Contributo statale per donne vittime di violenza nelle marche copre solo metà del fabbisogno previsto

Contributo statale per donne vittime di violenza nelle marche copre solo metà del fabbisogno previsto

La Regione Marche rischia di lasciare senza sostegno 137 donne vittime di violenza tra il 2022 e il 2024 a causa di fondi insufficienti per il reddito di libertà, con sindacati Cgil, Cisl e Uil che chiedono interventi urgenti.
Contributo Statale Per Donne V Contributo Statale Per Donne V
La Regione Marche deve aumentare i fondi per il reddito di libertà, essenziale per sostenere le donne vittime di violenza, dopo il rifiuto di 137 domande tra il 2022 e il 2024 per mancanza di risorse. - Gaeta.it

La Regione Marche affronta un problema urgente legato al sostegno economico per le donne vittime di violenza. Secondo i dati ufficiali Inps, tra il 2022 e il 2024, 137 domande per il cosiddetto reddito di libertà sono state respinte a causa di fondi insufficienti. Le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil della regione hanno lanciato un appello per un incremento delle risorse, evidenziando il rischio che molte donne restino senza aiuti concreti in un momento cruciale.

La situazione attuale del reddito di libertà nelle marche

Le Marche ricevono dallo Stato un contributo annuale di poco più di 250 mila euro per sostenere il reddito di libertà, un sostegno economico pensato come rete di protezione per le donne vittime di violenza domestica o di genere. Tuttavia, questa cifra si è rivelata già insufficiente nel triennio 2022-2024, periodo in cui 137 richieste sono state rigettate per scarsità di risorse economiche. Queste domande, che rispondono alle necessità di donne in situazioni di emergenza, rimangono quindi senza risposta, ponendo a rischio percorsi di autonomia e protezione.

Le sindacaliste di Cgil, Cisl e Uil Marche hanno sottolineato come la mancanza di fondi non sia solo una questione economica, ma metta a rischio la vita e il futuro di queste donne. Ogni giorno senza sostegno è un giorno in cui la sicurezza e la possibilità di ricostruire diventano più precarie. La loro denuncia si fa portavoce di una richiesta di intervento urgentissimo da parte della giunta regionale, chiamata a colmare il gap finanziario che impedisce l’erogazione completa di questo aiuto fondamentale.

Le richieste delle organizzazioni sindacali alla regione marche

Le leader di Cgil, Cisl e Uil nelle Marche hanno più volte sollecitato la giunta regionale a stanziare risorse aggiuntive, proposte già avanzate durante la discussione del bilancio regionale per gli anni 2023 e 2024. La richiesta è stata di mezzo milione di euro per integrare il fondo nazionale e garantire una copertura più completa delle necessità delle donne vittime di violenza.

Eleonora Fontana , Selena Soleggiati e Claudia Mazzucchelli hanno chiesto tempi rapidi. Per loro, ogni ritardo significa lasciare senza tutela chi necessita di interventi immediati per uscire da rapporti abusivi o pericolosi. L’appello si concentra sulla responsabilità che la Regione Marche ha nel non far mancare i mezzi necessari per accompagnare queste donne verso una vita autonoma.

L’urgenza è anche evidenziata dal fatto che altre regioni italiane hanno già deciso di aggiungere risorse proprie a quelle nazionali, ampliando la rete di aiuti. Le Marche, invece, restano ferme in attesa, mentre il numero di richieste inevase aumenta. Questa situazione crea un vero e proprio buco nella protezione sociale che la regione dovrebbe garantire.

I rischi di un sostegno economico insufficiente

Quando i fondi scarseggiano e si rigettano domande di reddito di libertà, gli effetti si ripercuotono sulla vita delle vittime di violenza. Senza un sostegno concreto, molte donne non possono lasciare situazioni di abuso e rischiano di rimanere intrappolate in ambienti pericolosi. Il reddito di libertà non è solo un aiuto economico ma rappresenta un passo decisivo verso la liberazione da condizionamenti violenti.

La scarsità delle risorse mette in discussione anche i servizi di tutela, perché un numero crescente di domande rigettate fa aumentare la pressione su centri antiviolenza, case rifugio e supporti psicologici, già spesso oberati. Senza un adeguato finanziamento, si indebolisce l’intero sistema di assistenza alle donne.

Non a caso, il governo nazionale ha previsto per le Marche un fondo specifico ma limitato. Se la Regione non interviene, rischia di lasciare più della metà delle donne vulnerabili senza risposte concrete. Questo può tradursi in un aumento dei rischi per le stesse vittime e in difficoltà maggiori per le realtà territoriali che gestiscono queste emergenze.

Un appello per misure concrete e rapide

Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato con forza la necessità di interventi immediati. Il loro appello, rivolto alla Regione Marche, sottolinea che il problema è noto da tempo ma la risposta istituzionale stenta ad arrivare. Per loro si tratta di una questione di giustizia sociale e di tutela dei diritti fondamentali.

Chiedono non solo l’integrazione delle risorse ma anche una programmazione chiara che permetta di coprire tutte le richieste future, evitando che si ripeta quanto accaduto nel triennio appena trascorso. La posta in gioco è alta: garantire un sostegno reale alle donne vittime di violenza significa evitare situazioni drammatiche e costruire condizioni di vita più sicure.

Le sigle sindacali richiamano l’attenzione sulla responsabilità delle istituzioni regionali, invitando a uscire dal silenzio. Se la Regione Marche non modifica la propria politica economica in questo settore, rischia di lasciare indietro tante donne ancora in difficoltà, senza misure adeguate o tempestive per superare la violenza subita.

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