Il dibattito sull’inquinamento paesaggistico in Alto Adige si intensifica con una nuova azione legale da parte di diverse associazioni ambientaliste. Queste ultime, dopo il rigetto del loro ricorso da parte del Tar di Bolzano, sono pronte a portare la questione davanti al Consiglio di Stato. In gioco ci sono non solo questioni legali ma anche una profonda riflessione su come vengono gestiti gli spazi naturali e le risorse pubbliche.
Le associazioni ambientaliste e la loro posizione
Le associazioni ambientaliste coinvolte, tra cui Alpenverein Südtirol, Cai Alto Adige, Dachverband für Natur und Umweltschutz, Heimatpflegeverband Südtirol e Mountain Wilderness, hanno espresso preoccupazione per l’impatto ambientale della funivia Tires-Malga Frommer. Queste organizzazioni ricordano che un aumento del volume di 1.000 metri cubi rappresenta una modifica significativa nel paesaggio locale, paragonabile a un edificio di tre piani con una base di 10 metri per lato.
Nella loro comunicazione, le associazioni sottolineano che la protezione dell’ambiente è un aspetto centrale della loro missione e non può essere ignorato dalla giustizia. La loro lotta è motivata dall’assunto che il paesaggio rappresenti un bene comune, la cui salvaguardia è tutelata anche dalla Costituzione. Queste affermazioni pongono l’accento sul valore intrinseco del territorio, evidenziando come le scelte urbanistiche e infrastrutturali debbano rispettare i principi di sostenibilità.
Leggi anche:
Il finanziamento pubblico e le implicazioni legali
Un aspetto controverso della questione è il finanziamento pubblico ricevuto dalla Tierser Seilbahn S.p.a., che ammonta a 11,3 milioni di euro. Le associazioni indicano come questa erogazione di fondi sia avvenuta mentre il ricorso al Tar era ancora in fase di giudizio, un fatto che solleva interrogativi sull’uso di risorse pubbliche e sulla tempestività delle decisioni governative in ambito ambientale. Questi fondi sono stati utilizzati in parte anche per regolarizzare il cosiddetto “abuso paesaggistico“, sanato con un accordo con la procura che prevedeva la modifica di alcune strutture esistenti per compensare quelle giudicate abusive.
La questione quindi non si limita soltanto a un singolo progetto, ma tocca tematiche più ampie legate alla gestione del territorio e alla protezione delle risorse naturali, creando possibili precedenti per future opere e interventi.
Il rischio di un precedente allarmante
Le associazioni avvertono che se il Tar non riformerà la propria sentenza, il risultato potrebbe stabilire un precedente pericoloso. Questo metterebbe a rischio la possibilità di opporsi ad altri interventi paesaggistici in provincia di Bolzano, una zona già colpita da diverse problematiche legate all’urbanizzazione e all’impatto ambientale. La preoccupazione è che tale precedente possa incoraggiare lo sviluppo di ulteriori opere non compatibili con la salvaguardia del paesaggio alpino, integrando progressivamente elementi che compromettono l’integrità naturale del territorio.
La battaglia delle associazioni ambientaliste, quindi, non è solo una questione di legalità, ma un’importante interrogativo su chi ha il diritto di decidere il futuro del paesaggio e come le risorse pubbliche debbano essere gestite per tutelare il bene comune. La tensione è palpabile e le prossime mosse del Consiglio di Stato potrebbero avere un impatto significativo sulle politiche ambientali in Alto Adige e oltre.