Decreto legge fiscale 2025: nuove regole per rimborsi spese e proroga pagamento tasse partite iva

Decreto legge fiscale 2025: nuove regole per rimborsi spese e proroga pagamento tasse partite iva

Il decreto legge del Consiglio dei ministri del 12 giugno 2025 proroga al 21 luglio il pagamento delle tasse per le partite Iva e modifica la deducibilità e tracciabilità delle spese di viaggio, trasferta e rappresentanza.
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Il decreto legge del 12 giugno 2025 introduce modifiche fiscali importanti, prorogando al 21 luglio i pagamenti per le partite Iva senza sanzioni e chiarendo la deducibilità e tracciabilità delle spese di viaggio e rappresentanza per professionisti e imprese. - Gaeta.it

Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 12 giugno 2025 introduce modifiche rilevanti in materia fiscale, soprattutto riguardo la deducibilità delle spese di viaggio e la proroga dei termini di pagamento per le partite Iva. Le disposizioni intervengono su temi che interessano professionisti, imprese e lavoratori autonomi, con l’obiettivo di chiarire e semplificare l’applicazione delle norme fiscali in ambito di spese di rappresentanza e trasferta, ma anche di dare un po’ di respiro ai contribuenti grazie al rinvio delle scadenze.

Novità sul pagamento delle tasse per le partite iva: proroga al 21 luglio senza maggiorazioni

Tra le misure previste dal decreto, una delle più attese riguarda la proroga al 21 luglio 2025 per il pagamento delle imposte dovute dalle partite Iva, senza applicazione di sanzioni o interessi di mora. Questa estensione nasce per agevolare i titolari di attività autonome e imprese che, nei mesi scorsi, hanno registrato difficoltà nell’adempimento fiscale, viste le persistenti complicazioni economiche.

Il differimento lascia quindi più tempo per sanare il pagamento, favorendo una gestione più fluida delle risorse finanziarie. Nonostante il rinvio, rimane però un impegno formale da parte dei contribuenti a rispettare il nuovo termine per evitare maggiorazioni. La decisione, presa durante la riunione del Consiglio dei ministri del 12 giugno a Roma, si inserisce in un quadro di interventi più ampio, che coinvolge varie fattispecie e categorie di spese.

Deducibilità delle spese di viaggio e trasferta: chiarimenti e limiti introdotti dal decreto

Il decreto intervenuto in giugno chiarisce e modifica le regole sulle spese di viaggio e trasferta sostenute dai professionisti e dai lavoratori autonomi. La novità più rilevante riguarda la deducibilità delle spese di vitto, alloggio e trasporto effettuate all’estero, anche quando pagate con strumenti non tracciabili, come contanti. Fino a ora questo aspetto era piuttosto complesso, creando dubbi sulle modalità di rimborso e sulle condizioni per portare in deduzione tali costi.

Ora, la norma consente di dedurre queste spese al pari delle imprese, senza obbligo di tracciabilità fuori dal territorio nazionale. Resta però un vincolo di pagamento tracciabile per le spese di rappresentanza, che devono essere tracciate sia in Italia che all’estero. La differenziazione nasce per evitare abusi e garantire che i costi di rappresentanza, spinti dal loro carattere promozionale, siano adeguatamente documentati.

Il provvedimento si focalizza dunque sulla differenza tra viaggi di lavoro e spese di rappresentanza, con un occhio attento ai controlli fiscali. La tracciabilità è considerata un criterio chiave per prevenire fenomeni di evasione, soprattutto riguardo alle spese effettuate nel territorio italiano, dove il rischio di pagamenti in nero resta più alto.

Limiti e adeguamenti alla tracciabilità delle spese di trasferta in ambito nazionale

Una delle criticità più dibattute nell’applicazione della legge di bilancio riguardava la tracciabilità delle spese di trasferta per i dipendenti e i professionisti. Dal primo gennaio 2025, era prevista l’obbligatorietà di pagamenti tracciabili per tutte le spese sostenute, senza distinzione tra Italia e estero. Questa norma aveva causato difficoltà operative e contenziosi, poiché colpiva sia i datori di lavoro che i lavoratori, imponendo limiti severi ai rimborsi.

Per il lavoratore, i rimborsi spese non tracciati sono soggetti a tassazione, mentre per l’azienda diventano indeducibili. La doppia penalizzazione rendeva complicata la gestione delle trasferte, specialmente per quelle fuori confine e in contesti dove i sistemi di pagamento digitali sono meno diffusi. Il decreto ha modificato l’approccio, restringendo l’obbligo di tracciabilità alle sole spese effettuate in Italia.

Impatti sulla tassazione del lavoro autonomo e imprese

Il decreto si inserisce anche nel contesto delle trasformazioni fiscali collegate alla riforma Irpef-Ires in vigore dal 2025. Le modifiche alle regole di deducibilità e tracciabilità delle spese hanno ripercussioni dirette nel calcolo del reddito imponibile per i lavoratori autonomi e le imprese.

Con le nuove disposizioni, si riducono le situazioni di ambiguità in materia di rimborso e posizione fiscale, consentendo a contribuenti e consulenti una migliore lettura delle norme. La norma aggiornata favorisce una distinzione più netta tra spese personali e quelle di lavoro, così da evitare errori e contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria.

I professionisti, in particolare, possono ora fare riferimento a criteri più definiti per dedurre i costi di viaggio e alloggio, anche fuori dai confini nazionali, senza rischiare di incorrere in sanzioni o riclassificazioni fiscali. Le imprese si vedono garantita una maggiore sicurezza sull’ammissibilità delle spese di rappresentanza, fermo restando il requisito della tracciabilità.

Nel complesso, l’intervento normativo punta a contenere le criticità di un sistema fiscale che negli ultimi anni aveva sollevato diverse contestazioni e incertezze, offrendo un quadro aggiornato e maggiormente rispondente alle esperienze sul campo.

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