Corte di cassazione: la responsabilità dei produttori di sigarette e il risarcimento per eredi di vittime del fumo

Corte di cassazione: la responsabilità dei produttori di sigarette e il risarcimento per eredi di vittime del fumo

La corte di cassazione nel 2025 riconosce il diritto degli eredi di fumatori deceduti per malattie da tabacco a chiedere risarcimenti, sottolineando la responsabilità delle aziende produttrici di sigarette nell’informare correttamente sui rischi.
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La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 13844/2025, riconosce agli eredi di fumatori deceduti per malattie da tabacco il diritto al risarcimento, sottolineando la responsabilità delle aziende produttrici nel fornire informazioni chiare sui rischi del fumo. - Gaeta.it

La recente ordinanza della corte di cassazione ha aperto un nuovo capitolo nella giurisprudenza italiana sulla responsabilità delle aziende produttrici di sigarette. Con questa sentenza, arrivata nel 2025, la suprema corte ha riconosciuto la possibilità per gli eredi di fumatori deceduti a causa di malattie legate al tabacco di chiedere un risarcimento. La decisione mette al centro l’analisi della consapevolezza del fumatore e il ruolo delle aziende nel comunicare i rischi ai consumatori.

L’ordinanza 13844/2025 cambia le regole sui risarcimenti per morti da fumo

Il 23 maggio 2025, la corte di cassazione ha pubblicato l’ordinanza 13844, che ha ribaltato una sentenza precedente della corte d’appello su un caso molto delicato. La questione riguardava gli eredi di una donna deceduta per carcinoma polmonare, imputando la responsabilità alla casa produttrice di sigarette. La corte d’appello aveva escluso qualsiasi obbligo di risarcimento, sostenendo che la scelta di fumare fosse stata libera, consapevole e autonoma. Secondo quella decisione, non poteva esserci nesso causale tra la malattia e il produttore.

La cassazione ha invece rigettato questo ragionamento. Ha chiarito che la “libera scelta” del fumatore non basta a cancellare il nesso di causalità tra il fumo e le patologie legate al tabacco. La responsabilità del produttore, si legge nella sentenza, si valuta anche in base alle misure adottate per prevenire il danno e garantire un’informazione completa sui rischi. In pratica non è automatico scagionare le aziende solo perché la vittima ha deciso di fumare.

Uno dei punti chiave riguarda proprio la qualità e la chiarezza delle informazioni che i produttori dovevano fornire. La cassazione ha rilevato che la tutela non passa solo attraverso la scelta del consumatore, ma anche attraverso il dovere delle imprese di comunicare i rischi in modo trasparente e corretto.

Come cambia il concorso di colpa nei casi di malattie da fumo

Un elemento molto contestato nella causa è stato il concorso di colpa attribuito alla consumatrice. Secondo la corte d’appello, la donna sarebbe stata responsabile per aver inconsapevolmente accettato i rischi del fumo, facendo una scelta libera e consapevole. La cassazione ha però precisato che non si può parlare di responsabilità piena se non si dimostra con certezza la consapevolezza dei pericoli al momento dell’inizio del consumo.

Nel caso analizzato, la donna iniziò a fumare nel 1965. In quegli anni la conoscenza dei legami tra fumo e cancro era scarsa, poco pubblica e non suffragata da adeguate evidenze. La corte ha sottolineato la carenza di informazioni e l’assenza di una legislazione chiara che proteggesse i cittadini. Per questo la scelta iniziale non può definirsi totalmente consapevole.

La sentenza accende i riflettori sulla mancanza di trasparenza allora esistente e sul peso che questa ha avuto. Solo dagli anni Settanta si avviò una reale divulgazione dei pericoli del tabacco, accompagnata da norme più stringenti in Italia e in Europa. Questa distanza temporale pesa sulla valutazione del concorso di colpa e sulla responsabilità oggettiva dei produttori.

Il dovere di informazione e la posizione dei produttori di tabacco

La cassazione insiste sull’asimmetria informativa tra produttori e consumatori. Le aziende produttrici di sigarette, secondo la sentenza, erano tenute a offrire una comunicazione chiara e corretta riguardo ai rischi sanitari legati al fumo. Questo obbligo non si è pienamente concretizzato, anche per la mancanza di norme stringenti e controlli efficaci negli anni passati.

Il rapporto tra consumatore e produttore cambia, dunque, anche in virtù del ruolo dell’informazione. La corte evidenzia che non basta attribuire la colpa unica al fumatore senza valutare se il produttore abbia agito responsabilmente per prevenire i danni. Il riconoscimento del danno e il risarcimento diventano possibili anche in questo scenario.

Una sentenza che cambia il panorama giuridico e sociale

La sentenza della cassazione rappresenta un punto di riferimento per future cause analoghe, definendo regole più chiare sul risarcimento per le vittime del fumo. Fa emergere una diversa attenzione verso le responsabilità delle imprese e la protezione dei consumatori, soprattutto quando si tratta di prodotti potenzialmente letali e delle scelte fatte in decenni passati con informazioni incomplete.

Restano da vedere gli sviluppi nelle aule di giustizia e quali ripercussioni avrà questa decisione sul mercato del tabacco e sulla tutela sanitaria in Italia. I comportamenti delle aziende saranno più esposti al controllo e all’eventuale richiesta di risarcimenti da parte di chi ha subito gravi danni per colpa del fumo.

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