Crisi medici di base nelle aree interne dell’abruzzo, comuni senza assistenza sanitaria

Crisi medici di base nelle aree interne dell’abruzzo, comuni senza assistenza sanitaria

La carenza di medici di base nelle zone rurali dell’Abruzzo mette a rischio l’accesso alle cure, con Uncem Abruzzo e Fimmg che chiedono interventi urgenti e un piano strutturato per la sanità territoriale.
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La carenza di medici di base nelle zone rurali dell’Abruzzo crea gravi difficoltà di accesso alle cure, richiedendo interventi urgenti e coordinati tra istituzioni locali e regionali per garantire assistenza sanitaria equa e stabile. - Gaeta.it

La carenza di medici di base nelle zone rurali dell’Abruzzo sta assumendo proporzioni preoccupanti. Molti piccoli comuni si trovano scoperti, costringendo una parte consistente della popolazione, spesso anziana e con difficoltà di movimento, a rinunciare alle cure o a spostarsi verso i centri più grandi. Questo problema non riguarda solo il presente immediato ma riflette una fragilità strutturale che richiede interventi concreti e duraturi.

La situazione attuale della medicina territoriale in abruzzo

Secondo Lorenzo Berardinetti, presidente di Uncem Abruzzo, il quadro delineato dalla Fimmg è grave e non più procrastinabile. In molte aree interne e montane della regione, i medici di base sono assenti o insufficienti. La popolazione residente in queste zone tende ad essere più anziana rispetto alle aree urbane, con maggiori necessità sanitarie e ridotte possibilità di spostamento. Questo genera difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari essenziali.

Le denunce fatte dal direttivo regionale della Fimmg, l’associazione nazionale dei medici di famiglia, hanno acceso il dibattito politico e istituzionale. L’assessore alla sanità, Nicoletta Verì, ha risposto, ma secondo Berardinetti serve molto più che parole. Il problema non è un fenomeno futuro o ipotetico ma un fenomeno già in atto. Questo contesto richiede una presa di coscienza immediata e interventi specifici per non aggravare ulteriormente la situazione.

Un canale dedicato per le esigenze dei piccoli comuni

Berardinetti propone un canale preferenziale per l’assegnazione di medici ai piccoli comuni. Una misura che abbia un nome diverso ma uno scopo chiaro: portare medici di base nelle zone interne garantendo loro condizioni sostenibili. Tra queste, incentivi economici, supporti tecnici e soprattutto la possibilità di rimanere a lungo in quei territori.

Il sistema attuale, basato su bandi e incarichi spesso temporanei, non garantisce continuità né stabilità. La maggior parte dei medici preferisce lavorare in centri urbani per via di maggiori opportunità, assistenza e condizioni lavorative più favorevoli. Per invertire questa tendenza occorre un impegno più ampio, che includa maggiori risorse e una progettazione attenta alle caratteristiche specifiche dei comuni piccoli e isolati.

Oltre all’aspetto economico, è necessario valorizzare il ruolo del medico di medicina generale come punto di riferimento fondamentale per la popolazione, soprattutto quella con patologie croniche o fragilità. Un sistema territoriale più organizzato può contribuire a ridurre anche l’afflusso improprio negli ospedali, alleggerendo così una delle principali criticità del sistema sanitario regionale.

La necessità di una nuova strategia per la sanità di prossimità

Per il presidente di Uncem, non si può più continuare con una distribuzione delle risorse che penalizza la sanità territoriale. Attualmente, secondo i dati citati, meno del 48% del fondo sanitario regionale è destinato ai servizi territoriali, mentre oltre il 52% va agli ospedali. Questo squilibrio accentua la difficoltà nell’assicurare cure diffuse e tempestive nei piccoli centri.

Berardinetti sollecita un cambio di rotta verso una sanità più vicina ai cittadini, efficiente e moderna. Suggerisce di mettere in campo un piano strutturato che coinvolga non solo le istituzioni sanitarie, ma anche le Unioni dei Comuni e i sindaci, figure che rappresentano la realtà dei territori e le loro esigenze.

Solo con una partecipazione diretta e un confronto concreto tra Regione e amministrazioni locali si potrà costruire un progetto in grado di rispondere alle emergenze ma anche di guardare al futuro. Le aree interne non devono essere lasciate indietro ma considerate prioritarie per garantire equità nell’accesso alla salute.

Il ruolo delle istituzioni locali nella tutela della salute

Uncem Abruzzo si propone come interlocutore attivo nel definire strategie e soluzioni per la sanità territoriale. Berardinetti sottolinea l’urgenza di abbandonare la frammentazione delle competenze e la mancanza di attenzione verso le zone più fragili.

Le Unioni dei Comuni e i sindaci possono svolgere un ruolo centrale nel monitorare il presidio sanitario locale, segnalare problemi e lavorare per migliorare l’organizzazione dei servizi. Serve uno scambio costante con la Regione per mettere a punto azioni condivise e realistiche.

La salute nei territori interni deve diventare un tema prioritario nell’agenda politica regionale, con strumenti adeguati al contesto e un impegno coordinato tra tutti gli attori coinvolti. Solo così si può evitare l’isolamento dei cittadini e garantire l’assistenza che tutti, anche chi vive nei piccoli comuni, ha diritto di ricevere.

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