Il tribunale di Perugia ha deciso il giudizio immediato per un ragazzo di 18 anni accusato di istigazione o aiuto al suicidio. La vittima è Andrea Prospero, giovane studente diciannovenne originario di Lanciano, deceduto a gennaio 2025 in un B&B del centro storico di Perugia. A quasi un anno dai fatti si definisce così la fase processuale per chiarire i rapporti tra i due ragazzi e il ruolo dell’imputato.
Le circostanze della morte di andrea prospero a perugia
Andrea Prospero frequentava il primo anno di informatica all’università di Perugia. A gennaio 2025 si è tolto la vita nella stanza di un bed & breakfast affittata di nascosto dai suoi familiari. Ufficialmente, lo studente alloggiava in un ostello, ma ha scelto di passare gli ultimi momenti in un luogo alternativo. Durante il sopralluogo nella stanza sono stati trovati numerosi strumenti elettronici e materiali personali, importanti per ricostruire il contesto in cui si è consumata la tragedia.
I farmaci oppiacei usati da Andrea per il suicidio sono stati rinvenuti in diversi blister, alcuni vuoti. Accanto a questi, c’erano 46 sim card, cinque telefoni cellulari e un computer portatile: una quantità insolita, segno di una fitta rete di comunicazioni. I dispositivi sono stati sottoposti ad analisi dalla polizia postale e dalla squadra mobile di Perugia, con l’obiettivo di individuare le persone coinvolte negli ultimi scambi prima della morte.
L’indagine sulla relazione virtuale tra il diciottenne e la vittima
Il ragazzo romano, al momento agli arresti domiciliari, non ha mai incontrato Andrea di persona. I due si conoscevano esclusivamente online attraverso un nickname. Secondo gli investigatori, il diciottenne ha fornito all’amico virtuale indicazioni sul metodo per compiere il suicidio. Le chat ricostruite mostrano che Andrea aveva chiesto consigli sul modo più indolore per togliersi la vita e che l’imputato lo avrebbe incoraggiato a farlo utilizzando dei farmaci.
Durante l’indagine hanno preso parte esperti in informatica forense che hanno esaminato i contenuti dei dispositivi sequestrati. Dai dati sono emerse conversazioni complesse e una rete di contatti su varie piattaforme digitali. Oltre al diciottenne romano, è finito sotto indagine anche un giovane della Campania sospettato di aver fornito a Prospero i farmaci usati nel suicidio, in particolare oppiacei acquistati illegalmente.
Le misure cautelari e i prossimi passi del processo
Il 17 marzo scorso il gip di Perugia aveva imposto al 18enne romano gli arresti domiciliari. Conclusa l’analisi del materiale sequestrato la procura ha ritenuto solido il quadro probatorio per procedere con il giudizio immediato. Il decreto è stato emesso e il dibattimento inizierà l’8 ottobre davanti al tribunale di Perugia.
Il procedimento giudiziario si concentrerà sulle responsabilità dell’imputato legate all’istigazione e al sostegno nel suicidio di Andrea. Al centro del processo ci saranno soprattutto le prove legate ai messaggi scambiati e alla dinamica della risposta offerta dal ragazzo romano alle richieste della vittima. Il rigore delle analisi degli inquirenti punta a chiarire se l’incitamento digitale abbia avuto un ruolo decisivo nella tragedia.
L’inchiesta ha acceso i riflettori sulle nuove modalità con cui possono svilupparsi atti gravissimi in ambito virtuale, mostrando come la rete possa diventare una zona grigia tra supporto e pericolo. Il caso permette di approfondire la complessità delle relazioni digitali e la responsabilità di chi, dietro uno schermo, può influenzare le scelte altrui. A breve si saprà se e come la giustizia italiana intenderà intervenire, valutando quanto siano configurabili i reati contestati al giovane romano.