosso protagonista del terrorismo italiano negli anni 70

È morto raffaele fiore, ex brigatista rosso protagonista del terrorismo italiano negli anni 70

La scomparsa di Raffaele Fiore, militante delle Brigate Rosse coinvolto nel sequestro di Aldo Moro e in numerosi attentati negli anni 70, chiude un capitolo controverso della storia italiana recente.
C388 Morto Raffaele Fiore2C Ex Bri C388 Morto Raffaele Fiore2C Ex Bri
Raffaele Fiore, militante di spicco delle Brigate Rosse coinvolto nel sequestro di Aldo Moro, è morto nel 2025, chiudendo una pagina controversa della storia del terrorismo in Italia. - Gaeta.it

La scomparsa di raffaele fiore segna la fine di una figura legata strettamente agli anni più difficili del terrorismo in Italia. Fiore è stato un militante delle brigate rosse con un ruolo di primo piano soprattutto durante gli eventi drammatici legati al sequestro di Aldo Moro e a diversi attentati e omicidi tra il 1977 e il 1978.

Biografia e primi anni di raffaele fiore

Raffaele Fiore nacque a Bari il 7 maggio 1954. Ancora giovane si trasferì a Milano in cerca di lavoro e trovò occupazione alla Breda di Sesto San Giovanni, dopo aver svolto incarichi come scaricatore nel mercato ortofrutticolo. Presto si avvicinò alla lotta armata e divenne uno dei membri più attivi delle brigate rosse, ottenendo un ruolo di rilievo nella colonna torinese dell’organizzazione. All’interno delle Br si guadagnò il nome di battaglia “Marcello”. Secondo alcune testimonianze, come quella dell’ex compagno patrizio peci, Fiore si distingueva per un carattere duro e violento, oltre che per un’intransigenza ideologica forte.

Nel 1977 fu tra i responsabili di azioni violente che causarono la morte di figure come Carlo Casalegno, vicedirettore del quotidiano La Stampa, e Fulvio Croce, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino. Quell’anno fu anche coinvolto nell’aggressione all’ingegner Antonio Munari, dirigente Fiat. La sua presenza e influenza crebbero fino a quando nel 1978 entrò nel comitato esecutivo delle brigate rosse, massimo organo decisionale dell’organizzazione.

Il ruolo di fiore nel sequestro e assassinio di aldo moro

Il nome di raffaele fiore resta legato soprattutto all’attentato di via Mario Fani nel marzo 1978, quando Aldo Moro venne rapito. Fiore faceva parte del gruppo brigatista travestito da avieri dell’aeronautica che fermò il convoglio con Moro per prelevarlo violentemente. Nei momenti concitati, Fiore era armato di mitra, ma l’arma si bloccò impedendogli di sparare contro gli agenti di scorta. Pur senza riuscire a effettuare spari, fu lui assieme a Mario Moretti a trascinare Aldo Moro fuori dall’auto per portarlo nel luogo del sequestro.

Questo episodio rappresenta uno dei capitoli più noti e controversi della storia italiana recente. Fiore affermò in seguito di non aver mai pentito di quelle azioni, rimanendo fedele alla causa brigatista anche durante la prigionia.

Il processo, la detenzione e la vita dopo il carcere

Il 19 marzo 1979 Fiore venne arrestato a Torino. Fu tra gli imputati del primo processo importante legato al caso Moro, noto come “Moro Uno”, conclusosi nel 1983 con la condanna all’ergastolo. In carcere mantenne una posizione di fermezza estrema, non collaborò mai con la giustizia né firmò una dissociazione dal movimento. Questa scelta gli costò lunghi anni in carcere ma poté ottenere la libertà condizionale nel 1997, misura confermata definitivamente nel 2007.

Dopo l’uscita dal carcere, Fiore scelse una vita appartata. Lavorò in una cooperativa e si mantenne lontano dai riflettori. Nel 2007 concesse invece un’intervista-lungo formato al giornalista Aldo Grandi per il libro “L’ultimo brigatista”. In questo volume espresse la sua versione degli eventi senza mostrare rimorso per il passato violento. La sua testimonianza è diventata materiale importante per capire il pensiero di un esponente di spicco delle brigate rosse.

L’impatto storico e la memoria di raffaele fiore

La morte di raffaele fiore, avvenuta nel 2025 in Puglia, dopo il ritorno nella sua terra d’origine avvenuto in seguito al decesso della moglie angela vai, rappresenta la chiusura di un’epoca molto controversa della storia italiana. Fiore rimane uno degli ultimi esponenti di quella stagione di conflitto e terrorismo che segnò profondamente il paese negli anni 70 e 80. Nonostante la violenza e i crimini accertati, la sua figura non ha mai rinnegato l’ideologia che lo ha guidato.

L’attenzione pubblica sulla sua vicenda e su quella delle brigate rosse si conserva ancora oggi, a testimonianza della complessità di quel periodo. La sua morte richiama la necessità di riflettere sulla violenza politica e sulle conseguenze di quegli anni per l’Italia.

Change privacy settings
×