L’episodio che ha visto migliaia di soldati della Guardia nazionale schierati a los angeles per fermare le proteste pro-immigrazione ha acceso un confronto acceso tra il governo federale guidato da donald trump e le autorità della california. Il governatore gavin newsom ha definito l’intervento illegale e ha fatto causa all’amministrazione presidenziale, aprendo un dibattito sulle regole e sui vincoli nell’attivazione di questa forza militare. Ecco un approfondimento sul funzionamento della guardia nazionale, i limiti previsti dalla legge e gli esempi storici più rilevanti.
Funzionamento della guardia nazionale: composizione e controllo
La guardia nazionale statunitense è una forza militare riservista, formata da circa 400 mila uomini e donne, divisi in due rami distinti: l’army national guard e l’air national guard. Questi reparti operano principalmente sotto la guida dei governatori degli stati, secondo il titolo 32 del codice degli Stati Uniti. In questa veste, i militari possono intervenire in situazioni di emergenza locali o eventi critici legati alla sicurezza interna.
Ruolo del presidente e attivazione federale
Il presidente degli stati uniti può però assumere il comando diretto della guardia nazionale, federalizzandola sotto il controllo del pentagono, in casi eccezionali descritti nel titolo 10 del codice. La sezione 12406 specifica che questa attivazione è possibile quando si verificano insurrezioni, violenze o azioni che impediscono alle autorità federali di far rispettare la legge. Lo scopo dichiarato è assicurare il rispetto delle normative federali quando quelle statali non riescono o non vogliono intervenire efficacemente.
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Questa doppia natura della guardia nazionale, a metà tra corpo statale e strumento federale, genera spesso tensioni e difficoltà nel coordinamento, soprattutto quando i governi locali e quello centrale si trovano in disaccordo sulle azioni da intraprendere. La situazione a los angeles nel 2025 è esempio di uno di questi momenti di attrito istituzionale.
Contestazione legale della california contro l’amministrazione trump
Di fronte all’invio delle truppe della guardia nazionale contro i manifestanti per motivi legati all’immigrazione, il governatore gavin newsom ha reagito duramente. Ha bollato la decisione come illegale e immorale, puntando il dito contro l’uso della sezione 12406, ritenuto non conforme alle reali condizioni che autorizzano l’intervento federale. Newsom ha denunciato come, con questa mossa, trump abbia calpestato la sovranità dello stato della california.
Le autorità californiane hanno deciso di presentare una causa contro l’amministrazione presidenziale per contestare la legittimità dell’attivazione della guardia nazionale sotto comando federale in questo specifico contesto. Il conflitto tra governo statale e federale tocca così le radici del sistema di poteri condivisi previsto dalla costituzione americana e mette in gioco la possibilità di interventi militari contro la popolazione civile.
L’azione giudiziaria della california si inserisce in un quadro politico teso. La controversia accende un braccio di ferro che non si vedeva dagli anni novanta, risalendo a momenti in cui furono usate truppe federali per sedare sommosse o far rispettare diritti civili.
Esempi storici dell’uso della sezione 12406
La sezione 12406 fu usata per la prima volta in situazioni di emergenza con forti implicazioni sociali e politiche. Nel 1957, il presidente dwight d. eisenhower la applicò inviando truppe federali in arkansas per far rispettare l’integrazione razziale nelle scuole pubbliche di little rock. Quel caso, con i nove studenti noti come “little rock nine”, rappresenta un episodio simbolo del contrasto tra poteri statali segregazionisti e necessità federali di garanzia dei diritti civili.
Anche john f. kennedy sfruttò questa norma nel 1962 per portare soldati in mississippi e permettere l’accesso all’università del mississippi a james meredith, primo afroamericano ammesso nonostante le violente opposizioni.
Nel 1965, nel contesto delle marce per i diritti civili in alabama, lyndon b. johnson ordinò l’intervento federale per proteggere i manifestanti, ostacolati e aggrediti da autorità locali contrarie al voto per gli afroamericani.
Nel 1992, in risposta alle rivolte di los angeles scatenate dall’assoluzione di agenti coinvolti nella violenza contro rodney king, george h.w. bush usò la sezione 12406 per ristabilire ordine pubblico con l’invio di truppe. In tutte queste occasioni, l’attivazione della guardia nazionale sotto comando federale segnò uno scontro delicato tra autorità locali e centrali, con ripercussioni sul piano politico e sociale.
Guardia nazionale e proteste del 2020: un precedente di tensioni fra poteri
Nel corso del primo mandato di donald trump, nel 2020, si era già assistito a una tensione simile legata all’uso della guardia nazionale. Dopo l’uccisione di george floyd, scoppiarono proteste diffuse in vari stati, con richieste di cambiamenti e lotta contro la violenza poliziesca.
Trump minacciò di attivare la sezione 12406 per intervenire in modo diretto in stati guidati da governatori democratici, accusandoli di non avere il controllo delle strade. Non arrivò mai a firmare un ordine formale, ma fece pressione per un intervento militare federale. Quel tentativo incontrò però opposizione interna: mark esper, segretario alla difesa, si pronunciò contro un utilizzo massiccio e generalizzato della guardia nazionale sotto comando federale.
Quella fase mostrò già la complessità del rapporto tra potere esecutivo federale e autorità locali nel contesto delle azioni militari interne. Lo scontro a los angeles del 2025 si incastra in questo quadro di regole e conflitti, evidenziando quanto la questione resti aperta e delicata.