L’occupazione in Italia tra la fine del 2019 e il 2024 è aumentata in modo significativo, sostenuta soprattutto dalla presenza stabile dei lavoratori più maturi e dall’espansione di settori ad alta tecnologia come l’ICT. Fattori temporanei come la riduzione dei salari reali, una politica fiscale meno restrittiva e la ripresa delle assunzioni nella pubblica amministrazione hanno contribuito a questo andamento. Lo sviluppo dei servizi avanzati ha avuto un ruolo importante nell’aumento dell’occupazione, pur evidenziando ampie differenze salariali tra le imprese.
Incremento occupazionale nei servizi avanzati e ruolo dell’ICT
Il rapporto della Banca d’Italia pubblicato a fine 2024 mostra che nel quarto trimestre di quell’anno il livello di occupazione era superiore del 4,8% rispetto al 2019, in linea con la media europea. Il settore dell’informazione e comunicazione ha avuto un peso rilevante: in Italia l’occupazione in questo comparto è cresciuta del 9,3% tra il 2019 e il 2024. Sebbene la quota di addetti ICT resti contenuta , la crescita è stata significativa. Nell’area euro l’ICT ha registrato un’espansione ancora più marcata, con un +19,3%. Anche il settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche – che rappresenta il 7% dell’occupazione italiana – ha segnato un aumento del 12,4% nello stesso periodo, contribuendo per un quarto all’aumento complessivo degli occupati. A trainare la crescita sono state le aziende produttrici di software e servizi informatici, responsabili del 45% dell’incremento nei settori tecnologici.
Domanda crescente di specialisti tecnici e professionali fuori dall’ICT
L’aumento dei posti di lavoro ha coinvolto anche figure specializzate in ambito tecnologico e professionale, con un incremento di oltre 150mila unità nel comparto ICT dal 2019 al 2023, pari al 22%. Questi specialisti hanno contribuito per circa un terzo alla crescita totale dell’occupazione in Italia, un andamento simile a quello dell’area euro . Quasi la metà di queste nuove posizioni si è creata in settori diversi da “informazione e comunicazione”. Anche professionisti con competenze ingegneristiche, scientifiche, legali e amministrative sono aumentati di circa 80mila unità nello stesso periodo, apportando un sesto del contributo complessivo. L’industria tradizionale ha registrato un’espansione più contenuta, del 2,3%, contribuendo per circa un decimo all’aumento occupazionale. Servizi tradizionali come commercio, alloggio e ristorazione, che impiegano un quinto dei lavoratori italiani, hanno incrementato i posti di lavoro di 0,5 punti percentuali. Nel dettaglio, il turismo ha recuperato i livelli occupazionali pre-pandemia solo nel 2023, mentre il commercio li ha superati nel 2024.
Aumento del lavoro dipendente e peso dei lavoratori senior
La quota di lavoratori dipendenti è cresciuta di 1,6 punti percentuali nell’ultimo quinquennio, raggiungendo il 77,1% dell’occupazione totale nell’ultimo trimestre 2024. Italia resta comunque tra i paesi con la più alta incidenza di lavoratori autonomi in Europa. Un elemento che ha influenzato la crescita occupazionale è stata la maggiore presenza di lavoratori anziani, soprattutto con contratti a tempo indeterminato. Questo fenomeno è legato alle riforme pensionistiche degli anni scorsi, che hanno spostato in avanti l’età media di uscita dal lavoro. La permanenza più lunga dei senior nel mercato del lavoro ha contribuito a mantenere elevati i livelli occupazionali. Si tratta di un cambiamento strutturale nella composizione demografica degli occupati italiani, non solo di un fenomeno temporaneo.
Divari retributivi: salari reali stagnanti in molte aziende
Negli ultimi vent’anni più della metà delle imprese italiane ha registrato guadagni reali fermi o in calo per i propri dipendenti, situazione aggravata dall’inflazione recente che ha ridotto il potere d’acquisto. Al contrario, nelle aziende con politiche retributive più elevate le condizioni economiche dei lavoratori sono migliorate ulteriormente. I servizi tecnologici e professionali hanno mostrato aumenti salariali più consistenti rispetto a settori tradizionali come commercio e industria, dove gli incrementi sono stati limitati o negativi. Le imprese che adottano l’intelligenza artificiale tendono a offrire stipendi mediamente più alti e ad assumere un numero maggiore di addetti, segnalando che la tecnologia si affianca alle competenze cognitive dei lavoratori più che sostituirli. Questo dato evidenzia il legame tra trasformazioni digitali e distribuzione salariale nel mercato italiano.