Due donne romene denunciate per truffa in un centro commerciale di Arese

Due donne romene denunciate per truffa in un centro commerciale di Arese

Due giovani donne romene sono state arrestate ad Arese per tentata truffa, fingendo di essere sordomute e cercando di estorcere denaro a passanti in un centro commerciale.
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Due donne romene denunciate per truffa in un centro commerciale di Arese - Gaeta.it

Nel cuore di Arese, un tentativo di truffa si è concluso con l’arresto di due giovani donne romene. Fingeva di essere sordomute e di avere una certificazione medica che attestava la loro malattia, e cercavano di estorcere denaro a ignari passanti in un noto centro commerciale. La loro strategia ingannevole è stata smascherata da due carabinieri fuori servizio, un padre e un figlio, che si sono trovati coinvolti nella scena.

L’inganno messo in atto dalle truffatrici

Le due donne, di 25 e 27 anni, utilizzavano un approccio ben studiato per attirare l’attenzione dei visitatori del centro commerciale. Si presentavano come sordomute, mostrando una falsa documentazione medica che avrebbe dovuto giustificare la loro condizione. Questo stratagemma è servito loro per destare simpatia e per cercare di convincere le persone a donare loro denaro. La capacità di adattarsi a situazioni sociali e l’uso di segnali non verbali hanno contribuito a rendere la loro truffa più credibile.

La scelta di un centro commerciale, un lunghe affollato e frequentato da molte persone, si è rivelata strategica per il loro intento di raccogliere fondi. Le truffatrici si muovevano tra i negozi e i gruppi di clienti, cercando di individuare potenziali vittime da avvicinare. Con una buona dose di astuzia e facce da brava gente, cercavano di ingannare chiunque potesse contribuire con qualche euro.

L’intervento dei carabinieri e l’arresto

La situazione è cambiata quando le due donne hanno incrociato la strada di due carabinieri in borghese, un padre e un figlio. Durante l’approccio, le giovani hanno chiesto denaro anche a loro, ma il comportamento sospetto non è passato inosservato agli agenti. Dopo un breve scambio, i carabinieri hanno intuito che qualcosa non andava e hanno deciso di intervenire.

La loro prontezza e professionalità hanno portato a un controllo più approfondito delle due romene. Durante questo procedimento, sono stati rinvenuti 180 euro in contanti, ritenuti provento delle loro truffe. Questo importo, unito alla strumentazione utilizzata per manipolare i passanti, ha portato alla decisione immediata di denunciarle per truffa. La documentazione falsa presentata dalle donne è stata sequestrata, a riprova della loro attività delittuosa.

Le conseguenze legali per le due romene

Le donne si sono trovate di fronte a seri problemi legali a causa delle loro azioni. La denuncia per truffa comporta conseguenze significative, inclusa la possibilità di un arresto immediato e di un processo. In Italia, la truffa è un reato severamente punito, specialmente quando viene perpetrato utilizzando l’inganno e approfittando della buona fede delle persone.

Le leggi italiane sono molto chiare in merito: chi cerca di ottenere denaro in modo illecito può affrontare pene che variano da severi avvertimenti a pene detentive, a seconda della gravità dei fatti e della loro modalità di attuazione. La presenza di un piano premeditato, come nel caso delle due donne romene, aggrava ulteriormente la posizione legale degli accusati.

Questa vicenda mette in evidenza non solo i rischi di truffe simili, ma anche l’importanza della vigilanza e dell’intervento da parte delle forze dell’ordine. L’episodio di Arese serve da monito per chi frequenta luoghi affollati: è fondamentale rimanere sempre cauti e consapevoli delle situazioni che ci circondano.

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