Il ritrovo ai Giardini Margherita di Bologna ha segnato l’inizio del corteo del Rivolta Pride 2025, manifestazione indipendente organizzata da collettivi e associazioni lgbtqia+. I partecipanti hanno sfilato per le vie del centro per arrivare al Parco della Montagnola, dove si sono svolti gli interventi di chiusura. La manifestazione ha puntato i riflettori sui diritti delle persone trans, su temi di autodeterminazione e ha scelto di esprimere vicinanza al popolo palestinese.
La partenza e il percorso fino al parco della montagnola
La mobilitazione ha preso il via nel primo pomeriggio del 28 giugno 2025, giornata che coincideva con il Pride di Budapest. Il gruppo si è raccolto ai Giardini Margherita, punto di ritrovo storico per eventi pubblici a Bologna, dove si sono radunate decine di persone con bandiere arcobaleno e palestinesi. Da qui è partito il corteo che ha attraversato le vie centrali, attraversando strade simbolo della città come via Rizzoli e piazza Maggiore. A ogni passo, le voci dei manifestanti hanno richiamato temi legati ai diritti di genere, al riconoscimento delle famiglie queer e alle problematiche legate alla salute sessuale.
L’atmosfera era vivace ma concentrata sulle rivendicazioni sociali: non si trattava solo di una festa ma di un gesto politico, volto a proporre un’idea di libertà e inclusione. La scelta del Parco della Montagnola come punto finale è tradizionale e noto per ospitare incontri culturali e assemblee pubbliche, qui, sul palco, si sono svolti gli interventi con riflessioni su diritti civili e nuove sfide per il movimento lgbtqia+.
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L’attenzione ai diritti delle persone trans e alle lotte sociali
Gli organizzatori del Rivolta Pride 2025 avevano chiarito in anticipo che la loro battaglia avrebbe posto al centro l’autodeterminazione delle persone trans. Questo tema ha trovato spazio nei discorsi e negli slogan del corteo, ribadendo la necessità di superare pregiudizi e discriminazioni. Il riconoscimento legale e sociale delle identità trans resta un nodo aperto in Italia, e anche a Bologna si è voluto mettere pressione sulle istituzioni per promuovere tutele più efficaci e garantire accesso ai servizi sanitari specializzati.
Al tempo stesso, durante la marcia sono state accolte altre richieste forti come l’opposizione al decreto sicurezza ancora in vigore, che limita libertà di movimento e diritti di alcune categorie. La partecipazione e l’impegno hanno dimostrato come il movimento lgbtqia+ non si limiti a tematiche interne, ma si connetta ad altre forme di opposizione politica e sociale, cercando alleanze con altre realtà che combattono discriminazioni e ingiustizie.
La solidarietà al popolo palestinese sullo sfondo del conflitto
Una delle caratteristiche più evidenti del corteo è stata la presenza massiccia di bandiere palestinesi, esposte accanto alle classiche bandiere arcobaleno. Il legame tra la causa lgbtqia+ e quella palestinese si è tradotto in slogan forti e chiari: «Da Gaza a Budapest a Bologna froc3 e trans coi popoli in rivolta», recitava lo striscione viola che ha aperto la manifestazione. Questo messaggio unisce geografie e lotte differenti, evocando solidarietà internazionale.
Al Cassero, storico circolo politico di Bologna noto per la difesa dei diritti lgbtqia+ da oltre quarant’anni, sono state molte le voci che hanno urlato slogan a favore della libertà della Palestina. La frase «Le trans lo sanno da che parte stare: Palestina libera dal fiume fino al mare» è stata ripresa e diffusa attraverso le storie del profilo Instagram ufficiale del Rivolta Pride Bologna. Questa scelta testimonia una volontà chiara di legare battaglie sociali e politiche, anche in vista di tensioni internazionali e difficoltà che coinvolgono direttamente gruppi vulnerabili.
Le rivendicazioni principali e i messaggi finali della manifestazione
Oltre a concentrarsi sui diritti delle persone trans e sulla solidarietà promessa al popolo palestinese, il Rivolta Pride 2025 ha espresso posizioni nette su altre questioni. Tra queste spiccano la richiesta di riconoscimento delle famiglie queer e il diritto all’accesso alla salute sessuale. Questi punti evidenziano quanto la manifestazione intenda essere anche un momento di proposta concreta rispetto alle leggi e alle politiche sociali in Italia.
La protesta contro il decreto sicurezza, a cui hanno aderito più persone rispetto agli anni precedenti, continua a essere un argomento caldo. Molti partecipanti hanno ribadito come questa normativa imponga limiti alle libertà fondamentali, ostacolando la vita quotidiana di molte persone, soprattutto immigrati e membri della comunità lgbtqia+. Non a caso, la manifestazione ha voluto ribadire che i diritti civili e sociali restano un terreno di lotta aperto.
Il corteo, arrivato al Parco della Montagnola, si è concluso con interventi che hanno sintetizzato la volontà di tutelare ogni persona, senza distinzioni. Gli organizzatori hanno ringraziato i presenti e i collettivi che hanno collaborato, annunciando nuovi appuntamenti per mantenere viva la mobilitazione su questi temi. La giornata di Bologna si è inserita in un contesto internazionale di rivendicazione dei diritti lgbtqia+, mostrando come le battaglie locali si intreccino con questioni globali.