Gli ultimi giorni di luglio 2025 hanno visto Donald trump tornare alla carica con accuse precise riguardo ai dati sull’occupazione negli stati uniti. Il presidente, ex e attuale protagonista politico, ha puntato il dito contro una funzionaria nominata da joe biden, sostenendo una manipolazione dei numeri relativi ai posti di lavoro. La polemica si è infiammata proprio mentre emergevano segnali di rallentamento nella crescita occupazionale americana, mettendo sotto la lente alcune rilevazioni chiave a pochi mesi dalle elezioni.
Le accuse di donald trump contro la commissaria delle statistiche del lavoro
Donald trump ha dichiarato sui suoi profili social che i dati sull’occupazione, diffusi dal bureau of labor statistics , sarebbero stati falsificati da una funzionaria nominata da joe biden, e di nome Erika mcentarfer, commissario delle statistiche del lavoro. Secondo trump, mcentarfer avrebbe alterato i numeri per presentare un quadro migliore dell’andamento dell’occupazione, influenzando così l’opinione pubblica e incrementando le possibilità elettorali della vicepresidente Kamala Harris.
Ordine di rimozione e sostituzione immediata
Il leader repubblicano ha comunicato di aver ordinato al suo team di rimuovere immediatamente questa funzionaria, definendola “politica di biden”, e di aver già individuato un sostituto più competente. Ha sottolineato come i dati sul lavoro debbano essere affidabili e esatti, perché impattano su scelte economiche e politiche cruciali. Un errore o una manipolazione di questo tipo, secondo trump, sarebbe intollerabile.
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Questa accusa arriva mentre molteplici briefing e analisi avevano evidenziato una sovrastima dei posti di lavoro creati in certi mesi del 2024, in particolare marzo, agosto e settembre. Trump ha fatto riferimento a numeri record, come 818.000 posti aggiuntivi in un solo mese e 112.000 in altri due mesi pre-elettorali, dati che lui ha definito impossibili da sbagliare senza una qualche intenzione dietro.
Il contesto dei dati occupazionali e le critiche a powell
Il quadro occupazionale a luglio 2025 presenta un netto rallentamento della crescita del lavoro negli stati uniti. Le nuove statistiche diffuse mostrano un mercato del lavoro in frenata rispetto ai mesi precedenti, una situazione che ha acceso ulteriori dubbi sulla trasparenza e l’attendibilità delle rilevazioni ufficiali.
Donald trump ha colto l’occasione non solo per attaccare la commissaria mcentarfer ma anche per criticare jerome powell, presidente della Federal reserve, colpevole a suo dire di gestire male le politiche monetarie e di non favorire un clima economico positivo. “Powell dovrebbe essere mandato al pascolo”, ha detto, usando un’espressione diretta e senza giri di parole.
L’ex presidente ha puntato su un messaggio di ripresa economica legato al proprio mandato, sostenendo che sotto la sua amministrazione “l’economia stava esplodendo”. Questo tono si lega alla narrativa politica di presentarsi come unico garante di una vera crescita, mentre l’attuale governo e le istituzioni federali vengono accusate di errori o addirittura manovre politiche dietro i dati pubblici.
Dinamiche di crescita e politica monetaria
Il tema delle politiche monetarie e il loro impatto sull’occupazione diventano così parte integrante della polemica che coinvolge i dati e la loro interpretazione nel delicato momento pre-elettorale.
Il ruolo del bureau of labor statistics e le implicazioni politiche
Il bureau of labor statistics è l’ente incaricato di raccogliere e diffondere dati sull’occupazione negli stati uniti. Il lavoro di questa agenzia influenza decisamente i mercati, le decisioni politiche e la percezione pubblica sull’andamento economico. Le accuse di trump gettano ombre pesanti sull’affidabilità dell’istituzione.
In passato, il bls ha subito critiche e revisioni, ma mai era stato messo in discussione con toni così diretti da un ex presidente durante una campagna elettorale in corso. La questione dell’accuratezza dei dati assume rilevanza soprattutto per il pubblico e gli investitori che si affidano a questi numeri per orientare decisioni.
Un momento delicato per l’informazione statistica
Non è casuale che le critiche siano piombate in un momento delicato del calendario politico, a pochi mesi dal voto presidenziale. I numeri sull’occupazione spesso rappresentano un termometro dello stato di salute del paese, quindi ogni segnale negativo o positivo viene visto come potenziale elemento di vantaggio o svantaggio elettorale.
Le accuse di manipolazione, se confermate o quantomeno percepite come fondate, potrebbero alimentare sospetti sulla trasparenza delle istituzioni e rafforzare le tesi di una polarizzazione crescente nelle informazioni ufficiali americane.
Insomma, nella guerra politica che caratterizza questa fase pre-elettorale, le statistiche del lavoro sono diventate terreno di scontro, con importanti ricadute sulla credibilità di chi le presenta e su come vengono interpretate dall’opinione pubblica e dagli addetti ai lavori.