Crisi allo stabilimento Sevel di Atessa: 400 lavoratori in uscita e assenza di interventi istituzionali urgenti

Crisi allo stabilimento Sevel di Atessa: 400 lavoratori in uscita e assenza di interventi istituzionali urgenti

La crisi dello stabilimento Sevel di Atessa, con 400 dimissioni e nessuna nuova assunzione, mette a rischio l’economia locale; Pd Abruzzo chiede interventi urgenti a Regione e governo.
Crisi Allo Stabilimento Sevel Crisi Allo Stabilimento Sevel
Lo stabilimento Sevel di Atessa affronta una grave crisi occupazionale con 400 dimissioni non compensate da nuove assunzioni, mentre mancano strategie regionali e nazionali per tutelare il lavoro e l’economia locale. - Gaeta.it

Negli ultimi giorni la situazione nello stabilimento Sevel di Atessa, in provincia di Chieti, ha registrato sviluppi preoccupanti. Le dimissioni di circa 400 lavoratori senza l’avvio di nuove assunzioni hanno acceso un allarme sulla tenuta occupazionale. Il contesto produttivo locale, già fragile, risente di un vuoto di strategia sia a livello regionale che nazionale. I segnali di difficoltà si intrecciano con richieste di chiarimenti e interventi da parte delle istituzioni cui finora non è seguito un piano concreto.

Andamento delle fuoriuscite di personale e conseguenze sull’economia locale

Lo stabilimento Sevel ha visto un numero significativo di uscite di lavoratori in pochi giorni, una situazione che rischia di compromettere la tenuta produttiva e sociale della zona. La mancanza di nuove assunzioni in parallelo rafforza il senso di un blocco nel ciclo produttivo, con riflessi diretti sulla rete dei fornitori e sulle famiglie coinvolte. La scelta delle dimissioni, che spesso coinvolge personale con anni di esperienza, pone interrogativi sulla capacità dello stabilimento di mantenere standard di produzione e qualità.

Impatti sull’economia territoriale

Questo fenomeno non è isolato. L’economia dell’area si basa da tempo sulla stabilità di questo polo produttivo, il cui indebolimento potrebbe tramutarsi in una crisi più ampia a catena. I settori collegati, artigianato e servizio, si trovano già ad affrontare una contrazione causata dall’incertezza generata dall’andamento del polo industriale. Il disagio sociale cresce di pari passo con il calo della produzione. Il sindacato e le rappresentanze di categoria monitorano con attenzione l’evoluzione, segnalando che senza una risposta rapida rischia di compromettersi anche la sopravvivenza di altre attività nel territorio.

Assenza di una strategia industriale chiara a livello regionale e nazionale

Il quadro che emerge coinvolge non solo la gestione interna dello stabilimento, ma anche l’assenza di un progetto coordinato da parte di istituzioni regionali e del governo. Le dichiarazioni di esponenti politici locali mettono in luce un vuoto di politiche industriali in grado di sostenere investimenti e occupazione. Un piano che definisca obiettivi precisi, risorse dedicate e linee guida per il futuro appare imprescindibile per ricostruire fiducia tra i lavoratori e per stabilizzare la produzione.

La pressione delle forze sindacali

Le forze sindacali, da tempo, chiedono un impegno concreto per tutelare il lavoro. In assenza di segnali rassicuranti, cresce lo scoramento tra chi ogni giorno opera all’interno dello stabilimento, e la pressione sulle amministrazioni locali si intensifica. L’impressione che non si stia assecondando la gravità della crisi ha sollevato critiche e richieste di azioni immediate. In effetti, in un territorio come quello abruzzese, dove ogni grande sito produttivo rappresenta un volano per l’intera economia, la latitanza di un piano industriale rischia di far saltare equilibri delicati.

richieste del Pd Abruzzo e scenari per il futuro dei lavoratori

Gianni Cordisco, responsabile economico del Pd Abruzzo, ha sottolineato la necessità che Regione e governo intervengano senza ritardi. Le richieste puntano a interventi finalizzati a salvaguardare posti di lavoro e a garantire continuità produttiva. Il riferimento non si limita al solo stabilimento Sevel ma si estende a casi analoghi, come la crisi della Varcotex in valle Sinello e quella della Purem a Villa Zaccheo, dove decine di famiglie si sono trovate senza occupazione.

Cordisco enfatizza il bisogno di passare da semplici parole a interventi concreti con un piano industriale che restituisca prospettive di vita e dignità al territorio. Il momento richiede decisioni chiare e una mobilitazione coordinata che coinvolga tutti i livelli istituzionali. Le difficoltà del settore metalmeccanico e dell’automotive si sono aggravate, non si può più rimandare una risposta adeguata per evitare ulteriori ripercussioni sociali ed economiche.

Incertezza per il futuro di sevel ad atessa

Il futuro di Sevel ad Atessa sembra appeso a un filo, tra incertezze e proposte di rilancio in attesa di un approccio più deciso da parte delle istituzioni pubbliche. Intanto, la realtà quotidiana dei dipendenti resta segnata da uno scenario denso di timori e senza soluzioni concrete all’orizzonte.

Change privacy settings
×