Un fatto grave e inquietante ha scosso Corigliano Rossano, in Calabria. Un cane è stato ucciso, fatto a pezzi e poi appeso a una ringhiera all’interno di una busta di plastica ancora intrisa di sangue. L’immagine, diffusa sul sito LaCNews, ha subito attirato l’attenzione dell’associazione Animal Protection Italia che ha preso posizione con una nota dura, denunciando come tali episodi riflettano una più profonda crisi morale e culturale nella regione.
Il contesto dell’episodio avvenuto a corigliano rossano
L’episodio è accaduto in un comune calabrese noto per le difficoltà legate alla gestione degli animali randagi e al rispetto delle normative sul maltrattamento. Il cane è stato lasciato esposto in modo crudele, con il sangue che colava dalla busta di plastica. Questo gesto, oltre a rappresentare un grave atto di violenza verso gli animali, mostra anche l’abitudine di trattare la vita dei cani come un peso o un rifiuto. Il fatto non è isolato, ma rientra in una serie di casi segnalati in zona da anni, che mettono in luce un’intera comunità alle prese con problemi sociali complessi.
Aumento delle presenze canine e senso di impotenza
La situazione registra un incremento delle presenze canine per strada, una proliferazione di cuccioli nati senza controllo e in condizioni precarie e, allo stesso tempo, un senso di impotenza di fronte a chi maltratta animali senza conseguenze. Questi elementi dimostrano l’esistenza di un sistema che fatica a garantire rispetto e protezione agli animali, nonostante le normative vigenti.
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La denuncia e le richieste dell’associazione animal protection italia
Animal Protection Italia ha espresso un giudizio netto sull’episodio, definendolo come un segno evidente del disfacimento culturale che attanaglia la Calabria e denuncia il mancato intervento delle autorità competenti. Nel comunicato ufficiale si sottolinea come i cani randagi continuino a crescere e molti cuccioli muoiano per mancanza di cure e attenzione, senza che chi maltratta sia perseguito. L’associazione segnala inoltre i numerosi rapporti inviati all’Asp locale che, a suo dire, si sono tradotti in prescrizioni inefficaci o sterili.
Criticità delle risposte istituzionali
Il Comune avrebbe promosso campagne di sensibilizzazione e annunci educativi, ma queste iniziative sono spesso temporanee, senza un seguito concreto. La risposta istituzionale è considerata debole e poco incisiva nel tenere sotto controllo e prevenire tali violenze. Animal Protection Italia chiede che la giustizia faccia il suo corso e vengano identificati e condannati i responsabili secondo la legge 189/2004, la cosiddetta legge Brambilla, che prevede pene fino a quattro anni di reclusione e multe fino a 60 mila euro per chi maltratta gli animali.
Le implicazioni sociali e culturali del maltrattamento animale in calabria
Oltre al danno diretto subito dai cani, emergono questioni più ampie legate alla convivenza sociale e allo sviluppo culturale del territorio. La brutalità di episodi come questo riflette un clima di disattenzione verso la tutela degli esseri viventi che può influire negativamente anche sulla qualità della vita della comunità. La presenza massiccia di animali randagi non controllati è segno di carenze nella gestione pubblica ma anche di mancanza di sensibilità diffusa.
Tutela degli animali e responsabilità civica
La tutela degli animali si intreccia con il rispetto delle regole civiche, la cura degli spazi urbani e la promozione di valori di responsabilità. La constatazione della proliferazione di maltrattamenti impuniti mostra come in alcune zone, tra cui Corigliano Rossano, permangano sacche di degrado civico. Affrontare questi problemi significa intervenire su diversi fronti, dalle campagne educative alla collaborazione tra istituzioni e associazioni, fino a un vero e proprio cambio culturale che porti all’applicazione rigorosa delle norme.
La legge brambilla e le sanzioni previste per chi maltratta animali
La legge 189 del 2004, nota come legge Brambilla, rappresenta il principale strumento normativo in Italia contro il maltrattamento degli animali. Prevede pene certe, che includono la reclusione fino a quattro anni e multe anche pesanti, fino a sessantamila euro, per chi uccide o provoca sofferenze agli animali in modo ingiustificato. Nel caso di Corigliano Rossano, le autorità sono chiamate ad attivarsi con rapidità per identificare i responsabili e applicare le sanzioni.
Necessità di impegno istituzionale e controllo
Per garantire efficacia, occorre un impegno deciso delle forze dell’ordine e degli enti pubblici, che devono prendere sul serio le segnalazioni delle associazioni e dei cittadini. Solo con controlli costanti e pene realmente eseguite si può sperare di frenare episodi simili e ridare dignità agli animali e sicurezza ai cittadini.
La vicenda di Corigliano Rossano ha riacceso il dibattito sull’importanza di proteggere gli animali e punire senza esitazioni chi commette atti crudeli. Non resta che attendere gli sviluppi investigativi e la reazione delle istituzioni.