due statue di donne africane di Wangechi Mutu dal Metropolitan Museum alla galleria Borghese a Roma

due statue di donne africane di Wangechi Mutu dal Metropolitan Museum alla galleria Borghese a Roma

La mostra “Poemi della terra nera” di Wangechi Mutu alla galleria Borghese esplora identità, natura e trasformazione attraverso sculture, installazioni e video, con il sostegno di Fendi ed eventi culturali.
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La mostra "Poemi della terra nera" alla Galleria Borghese di Roma presenta le opere di Wangechi Mutu, che esplorano identità, natura e trasformazione attraverso sculture e installazioni ispirate alle radici africane, dialogando con la tradizione e l’arte contemporanea. - Gaeta.it

Dal bronzo del Metropolitan Museum di New York alle sale della galleria Borghese a Roma, le opere della scultrice keniota Wangechi Mutu propongono un dialogo tra arte contemporanea e tradizione. La mostra “Poemi della terra nera”, ospitata nell’antica residenza del cardinale Scipione tra giugno e settembre 2025, si concentra su temi di identità, natura e trasformazione.

le origini e il percorso artistico di Wangechi Mutu

Wangechi Mutu nasce a Nairobi nel 1972 e completa la sua formazione artistica tra Kenia e Stati Uniti, dove attualmente divide la sua vita tra New York e il Kenya. La sua carriera è segnata da un interesse costante per le radici africane e le questioni di genere, esplorate attraverso molteplici materiali e tecniche. Mutu si ispira a miti, storie e contesti contemporanei per creare figure che mescolano forza e delicatezza, spesso rappresentando donne in pose di potere o di meditazione.

La mostra romana segna un nuovo capitolo nel rapporto tra il museo e l’arte contemporanea, dopo le esposizioni recenti dedicate a Giuseppe Penone e Louise Bourgeois. L’opera di Mutu è accostata alla poesia come materia viva: l’artista usa polveri naturali, come tè e caffè, per dare corpo ai suoi concetti fin dall’ingresso del museo, un richiamo diretto alla terra intesa come origine e elemento vitale.

Il tema della terra e della metamorfosi negli spazi della galleria Borghese

La “terra nera” evocata nel titolo della mostra è protagonista nelle diverse installazioni dislocate nelle stanze interne e nei giardini segreti della galleria Borghese. Il percorso si apre con l’opera Grain of words, una composizione sul pavimento fatta con polvere di tè e caffè, ispirata a una canzone di Bob Marley che richiama i discorsi di Haile Selassie all’ONU contro il razzismo.

All’esterno, statue di bronzo come Water woman e Nyoka si intrecciano con l’ambiente naturale dei giardini. Questi lavori rimandano al tema della metamorfosi caro anche al cardinale Scipione, collezionista del Seicento che privilegiava opere capaci di unire natura e trasformazione. Il serpente Nyoka, in particolare, richiama simbologie antiche presenti nel contesto culturale africano e nell’arte occidentale.

Il dialogo tra natura e corpo si estende nelle sculture di testa realizzate con terracotta e legno, sospese negli ambienti della galleria. Queste figure femminili mostrano emozioni espresse attraverso i materiali naturali, rappresentando la vulnerabilità e la forza che convivono nella relazione con la terra. L’idolo seduto Throned è fatto di pigmenti tratti dal suolo, un esempio tangibile della fusione tra materia organica e presenza umana che attraversa l’intera mostra.

Distribuzione degli spazi e della narrazione tra interno ed esterno

All’interno della galleria Borghese, Wangechi Mutu ripensa la disposizione spaziale: le sue sculture si espandono in orizzontale e verticale. Opere come Bloody Rug, un tappeto macchiato di rosso, suggeriscono una lettura di ferite carnali e sociali. L’installazione Prayers si solleva in aria trasformando la sensazione di peso in leggerezza, richiamando l’idea di preghiere rituali con perle che ricordano rosari di diverse culture.

Il visitatore deve modificare il proprio punto di vista per cogliere queste narrazioni sovrapposte alle collezioni storiche. “Poemi della terra nera” invita a cambiare la percezione abituale degli spazi museali, proponendo il museo come un luogo vivo, aperto a molteplici storie, e non solo custode di memorie passate. Con questa mostra la memoria si trasforma in immaginazione che attraversa tempo e cultura, ampliando orizzonti.

La dimensione immersiva del video e l’opera alla american academy in roma

Una delle novità di questa esposizione è la presenza all’esterno del museo del video The End of eating Everything. Questo lavoro introduce un elemento temporale che approfondisce i temi mitici presenti nelle sculture. Attraverso il movimento e il racconto visivo, Mutu estende il suo linguaggio artistico, invitando a una riflessione più ampia sulle trasformazioni umane e naturali.

La mostra poi si sposta all’American Academy in Rome con l’opera Shavasana I, una figura in bronzo sdraiata e avvolta in una stuoia di paglia intrecciata, che prende il nome dalla posizione yoga che simboleggia il rilassamento e la morte. L’ambientazione nell’atrio dell’Accademia, accanto a iscrizioni funerarie romane, sollecita pensieri sulla dignità e la fragilità della vita, in un dialogo tra cultura antica e contemporanea.

Iniziative culturali legate alla mostra e sostegno economico

Il progetto “Poemi della terra nera” riceve il supporto della maison Fendi e si accompagna a un calendario di incontri e dibattiti sul tema “Esistere come donna”. Organizzato da Electa e dalla fondazione Fondamenta, questo ciclo punta a esplorare aspetti sociali e culturali connessi all’opera di Mutu e al ruolo femminile nella società. Queste iniziative amplificano il valore della mostra, inserendola in un dibattito attuale sulle condizioni e le prospettive delle donne nel mondo contemporaneo.

Le opere e le azioni collaterali di Mutu invitano a una riflessione senza filtri su identità, storia e ambiente, trasformando lo spazio museale in un luogo dove l’arte diventa piattaforma per nuove interpretazioni e confronti concreti.

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