Decreto legge sulla terra dei fuochi: pene più dure per chi inquina e 15 milioni per bonifiche nel 2025

Decreto legge sulla terra dei fuochi: pene più dure per chi inquina e 15 milioni per bonifiche nel 2025

Il decreto legge per la terra dei fuochi in Campania introduce pene più severe contro i reati ambientali, stanzia 15 milioni di euro per bonifiche nel 2025 e punta a contrastare traffici illeciti e roghi tossici.
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Il decreto legge approvato dal governo rafforza le sanzioni per i reati ambientali nella Terra dei Fuochi, stanziando 15 milioni di euro per bonifiche e rimozione rifiuti nel 2025, con l’obiettivo di contrastare traffici illeciti e tutelare l’ambiente. - Gaeta.it

Il consiglio dei ministri ha varato un decreto legge dedicato alla terra dei fuochi, il territorio tra Campania e altre province colpito da roghi e traffici illeciti di rifiuti. Il provvedimento punta a rafforzare le sanzioni penali per i reati ambientali e stanzia i primi 15 milioni di euro destinati alla rimozione dei rifiuti e alle bonifiche previste per il 2025. Queste misure vogliono frenare le attività criminali e tutelare la salute pubblica e l’ambiente danneggiato in anni di emergenze.

Il contesto e le ragioni del decreto per la terra dei fuochi

La terra dei fuochi è un’area tristemente nota per i roghi tossici e lo smaltimento illegale di rifiuti, con conseguenze negative sull’ecosistema e la popolazione residente. Da diversi anni lo Stato ha avviato interventi di contrasto, spesso limitati però da risorse e normative poco incisive. L’attuale decreto nasce dalla necessità di aumentare la severità delle pene per i responsabili e di mettere in moto subito azioni concrete per la bonifica. Questa decisione è anche legata alla pressione sociale e alle richieste di maggior tutela per chi vive in quei territori martoriati.

Ministro e vice ministro all’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin e Vannia Gava, hanno sottolineato che lo Stato “alza il livello di guardia” e manda un messaggio chiaro: “chi inquina deve pagare senza sconti.” Il provvedimento si presenta così come una risposta diretta alle esigenze di chi spera in un cambio di passo nella gestione del problema dei rifiuti tossici.

Le nuove misure penali per frenare i reati ambientali

Il decreto introduce norme che inaspriscono le pene per i crimini legati all’ambiente. Tra le novità principali c’è la possibilità di arrestare in flagranza differita, cioè anche quando il reato viene scoperto successivamente, per fatti gravi come il disastro ambientale o il traffico illecito di rifiuti. Questo strumento agevola le forze dell’ordine nel perseguire più efficacemente chi commette violazioni.

Sono previste sanzioni più rigide per chi gestisce i rifiuti senza autorizzazioni o abbandona scarti per strada. Per i trasgressori vengono applicate misure accessorie come la sospensione della patente di guida e il fermo del veicolo all’origine dell’abbandono. Alle aziende irregolari si può togliere l’iscrizione all’albo dei gestori ambientali. Queste azioni colpiscono direttamente la capacità operativa di chi inquina.

Si autorizza l’uso di filmati di videosorveglianza per individuare chi abbandona rifiuti dai mezzi in movimento. Inoltre, il decreto permette di attivare l’amministrazione giudiziaria per le imprese coinvolte, soprattutto se gestite da organizzazioni criminali. Questo intervento mira a bloccare sul nascere attività illecite legate all’inquinamento e moltiplicare gli interventi di controllo.

Risorse economiche stanziate per bonifiche e rimozione rifiuti nel 2025

Il provvedimento assegna al commissario unico per la terra dei fuochi, generale Giuseppe Vadalà, 15 milioni di euro destinati alle prime operazioni concrete di rimozione dei rifiuti e alle attività di bonifica per il 2025. Questi fondi rappresentano un avvio finanziario per il risanamento, che sarà integrato da ulteriori stanziamenti successivi.

L’attenzione alle risorse economiche nasce dalla consapevolezza che senza adeguati investimenti gli interventi sul territorio restano limitati o frammentati. Il decreto punta dunque a mettere in moto un processo di recupero e messa in sicurezza che complessivamente possa migliorare le condizioni ambientali.

Gestione e timori sui finanziamenti

La gestione del commissariato, affidata a un generale senza incarichi operativi precedenti, riflette una strategia di rafforzamento del coordinamento tra enti e forze dell’ordine. Il timore, però, è che 15 milioni per un territorio così vasto e gravemente compromesso non bastino a risolvere l’emergenza. Bisognerà vedere come si svilupperanno i finanziamenti futuri e gli interventi sul campo.

Reazioni politiche e sociali dopo l’approvazione del decreto

Il maxi decreto ha raccolto consensi soprattutto nella maggioranza di governo e tra i parlamentari campani. Paolo Cerreto, deputato di Fratelli d’Italia, ha definito il provvedimento “una svolta concreta” che rafforza l’azione dello Stato contro i roghi e il traffico illecito. Massimo Zinzi della Lega ha ricordato che l’impegno a rimuovere i rifiuti e bonificare i territori prosegue senza interruzioni.

Dal lato dei sindacati invece arrivano critiche. Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil, ha giudicato il decreto insufficiente. Secondo lui l’aumento delle pene manda un segnale positivo ma manca una visione chiara e investimenti concreti sulle politiche di recupero ambientale. La mancanza di una strategia ampia sulle bonifiche rimane una lacuna per l’esecutivo.

Anche altre realtà civiche e ambientaliste seguono con attenzione l’attuazione del provvedimento, chiedendo che i fondi destinati alle bonifiche vengano spesi rapidamente e che non si limiti la lotta ai soli aspetti repressivi. Il decreto, insomma, segna un passo ma lascia molti nodi aperti.

Il decreto legge si muove su un terreno complesso fatto di illegalità radicate e necessità di tutela ambientale. Le misure approvate nelle prossime settimane saranno sottoposte a monitoraggio per verificarne l’effettiva capacità di bloccare i crimini e migliorare la qualità della vita nei territori della terra dei fuochi. La questione dei rifiuti tossici resta una sfida aperta per lo Stato italiano.

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