Cresce il dibattito sul reclutamento degli infermieri stranieri: condizioni economiche e formative sotto accusa in Italia

Cresce Il Dibattito Sul Reclut

Reclutamento infermieri stranieri in Italia, critiche su condizioni e formazione - Gaeta.it

Sofia Greco

17 Settembre 2025

Le condizioni offerte agli infermieri stranieri che vengono reclutati in Italia sollevano critiche e preoccupazioni crescenti. Il presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma, ha espresso forti riserve sulle proposte salariali e sui percorsi di formazione linguistica, mettendo in guardia sul rischio che l’Italia perda competitività nel settore sanitario rispetto ad altri paesi europei. Il caso di un’agenzia che seleziona esclusivamente infermieri dall’estero per l’Abruzzo ha acceso un dibattito su salari troppo bassi e modesti programmi di integrazione.

Confronto tra le offerte di lavoro per infermieri in Italia e in altri paesi europei

La disparità tra le condizioni lavorative proposte in Italia e quelle applicate altrove in Europa emerge con chiarezza. Antonio De Palma segnala che in Germania gli infermieri devono dimostrare un livello di lingua certificato B e seguire almeno nove mesi di formazione specifica, mentre l’Italia limita la formazione linguistica a appena 120 ore per il personale straniero. A livello economico la differenza è ancora più netta. Nel Regno Unito o in Olanda, i salari per gli infermieri partono da 2.500 euro netti mensili, mentre in Paesi come quelli scandinavi o la Svizzera si superano i 3.500/4.000 euro mensili, compresi alloggio e altri benefit.

Questo contesto evidenzia la difficoltà di attrarre personale sanitario qualificato con offerte economiche e formative così limitate. La proposta italiana, che prevede 1.500 euro al mese a L’Aquila per 11 mesi, appare inadeguata soprattutto se si considera il costo della vita e la complessità del lavoro svolto. Questi dati mostrano una difficoltà reale nell’adeguare i contratti italiani agli standard europei.

Criticità del reclutamento di infermieri stranieri in Abruzzo: formazione e retribuzione insufficienti

La denuncia principale riguarda lo squilibrio tra le necessità sanitarie e le condizioni offerte sul territorio. L’agenzia internazionale che ha promosso posizioni di assistenza domiciliare per infermieri stranieri sottopaga con 1.500 euro mensili, offrendo in cambio un programma linguistico ridotto e poche garanzie economiche. A questo si aggiunge un pacchetto di benefit piuttosto scarno, comprendente 21 giorni di ferie, tre mesi di alloggio gratuito e un volo iniziale.

De Palma mette in evidenza come questa offerta sia poco dignitosa persino per lavoratori senza famiglia, figura che raramente corrisponde alla realtà di molti infermieri. Il rischio è che personale poco formato o scarsamente integrato linguisticamente non sia in grado di assicurare un’assistenza adeguata, soprattutto a pazienti anziani e fragili. Gli infermieri devono gestire situazioni complesse che richiedono competenze specifiche e ottima comunicazione, elementi difficili da garantire con un addestramento linguistico così limitato.

Il presidente di Nursing Up evidenzia un doppio problema: la scarsa attrattiva delle offerte italiane per professionisti italiani qualificati, che così emigrano, e la tentazione di sostituirli con colleghi stranieri sottopagati e poco preparati. Questa dinamica rischia di creare un mercato parallelo del lavoro sanitario, con conseguenze negative sulla qualità delle cure e sulla professionalità del settore.

Conseguenze della strategia attuale sul sistema sanitario italiano e il rischio di smantellamento delle competenze

Secondo Antonio De Palma la situazione attuale rappresenta un meccanismo pericoloso che mette a rischio la tenuta stessa del sistema sanitario italiano. I migliaia di infermieri che ogni anno lasciano il paese attratti da salari più alti e condizioni migliori all’estero indeboliscono le strutture sanitarie nazionali. Nel tentativo di rimpiazzarli con personale straniero si rischia però di abbassare ulteriormente la qualità delle prestazioni.

Inoltre, la creazione di figure ibride come quella dell’“assistente infermiere”, concepite per ovviare alla mancanza di infermieri specializzati, comporta una diluizione delle competenze e una fragilizzazione delle professionalità sanitarie. Questo fenomeno impoverisce il capitale umano interno e apre la strada a una progressiva perdita di valore del ruolo infermieristico.

Il paradosso è che anche i professionisti stranieri, una volta passata l’illusione iniziale delle opportunità italiane, finirebbero per preferire Paesi europei con condizioni più vantaggiose, lasciando il sistema sanitario italiano privo di figure chiave per l’assistenza dei cittadini. La denuncia pungente sottolinea la necessità di rivedere strategie e condizioni per mantenere un servizio sanitario affidabile e pienamente competente.