Mario Candotto, partigiano e sopravvissuto ai lager nazisti, si è spento all’età di 99 anni a Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia. Nato a Porpetto, in provincia di Udine, Candotto ha lasciato un’impronta profonda nella memoria storica antifascista, raccontando con determinazione le atrocità vissute durante la seconda guerra mondiale. La sua esperienza di deportazione e il suo impegno nella diffusione della memoria rendono la sua scomparsa un evento che colpisce non solo i familiari ma tutta la comunità impegnata nella difesa dei diritti e della libertà.
La vita di mario candotto e la deportazione a dachau
Mario Candotto nacque a Porpetto, una piccola località friulana, e durante la sua vita si fece strada come operaio nei cantieri di Monfalcone. Nel 1944, a soli vent’anni, fu arrestato dai nazisti per la sua attività di staffetta partigiana e deportato nel campo di concentramento di Dachau, in Germania. Non fu un’esperienza isolata nella sua famiglia: il padre morì proprio in quel campo mentre la madre perse la vita ad Auschwitz. Questi lutti hanno segnato profondamente Candotto e hanno alimentato la sua determinazione a raccontare quei drammatici eventi. Quel periodo della sua vita fu segnato dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza in uno dei lager più crudeli del regime nazista.
Resistenza e testimonianza
Durante la permanenza a Dachau, Candotto mostrò grande coraggio e una forte volontà di resistere, caratteristiche che lo portarono a diventare una testimonianza preziosa di quegli anni bui. Il suo racconto ha contribuito a mantenere viva la memoria delle vittime della Shoah e ha portato alla luce il ruolo fondamentale delle staffette partigiane nella Resistenza italiana. Pur sopravvivendo a condizioni proibitive, la sua esperienza rimase impressa come monito per le generazioni future.
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L’impegno nella memoria storica e antifascista
Dopo la liberazione, Mario Candotto si dedicò con passione a tramandare la memoria della Resistenza e delle atrocità naziste. La sua testimonianza ha aiutato a tenere vivo il ricordo degli orrori del fascismo e del nazismo, rafforzando il senso di responsabilità collettiva verso la difesa della democrazia e della giustizia. Partecipò a molte iniziative pubbliche, incontri nelle scuole e convegni, portando la sua esperienza diretta davanti a giovani e adulti.
Riferimento antifascista
La sua figura divenne un riferimento nell’ambito dell’antifascismo del Friuli Venezia Giulia. Pensieri, ricordi e insegnamenti di Candotto sono stati raccolti in varie sedi, contribuendo a valorizzare la storia locale e nazionale. Il suo impegno non si limitò solo al racconto, ma ebbe anche un forte legame con la lotta contro le diseguaglianze e l’ingiustizia sociale, temi che seguì fino agli ultimi anni della sua vita.
Le reazioni alla sua scomparsa e il ricordo collettivo
Sebastiano Badin, segretario di Sinistra Italiana per il Friuli Venezia Giulia, ha diffuso una nota ufficiale esprimendo profondo cordoglio per la morte di Candotto. Nel messaggio, Badin ha sottolineato il ruolo di Mario come simbolo di resistenza, valorizzando il suo impegno nella difesa della libertà e della giustizia. Le condoglianze sono state estese alla famiglia e a tutti coloro che lo hanno conosciuto e stimato.
Un’eredità di resistenza e memoria
La morte di Candotto rappresenta una perdita significativa per la comunità locale e per chiunque si occupi di storia e memoria. Il suo esempio rimane ancorato in chi lotta per mantenere viva la testimonianza di ciò che è accaduto durante la guerra, una pagina dolorosa ma essenziale per non dimenticare. La sua eredità, di uomo e combattente, continua a ispirare chi si oppone a ogni forma di oppressione e discriminazione.