La situazione dell’industria automobilistica in Europa e in Italia sta attraversando una fase critica. Il recente intervento del responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, ha acceso un campanello d’allarme che ha trovato risposta immediata da parte della Uil Abruzzo. Le preoccupazioni riguardano il futuro dell’occupazione e la mancanza di una strategia efficace da parte delle istituzioni europee per tutelare un settore fondamentale. Questo articolo raccoglie le dichiarazioni e le analisi dei sindacati locali, focalizzandosi sulle implicazioni per l’industria e l’occupazione soprattutto in Abruzzo, ma più in generale sull’intero panorama continentale.
La mancanza di una strategia europea mette a rischio l’intero settore automotive
Secondo Michele Lombardo, segretario generale della Uil Abruzzo, si sta profilando un “tsunami industriale” che potrebbe travolgere l’intero comparto automotive in Europa. La causa principale sarebbe l’assenza di un piano industriale a scala europea che garantisca un futuro chiaro e stabile agli stabilimenti e ai lavoratori. La transizione verso l’auto elettrica, la pressione delle multe imposte dall’UE e la rigidità nel gestire prodotti e mercati stanno creando grandi difficoltà. In particolare, i paesi come Italia e Francia rischiano di subire le conseguenze più pesanti, sia in termini di perdita di posti di lavoro che di riduzione della produzione.
Lombardo richiama l’attenzione sull’importanza di una governance più flessibile, capace di modulare politiche e norme in base alle esigenze e alle caratteristiche dei diversi mercati. Senza questo, il settore rischia di collassare anziché evolversi. Il messaggio evidenziato non si limita a una mera constatazione di crisi ma sottolinea la necessità urgente di interventi concreti.
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Lombardo offre poi una lettura geopolitica della crisi. La Germania, ad esempio, avrebbe deciso di aumentare la produzione militare, guardando forse a una conversione parziale delle proprie fabbriche automotive in attività legate alla difesa. Questo tipo di spostamento produttivo non è nuovo se si considera la storia, come quando la Volkswagen fu trasformata per esigenze belliche nel 1939. Nel confronto europeo, la Spagna invece ha perso del tutto il suo marchio automotive, limitandosi oggi a produrre per conto terzi.
Italia e Francia rimangono così le uniche nazioni con marchi propri e con produzioni di auto all’interno dei propri confini. Questa situazione, secondo la Uil Abruzzo, porta a un rischio ancora più elevato per il sistema locale e nazionale, soprattutto in un contesto dove si sta assistendo a una forte spinta di auto cinesi sui mercati europei. Le scelte fatte dalle istituzioni e dai singoli paesi tracciano dunque un confine netto tra chi mantiene un settore industriale attivo e chi invece vede una progressiva riduzione e delocalizzazione.
Andamento delle immatricolazioni in italia nel primo semestre del 2025
Analizzando i dati Anfia di giugno 2025, emerge un quadro chiaro e preoccupante per i principali costruttori europei in Italia. Stellantis nel primo semestre ha registrato un calo del 32,9% delle immatricolazioni, scendendo da oltre 48 mila a poco più di 32 mila veicoli venduti. Renault ha avuto un decremento simile, del 30,6%, passando da oltre 22 mila a circa 15.500 unità.
Al contrario, il mercato delle auto elettriche cinesi segna una crescita impressionante. BYD ha aumentato le immatricolazioni da 138 a quasi 2 mila unità, pari a un +1284%, mentre Omoda, altro brand cinese, ha mostrato un’impennata addirittura del 5088%, salendo da una quantità quasi insignificante a quasi 1.300 auto vendute. Questi dati mettono in luce la trasformazione in atto nel mercato italiano, con il vecchio tavolo europeo che perde terreno davanti a nuovi attori emergenti.
L’impatto sull’industria e l’occupazione in abruzzo
L’industria automobilistica in Abruzzo ha un peso rilevante: oltre 28.000 lavoratori dipendono direttamente o indirettamente dal settore nel territorio regionale. Lo stabilimento Stellantis di Atessa rappresenta il fulcro di questa rete, che coinvolge anche molte aziende fornitrici di primo e secondo livello. La Uil Abruzzo sottolinea che le decisioni assenti o ritardate a Bruxelles e le dichiarazioni di Imparato hanno effetti molto negativi sul tessuto industriale regionale.
Il rischio è che senza interventi urgenti, il sistema produttivo abruzzese possa subire danni irreversibili. Si parla non solo di numeri, ma anche dell’intero equilibrio sociale legato all’occupazione e alla tenuta economica della regione. Questa situazione crea un clima di incertezza difficile da gestire per lavoratori, aziende e istituzioni locali.
La richiesta della uil abruzzo per un confronto istituzionale e sociale sul futuro del settore
Michele Lombardo ha chiamato tutte le parti coinvolte a rompere il silenzio e uscire dal clima di attesa e incertezza. Serve un dialogo aperto e vero tra le istituzioni nazionali e comunitarie, ma anche tra le rappresentanze sindacali e il mondo imprenditoriale. La proposta è di aprire un tavolo di confronto per mettere al centro la salvaguardia del patrimonio industriale e occupazionale legato all’automotive.
Lombardo ricorda che il sistema produttivo abruzzese non è solo un volano economico, ma rappresenta un nodo fondamentale per il benessere sociale e la coesione della regione. In questo senso, la mobilitazione deve coinvolgere la classe politica, le associazioni imprenditoriali e la società civile, unendo le voci per cercare soluzioni condivise.
Il grido d’allarme lanciato da Imparato non deve restare isolato. La sua eco deve arrivare fino alle sedi dove si decidono le strategie europee. Non solo per l’Italia o l’Abruzzo, ma per preservare un settore che resta centrale nell’economia del continente.