A Don Bosco la vita quotidiana è sempre più difficile. Tra schiamazzi notturni, furti diurni e strade malmesse, chi abita qui non ne può più. La pedonalizzazione di via Flavio Stilicone ha acceso il dibattito, ma non è l’unico problema che pesa sul quartiere romano. I residenti chiedono a gran voce un intervento più deciso delle forze dell’ordine, ma a complicare le cose ci sono anche il degrado e la scarsa illuminazione pubblica, che aumentano la sensazione di insicurezza e disagio.
Notte Senza Pace: rumori e furti mettono in crisi il quartiere
Di sera e di notte, a Don Bosco è un continuo via vai di lamentele. La presidente del comitato di quartiere, Tiziana Siano, raccoglie da tempo segnalazioni di voci alte, urla e fuochi d’artificio che sembrano non voler mai finire, disturbando il sonno dei residenti fino all’alba. Ma non è solo il rumore a preoccupare: i furti durante il giorno sono all’ordine del giorno, contribuendo a creare un clima di paura diffusa. Quell’area che una volta era considerata il “salotto buono” del quartiere ora ha perso buona parte del suo fascino. Siano parla senza mezzi termini di una “sovrana anarchia”, un modo per spiegare quanto la situazione sia fuori controllo. Oltre al fastidio dei rumori notturni, questi problemi spingono le persone a isolarsi, indebolendo il senso di comunità e facendo aumentare la sensazione di abbandono.
Più agenti in strada: l’appello arriva fino al Viminale
La situazione è diventata così seria che la presidente del comitato ha deciso di scrivere direttamente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il 19 settembre. Nella lettera non si critica il lavoro delle forze dell’ordine, anzi si riconosce il loro impegno, ma si sottolinea una “grave emergenza di carenza di personale” al commissariato Tuscolano, in via Marco Valerio Corvo. Quel commissariato deve coprire un’area vasta, con una popolazione numerosa e problemi che vanno dalla malamovida ai furti e all’insicurezza crescente. La richiesta è chiara: servono più agenti, perché quelli attuali “non bastano a coprire tutte le esigenze”. Nel testo emerge una situazione critica che limita l’efficacia degli interventi e il controllo del territorio. La presenza più massiccia di poliziotti non è un optional, ma una necessità per evitare che i problemi peggiorino ancora.
Strade rotte e buio: un mix che fa paura
Non è solo la sicurezza a preoccupare. Il quartiere soffre anche per le condizioni delle infrastrutture. Via Papiria, per esempio, è piena di crepe e buche che rendono difficile e pericoloso anche solo camminare o guidare. Ma più che per il traffico, queste situazioni aumentano la sensazione di abbandono del quartiere. A peggiorare le cose c’è poi l’illuminazione pubblica: viale Don Bosco è spesso al buio, con ampi tratti senza luce. Questo crea angoli nascosti e poco sicuri, dove la microcriminalità e i disturbi notturni trovano terreno fertile. Strade rotte e lampioni spenti rendono la vita di tutti i giorni più complicata e aumentano le richieste di interventi, sia da parte delle forze dell’ordine sia dagli enti locali che si occupano della manutenzione.
Don Bosco Al Bivio: servono risposte concrete e veloci
Il quadro che emerge da Don Bosco è complesso e richiede un approccio che metta insieme più interventi. La lettera al Viminale mette in luce come il personale di polizia, nonostante l’impegno, non riesca a rispondere a tutte le esigenze del quartiere. Allo stesso tempo, le strade in cattive condizioni e la mancanza di luce pubblica fanno aumentare quel senso di precarietà che pesa sui residenti. Questi problemi si sommano e rendono urgente una risposta concreta e immediata. Da un lato servono più agenti in strada, dall’altro è necessario un impegno serio da parte del Comune per sistemare le infrastrutture. Don Bosco non è solo la pedonalizzazione di via Flavio Stilicone: è un territorio che chiede attenzione e interventi strutturali per tornare a essere un posto dove vivere tranquilli.