Oggi in Italia è partita la giornata nazionale di digiuno per Gaza, con un’adesione che cresce di ora in ora. A promuoverla sono la rete #digiunogaza, l’associazione Sanitari per Gaza e la campagna BDS “Teva? No grazie”. L’obiettivo è far riflettere sulla grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e corridoi umanitari per i civili coinvolti negli scontri. A rispondere all’appello sono migliaia di operatori sanitari, associazioni e sindacati in tutto il paese.
Operatori sanitari e istituzioni in prima linea
L’iniziativa è nata in Toscana ma si è diffusa rapidamente in tutta Italia. La partecipazione è massiccia e continua a crescere. Sul sito della FNOMCeO, la federazione nazionale degli ordini dei medici, si possono seguire le adesioni aggiornate ogni giorno. Sono già oltre 7.000 gli iscritti ufficiali, ma gli organizzatori stimano che chi partecipa davvero sia molto di più, oltre 20.000, perché molti si uniscono senza registrarsi.
Negli ultimi giorni, soprattutto tra ieri sera e oggi, si è registrato un boom: da 3.500 iscritti iniziali si è passati in poche ore a circa 9.000. Il digiuno coinvolge non solo medici e infermieri, ma anche più di cento associazioni, sindacati e università sparse su tutto il territorio nazionale. Tra i protagonisti ci sono l’Università di Siena, la sezione provinciale dell’ANPI, la Funzione Pubblica CGIL e gli ordini dei medici di Torino, Lecce e Firenze, oltre a infermieri e ostetriche.
Chi c’è dietro la giornata di digiuno
L’iniziativa nasce da gruppi legati al mondo sanitario e alla solidarietà internazionale. La rete #digiunogaza e l’associazione Sanitari per Gaza raggruppano tanti operatori che vogliono denunciare la crisi e spingere per azioni concrete che fermino la violenza. La campagna BDS “Teva? No grazie” punta il dito contro la farmaceutica israeliana Teva, accusata di supportare indirettamente l’occupazione e le operazioni militari a Gaza attraverso i suoi prodotti.
Il digiuno è un appello pacifico, un modo per fare pressione su governi e opinione pubblica affinché si arrivi subito a un cessate il fuoco e si aprano corridoi umanitari per soccorrere i civili. La scelta di digiunare sottolinea l’urgenza e la solidarietà di chi lavora ogni giorno in prima linea, ben consapevole della gravità della situazione sanitaria a Gaza, segnata da carenze mediche e mancanza di risorse fondamentali.
Ospedali e associazioni italiane unite per Gaza
L’adesione all’iniziativa va oltre il singolo: coinvolge più di 500 ospedali in tutta Italia. Tra i nosocomi che hanno aderito spiccano il Policlinico Umberto I di Roma, l’Ospedale San Matteo di Pavia e le Molinette di Torino. Questi ospedali rappresentano punti chiave della sanità italiana e testimoniano l’impegno concreto di medici, infermieri e tecnici.
A fianco degli operatori sanitari, c’è un’ampia rete di associazioni e sindacati, come la CGIL Toscana, e molte università. La presenza di ordini professionali di medici, infermieri, ostetriche e altre categorie mostra come questo movimento sia solido e ben coordinato, capace di dare forza a una causa internazionale con ripercussioni umanitarie immediate.
Questa iniziativa è una presa di posizione concreta da parte di cittadini e operatori italiani, davanti a una crisi a Gaza che non accenna a fermarsi. L’obiettivo è svegliare le coscienze e chiedere risposte urgenti e una pace duratura.