La situazione della Marelli, azienda di componentistica automotive con stabilimenti in Abruzzo, resta critica. La decisione di avviare una procedura di Chapter 11 negli Stati Uniti ha acceso i riflettori sulle conseguenze per i lavoratori, in particolare per i 444 dipendenti dello stabilimento di Sulmona. La senatrice del Movimento 5 stelle Gabriella Di Girolamo richiama l’attenzione delle istituzioni nazionali e regionali, denunciando l’assenza di risposte efficaci e un’attivazione insufficiente per una crisi che rischia di compromettere il tessuto economico locale.
Il peso economico e occupazionale dell’automotive in abruzzo
Il settore dell’automotive in Abruzzo coinvolge circa 25.000 lavoratori e produce un fatturato vicino agli 8 miliardi di euro. Questo segmento rappresenta oltre il 15% del prodotto interno lordo industriale regionale, evidenziando il suo ruolo fondamentale nell’economia locale. Dieci stabilimenti, tra cui quelli della Marelli, contribuiscono all’indotto e danno occupazione a migliaia di persone.
La crisi e le ripercussioni regionali
La crisi della Marelli, che ha attivato la procedura di Chapter 11, mette in difficoltà una fetta importante della produzione manifatturiera. Le ripercussioni non si limitano a Sulmona ma si estendono su più regioni italiane, con circa 6.000 posti di lavoro a rischio. Tra questi, i 444 lavoratori della fabbrica abruzzese si trovano a lungo in una condizione di incertezza, senza prospettive chiare sul futuro occupazionale o sulle strategie di salvataggio.
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La valenza dell’azienda va al di là dei numeri; è parte integrante della rete produttiva del territorio. La sua presenza contribuisce anche al benessere delle famiglie e alla stabilità sociale in un’area già sensibilmente provata da difficoltà economiche. Per questo motivo, una soluzione tempestiva risulta necessaria.
Le mancate risposte del governo e della regione abruzzo
Gabriella Di Girolamo, senatrice del M5S, denuncia come da mesi abbia sollecitato un intervento concreto da parte del governo, senza ricevere risposte adeguate. Nonostante iniziali rassicurazioni, l’esecutivo non ha finora adottato misure operative per affrontare la crisi della Marelli. L’aspetto più critico riguarda il mancato coinvolgimento diretto, con la senatrice che lamenta l’assenza di tavoli di crisi convocati a livello ministeriale.
Anche la Regione Abruzzo, secondo quanto evidenziato dalla parlamentare, non ha svolto un ruolo attivo nell’affrontare il problema. Dopo promesse di collaborazione istituzionale, l’ente regionale non ha richiesto un confronto ufficiale con il governo per discutere le soluzioni possibili. Questo silenzio pesa soprattutto sulle speranze dei lavoratori e delle loro famiglie.
Il rischio di inerzia decisionale
Il rischio è che proprio l’inerzia di chi detiene competenze e poteri decisionali permetta il peggioramento di una situazione già delicata. Per Di Girolamo, la gestione finora adottata sembra tradire un modello d’intervento che considera le crisi industriali come emergenze da rimandare.
Le richieste della senatrice di girolamo e la pressione sulle istituzioni
La senatrice ha annunciato la presentazione di una nuova interrogazione parlamentare, la quinta dedicata al tema della Marelli, per sollecitare risposte immediate da parte del governo. L’appello è rivolto in particolare al presidente del Consiglio Meloni e al ministro Urso, affinché mettano in campo azioni misurabili a tutela dei lavoratori colpiti.
Non si tratta di una normale questione politica o di un confronto ideologico. Di Girolamo sottolinea che qui è in gioco il lavoro e la sicurezza di centinaia di famiglie che da anni vivono con uno spettro sempre più concreto di perdita occupazionale. La senatrice punta il dito contro chi, secondo lei, preferisce ignorare la crisi, procrastinando decisioni che invece dovrebbero essere immediate.
Urgenza di interventi diretti
Il messaggio è chiaro: la situazione richiede interventi diretti e urgenti. Il tempo perso fino a oggi non è più accettabile, soprattutto davanti a una procedura come il Chapter 11 che, in pratica, apre una strada difficile per la continuità dell’azienda in Italia. Le prossime settimane saranno decisive per il futuro dei dipendenti e della valle Peligna.