Ddl soprintendenze in senato: semplificazioni sulle autorizzazioni paesaggistiche tra dubbi e criticità

Ddl soprintendenze in senato: semplificazioni sulle autorizzazioni paesaggistiche tra dubbi e criticità

Il ddl soprintendenze, presentato dalla Lega e in esame al Senato, propone di snellire le autorizzazioni paesaggistiche riducendo i tempi e modificando il ruolo vincolante delle soprintendenze, ma solleva dubbi su tutela e dati concreti.
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Il ddl "soprintendenze", in esame al Senato, propone di snellire le autorizzazioni paesaggistiche riducendo i tempi e modificando il ruolo delle soprintendenze, ma solleva dubbi per la mancanza di dati e garanzie sulla tutela del patrimonio culturale. - Gaeta.it

Il disegno di legge soprintendenze , presentato dalla Lega e attualmente esaminato dalle commissioni cultura e ambiente del senato, mira a snellire le procedure per le autorizzazioni paesaggistiche. L’intento è ridurre i tempi e semplificare l’iter burocratico, ma nelle ultime settimane sono emersi dubbi e incertezze sul testo. Le audizioni svolte a palazzo madama hanno evidenziato lacune importanti, soprattutto sulla valutazione preventiva delle problematiche che la norma vorrebbe risolvere.

Le principali novità introdotte dal ddl soprintendenze

Il ddl introduce una scadenza di 45 giorni entro cui le soprintendenze devono esprimersi sulle richieste di intervento. Se entro questo lasso di tempo non arriva alcun parere, l’amministrazione locale può considerare la domanda accolta per silenzio-assenso, sia quando riguarda autorizzazioni ordinarie sia sanatorie. Questo meccanismo punta a evitare ritardi eccessivi nella gestione delle pratiche.

Inoltre, i pareri delle soprintendenze su opere come apertura di strade, cave, palificazioni o posa di condotte industriali e civili entro aree vincolate passerebbero da vincolanti a obbligatori ma non vincolanti. L’obiettivo è alleggerire il ruolo rigido che questi organi hanno sull’approvazione di certi interventi sul territorio.

Il ddl delega poi al governo due revisioni importanti: la prima mira a eliminare il vincolo in caso di lavori edili che utilizzano comunicazioni di inizio lavori asseverata e segnalazioni certificate di inizio attività , purché l’aumento di volume non superi il 20%. La seconda riguarda la revisione del codice dei beni culturali; in particolare, si prevede di escludere dall’obbligo di parere della soprintendenza gli interventi di lieve entità e quelli che interessano solo le parti interne degli edifici con facciata vincolata, lasciando il controllo all’ente locale.

Incertezze sulle valutazioni preliminari e mancanza di dati concreti

Il dibattito intorno al ddl ha visto posizioni diverse tra gli operatori. Chi lavora nel settore edile tende a supportare la proposta per la semplificazione, mentre chi si occupa di tutela e conservazione esprime maggiori riserve. Una delle critiche più evidenti riguarda la mancanza di una valutazione approfondita sulle conseguenze della nuova normativa.

Non risultano infatti dati raccolti sulle autorizzazioni paesaggistiche. Non ci sono numeri aggiornati sulle domande presentate annualmente, né sulle decisioni favorevoli o negative emesse, né sui tempi medi per evadere le richieste. Non è stato nemmeno quantificato il carico di lavoro delle soprintendenze, informazioni essenziali per capire se la norma potrà davvero ridurre gli sprechi di tempo o se rischia di generare altri problemi.

Questa carenza di informazioni ha fatto emergere il timore che la legge possa intervenire con soluzioni non sufficientemente calibrate sulle reali esigenze sul campo. I pareri raccolti nelle audizioni indicano che serve un’analisi più dettagliata delle criticità burocratiche e degli impatti concreti sul patrimonio culturale e paesaggistico.

Impatti sui ruoli delle soprintendenze e tutela del patrimonio

Gli interventi previsti dal ddl incidono profondamente sul ruolo delle soprintendenze nel controllo del territorio vincolato. Passare da un parere vincolante a uno obbligatorio ma non vincolante su determinati lavori può limitare la capacità di intervento di questi enti, aumentando il rischio di modifiche non adeguatamente valutate al patrimonio storico e naturalistico.

La delega al governo per rivedere il codice dei beni culturali amplia riequilibri importanti. Escludere dal consenso delle soprintendenze alcune operazioni di lieve entità o quelle interne agli edifici può alleggerire gli iter, ma apre interrogativi sulla garanzia di tutela complessiva.

In realtà, molti esperti sottolineano che la semplificazione non deve tradursi in una diminuzione della vigilanza. Il patrimonio tutelato rischia di subire ripercussioni se i vincoli vengono ridotti senza criteri precisi o controlli sufficienti. Il testo del ddl non chiarisce dettagli fondamentali per un equilibrio efficace fra snellire le pratiche e mantenere saldi i controlli.

Lo scenario si complica perché lo spostamento di competenze verso gli enti locali con strumenti di autorizzazione meno rigorosi necessita di un potenziamento notevole di risorse e formazione, elementi al momento insufficienti. Così, senza un investimento adeguato il cambiamento rischia di vanificare la salvaguardia ambientale e culturale.

L’iter legislativo e le prospettive future del ddl

Il ddl soprintendenze resta oggi in discussione al senato, con le commissioni cultura e ambiente chiamate a esaminare le proposte e ascoltare ulteriori testimonianze di specialisti e operatori. La strada per l’approvazione potrebbe prevedere modifiche che colmino alcune delle lacune evidenziate.

Nel frattempo, i ministri competenti e gli esponenti politici tengono il testo sotto osservazione, consapevoli dei conflitti tra esigenze di snellimento e di protezione, che pesano su un tema delicato come quello paesaggistico.

Le prossime settimane potranno chiarire in che modo si gestiranno le segnalazioni arrivate e quali margini di intervento ci saranno per rivedere le parti più controverse. Intanto, gli operatori restano in attesa di soluzioni che garantiscano un equilibrio fra rapidità e rispetto delle norme di tutela, strumenti fondamentali per un patrimonio che appartiene a tutti.

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