La situazione attuale del commercio internazionale sta mettendo a dura prova il sistema produttivo italiano. I dazi americani al 10%, sommati alla svalutazione del dollaro, raggiungono quasi il 23,5% di impatto sui nostri prodotti. L’allarme arriva da Confindustria che fa i conti con un potenziale danno di 20 miliardi di euro e oltre 100mila posti di lavoro a rischio. Intanto l’associazione spinge per accelerare accordi commerciali con altri paesi, spingendo sul Mercosur e guardando verso mercati emergenti. Nel frattempo si torna a parlare con forza di energia nucleare per sostenere le imprese italiane.
La preoccupazione di confindustria sui dazi e la svalutazione del dollaro
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha commentato la situazione dopo la firma con Intesa Sanpaolo di un accordo per sostenere la crescita delle imprese. Ha spiegato che i dazi Usa spesso vengono ricordati solo al 10%, ma la svalutazione del dollaro aggiunge un 13,5% che porta il totale dell’impatto a quasi 23,5%. Un peso notevole per le esportazioni italiane quello espresso in termini economici: circa 20 miliardi di euro che potrebbero mancare all’industria nazionale, con un coinvolgimento diretto di 118mila posti di lavoro.
Orsini ha sottolineato che questa incertezza pesa sulle imprese perché riduce la fiducia e limita gli investimenti produttivi. La situazione rende quindi necessario un fronte unico europeo per negoziare e cercare soluzioni condivise. L’assenza di stabilità nelle relazioni commerciali crea un clima che rallenta le decisioni importanti per il futuro delle aziende italiane.
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Parole del presidente di confindustria
Le parole del capo degli industriali mostrano una realtà concreta: le imprese si confrontano con costi sempre più alti e difficoltà sui mercati esteri. La combinazione di politiche protezionistiche e valutazioni monetarie sfavorevoli rischia di rallentare le esportazioni, motore fondamentale dell’economia italiana.
L’urgenza di concludere l’accordo con mercosur e aprirsi a nuovi mercati
Per contenere i danni provocati dai dazi americani, Orsini indica nel rafforzamento degli accordi commerciali una via d’uscita. Il Mercosur, il blocco sudamericano formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, rappresenta una grande opportunità per l’Italia. L’Europa sta negoziando da tempo l’accordo con il Mercosur, ma sono i nodi sulla difesa dell’agricoltura italiana a bloccare la firma definitiva.
Il presidente di Confindustria ha detto chiaramente che è necessario sbloccare subito questa trattativa e trovare soluzioni di compensazione per gli agricoltori italiani. Questa accelerazione permetterebbe di sfruttare il possibile aumento delle esportazioni verso quei paesi, stimato tra i 5 e i 7 miliardi di euro. L’esperienza dimostra che l’Italia, negli accordi commerciali già conclusi, ha saputo mantenere un vantaggio competitivo rispetto ad altri paesi europei.
Mercati emergenti e collaborazioni strategiche
Oltre al Mercosur, Orsini si è soffermato su altri mercati in forte crescita come l’India, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. In questi paesi i prodotti italiani conservano un’attrattiva elevata. Per questo, Confindustria punta a una collaborazione stretta con le agenzie governative come Sace, Simest e Ice, chiamate a sostenere le imprese che vogliono espandersi. L’obiettivo è un lavoro comune, rapido e mirato, per aumentare le opportunità commerciali fuori dall’Europa e dagli Stati Uniti.
Il ruolo dell’energia per sostenere la competitività delle imprese italiane
Orsini ha richiamato l’attenzione su un tema centrale: il costo dell’energia in Italia è troppo alto, penalizzando le aziende nel confronto internazionale. Questa situazione deriva anche da scelte degli anni passati, con impatti che si sentono ancora oggi sui prezzi finali della produzione.
Energia nucleare e fonti rinnovabili
Per questo serve investire con decisione in nuove fonti energetiche. Tra i progetti discussi, l’energia nucleare torna in primo piano. Il presidente di Confindustria ha sottolineato come serva una spinta politica comune nel Parlamento per adottare questa tecnologia, che offrirebbe un contributo stabile e importante alle imprese.
Non manca però la necessità di sviluppare le energie rinnovabili, dove la domanda arriva a circa 150 GWh. Il rafforzamento di queste fonti alternative potrebbe aiutare a contenere i costi e garantire forniture più sicure negli anni a venire. Un sistema energetico più solido e a costi più bassi sarà decisivo per permettere alle imprese italiane di competere su scala globale.
Importanza della politica energetica nazionale
In questo quadro, la politica energetica nazionale si presenta come un tassello cruciale per il futuro industriale del paese. Le scelte che verranno adottate nei prossimi mesi potranno definire la direzione della competitività italiana sui mercati internazionali.