Conflitto in Medio Oriente: le parole di Gabriele Nissim su pace e responsabilità

Conflitto in Medio Oriente: le parole di Gabriele Nissim su pace e responsabilità

Gabriele Nissim, durante un incontro all’Università di Udine, evidenzia l’importanza del dialogo e della responsabilità delle terze parti per affrontare il conflitto israelo-palestinese e promuovere la pace.
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Conflitto in Medio Oriente: le parole di Gabriele Nissim su pace e responsabilità - Gaeta.it

Nel contesto del conflitto israelo-palestinese, le atrocità commesse da entrambe le parti hanno generato un clima di odio persistente e crescente. Gabriele Nissim, noto giornalista, storico e fondatore della fondazione Gariwo, ha espresso le sue preoccupazioni durante un incontro all’Università di Udine, dedicato alle celebrazioni del Giorno della Memoria, sottolineando l’importanza della responsabilità da parte delle terze parti nella ricerca di una soluzione pacifica.

Una realtà di odio e traumi

Israele e Palestina si trovano oggi a fronteggiare un’eredità di dolore e rancore che affonda le radici in decenni di conflitto. Nissim ha illustrato come la situazione attuale sia il risultato di cicli di violenza che hanno traumatizzato entrambe le popolazioni, creando un ambiente dove l’odio reciproco diventa dominante. L’autore, noto per i suoi approfondimenti sul tema della Shoah, ha messo in evidenza che per ottenere una vera pace, è necessario affrontare questi traumi storici e promuovere un dialogo costruttivo.

La percezione di una minaccia immediata all’identità e alla sicurezza ha alimentato reazioni sempre più estreme, esacerbando l’ostilità tra israeliani e palestinesi. Con un tale livello di animosità, il rischio è che gli eventi futuri possano generare ulteriori violenze e divisioni. Nissim ha sottolineato quindi che ogni iniziativa per la pace deve necessariamente partire dal riconoscimento e dal rispetto delle esperienze traumatizzanti di entrambe le parti coinvolte.

Il ruolo delle terze parti

Nell’analizzare le attuali dinamiche internazionali, Nissim ha puntato il dito sulle responsabilità delle terze parti nel facilitare il processo di pace. Ha avvertito che dichiarazioni cariche di odio e proposte impraticabili, come quelle avanzate da alcuni leader politici, non fanno altro che allontanare la speranza di una risoluzione pacifica. In particolare, si è riferito a figure pubbliche come Donald Trump, la cui retorica, a suo avviso, contribuisce a una destabilizzazione della situazione.

Secondo Nissim, le terze parti dovrebbero impegnarsi a creare spazi per il dialogo e la comprensione reciproca. Solo attraverso un approccio pacato e costruttivo si potrà sperare di avvicinare i due popoli. Ha inoltre sottolineato che questo impegno non dovrebbe essere relegato solo ai leader politici, ma dovrebbe coinvolgere attivamente anche la società civile, i gruppi culturali, e tutte le forze sociali interessate alla pace.

L’importanza del dialogo culturale

Nissim ha concluso il suo intervento parlando della necessità di un movimento culturale che promuova il dialogo e la comprensione. Ha messo in evidenza come in Europa, spesso, si assista all’unione di fazioni bellicose piuttosto che di mediatori e dialoganti, rendendo ancor più difficile la costruzione di un terreno comune tra le diverse visioni.

In questa direzione, ha citato l’impegno solitario di figure come Papa Francesco, evidenziando che è necessaria una mobilitazione collettiva. Secondo Nissim, i partiti politici, siano essi al governo o all’opposizione, dovrebbero contribuire attivamente non solo a discutere di pace, ma a tessere relazioni tra le persone, creando così le condizioni per un dialogo autentico e fruttuoso.

Queste riflessioni pongono l’accento sulla complessità e sull’urgenza di una situazione che richiede un approccio sensibile e strategico per provare a spezzare il ciclo di odio e violenza che ha caratterizzato il Medio Oriente per troppi decenni.

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