Due container di esplosivi bloccati a Ravenna, spedizione verso Haifa fermata dopo la segnalazione dei lavoratori

Due Container Di Esplosivi Blo

Due container di esplosivi bloccati a Ravenna dopo la segnalazione dei lavoratori. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

18 Settembre 2025

Due container con materiali esplosivi, diretti al porto di Haifa, sono stati bloccati nel terminal di Ravenna grazie alla segnalazione di alcuni lavoratori portuali. A confermare la notizia è stato il sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, che ha informato la cittadinanza insieme alla presidente della Provincia, Valentina Palli, e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale. I tre hanno agito insieme per fermare il passaggio di armi verso paesi coinvolti in conflitti, sollevando un tema delicato sul ruolo dei porti italiani nel commercio internazionale di materiali bellici.

L’occhio attento dei lavoratori portuali ferma i container

La scoperta dei container con esplosivi è arrivata grazie all’attenzione di alcuni lavoratori del porto di Ravenna. Sono stati loro a segnalare la spedizione prima che lasciasse l’Italia. Dopo la comunicazione, le autorità locali hanno verificato il carico e contattato Sapir, la società che gestisce il terminal, per bloccare la spedizione. Il contributo diretto del personale portuale è stato decisivo per evitare che materiali pericolosi raggiungessero zone di guerra, mettendo in luce quanto sia importante il loro ruolo nelle operazioni legate alla sicurezza e al commercio.

La pronta risposta ha impedito ai container di uscire dal porto e arrivare a destinazione. Il sindaco Barattoni ha definito la segnalazione un gesto di grande responsabilità civica e morale, sottolineando come spesso situazioni simili passino sotto silenzio da parte delle autorità nazionali.

Istituzioni locali in campo contro il passaggio di armi nei porti italiani

Dopo la scoperta, il sindaco di Ravenna, la presidente della Provincia e il presidente della Regione Emilia-Romagna hanno scritto una lettera formale ai vertici di Sapir, la società che gestisce il terminal San Vitale. Nella missiva hanno chiesto di vietare il passaggio di armi e materiali esplosivi destinati a paesi coinvolti in conflitti o in violazioni dei diritti umani. Hanno anche chiesto di inserire nel codice etico dell’azienda una clausola che proibisca espressamente il transito di carichi contrari alla pace e ai diritti fondamentali.

I tre, che sono anche azionisti di Sapir, hanno ribadito la posizione delle istituzioni locali: “C’è sempre una parte dalla quale stare”, hanno scritto, riferendosi alle vittime civili e agli ostaggi dei conflitti. Hanno condannato i governi responsabili e le organizzazioni terroristiche, ricordando che anche l’inerzia è una scelta politica. Questa iniziativa dimostra come le autorità locali possano agire nel controllo delle merci sensibili che passano dai porti italiani, ma al tempo stesso richiama il Governo nazionale a farsi carico di una maggiore trasparenza e responsabilità.

Sapir blocca i container, ma serve un impegno più ampio

Sapir ha risposto alla lettera assicurando che non autorizzerà il transito dei container esplosivi nei terminal di Ravenna. È il primo risultato concreto di un lavoro fatto insieme tra istituzioni locali e società di gestione, ma il sindaco Barattoni ha avvertito che questa decisione da sola non basta a fermare i flussi di armi che ogni giorno transitano nei porti italiani.

Barattoni ha chiesto un intervento più deciso da parte del Governo, sottolineando l’assenza di una strategia chiara per impedire che merci belliche alimentino conflitti attivi, come quello in Gaza. Questa vicenda apre un dibattito importante a livello nazionale sulle autorizzazioni per il passaggio di materiali pericolosi nei porti, con un’attenzione crescente ai diritti umani e a una posizione etica nel commercio internazionale di armi.

La segnalazione dei container a Ravenna mette in luce l’urgenza di un controllo più severo e di regole più precise. I fatti recenti dimostrano come i porti italiani siano punti cruciali dove si intrecciano interessi economici, politici e di sicurezza, con effetti che si riflettono anche sulla scena internazionale.