Negli ultimi mesi, gli ospedali italiani hanno registrato un aumento preoccupante di aggressioni ai danni degli operatori sanitari, soprattutto infermieri. In questa situazione, il sindacato Nursing up ha deciso di promuovere corsi di autodifesa in Toscana, con l’obiettivo di aiutare il personale a proteggersi e a gestire al meglio anche i momenti di crisi con pazienti e famiglie. L’iniziativa è parte di una serie di risposte diffuse in tutto il Paese per affrontare un problema di portata crescente.
Escalation di violenza e aggressioni negli ospedali italiani
Nel corso del 2024, gli episodi di violenza contro gli operatori sanitari continuano a moltiplicarsi. I dati indicano che circa 22mila addetti, principalmente infermieri, sono stati aggrediti durante il loro lavoro. Il problema coinvolge soprattutto i pronto soccorso, dove la tensione spesso sfocia in comportamenti violenti. L’ultimo episodio significativo è avvenuto all’ospedale Perrino di Brindisi, dove un infermiere è stato colpito al volto da un paziente con disturbi psichiatrici, riportando fratture e trauma oculare.
Contesto più ampio della sicurezza negli ambienti sanitari
Questa situazione mette in luce difficoltà più ampie nel garantire la sicurezza dei lavoratori negli ambienti sanitari. Le aggressioni avvengono soprattutto nelle ore notturne, quando le strutture spesso rimangono senza adeguata presenza di forze di polizia. Le guardie giurate sono presenti in alcuni ospedali, ma non hanno poteri di intervento attivo. Le forze dell’ordine si concentrano sul controllo nelle ore diurne, lasciando scoperto il personale in altri momenti critici.
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la risposta del sindacato nursing up: corsi di autodifesa per infermieri
Il sindacato Nursing up ha deciso di reagire direttamente a questa emergenza con nuovi corsi di autodifesa rivolti agli infermieri. L’obiettivo non si limita ad aumentare la capacità di protezione fisica, ma vuole anche fornire strumenti per gestire le situazioni di alta tensione e migliorare l’approccio con pazienti e familiari. Questo aspetto pedagogico si rivela fondamentale per contenere le crisi e prevenire gli episodi di violenza.
Le lezioni, organizzate e finanziate dal sindacato, hanno preso il via in Toscana, con attività già attive negli ospedali Careggi e Meyer, e in alcune strutture della ASL Toscana Centro. L’iniziativa vuole prendere piede anche in altre regioni, dando così una risposta concreta e diffusa al problema. Il presidente di Nursing up, Antonio De Palma, ha dichiarato che gli ospedali non devono trasformarsi in luoghi di scontro, ma ora, purtroppo, lo sono diventati. La decisione nasce dalla necessità di agire, visti i ritardi nella risposta politica e istituzionale.
Corso e approccio pedagogico
I corsi includono tecniche non solo di autodifesa fisica ma anche di comunicazione e gestione delle emergenze, per affrontare al meglio situazioni critiche senza arrivare allo scontro fisico, ma sapendo difendersi se necessario.
il ruolo delle istituzioni e la riflessione della federazione nazionale degli ordini dei medici
L’incremento delle aggressioni ha suscitato anche reazioni da parte della Federazione nazionale degli ordini dei medici . Il presidente Filippo Anelli ha espresso il suo sostegno ai corsi di formazione, riconoscendo la necessità di proteggere chi lavora in prima linea. Al tempo stesso, ha sottolineato che servono interventi mirati alla radice del problema.
Secondo Anelli, la lotta alla violenza negli ospedali passa attraverso una prevenzione efficace e la creazione di un nuovo sistema di gestione degli accessi nelle strutture sanitarie. In molti casi, il sovraffollamento nei pronto soccorso e la carenza di servizi territoriali alimentano situazioni di tensione e frustrazione, che poi si traducono in aggressioni. È dunque richiesto un impegno coordinato per migliorare le condizioni di lavoro e offrire ai pazienti un’organizzazione più funzionale.
Vittime soprattutto donne: contesto e cause delle aggressioni
Un elemento emerso dai dati sul fenomeno è il prevalente coinvolgimento di donne come vittime di violenze. Le infermiere rappresentano oltre il 70% delle persone aggredite ai danni degli operatori sanitari. Le motivazioni alla base di queste aggressioni vanno dalla frustrazione e rabbia di pazienti o familiari all’esasperazione per i tempi di attesa e le difficoltà organizzative.
Antonio De Palma ha evidenziato come i professionisti non debbano subire le conseguenze di una sanità territoriale che spesso appare disorganizzata e carente. Questi aspetti creano terreno fertile per tensioni e comportamenti violenti. La particolare vulnerabilità del personale femminile rende urgente intervenire con misure di tutela specifiche e con strumenti che accrescano la sicurezza sul lavoro.
L’approccio proposto dal sindacato con i corsi di autodifesa introduce anche tecniche di comunicazione e gestione delle emergenze, per affrontare al meglio situazioni critiche senza arrivare allo scontro fisico, ma sapendo difendersi se necessario. Questo modello nasce dall’esperienza diretta dei lavoratori che vivono quotidianamente contesti ad alto rischio.