Confagricoltura Belluno festeggia 80 anni: tra sfide ambientali, innovazioni e futuro giovane in montagna

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Confagricoltura Belluno celebra 80 anni tra innovazione e sfide ambientali in montagna. - Gaeta.it

Armando Proietti

6 Settembre 2025

Confagricoltura Belluno ha celebrato otto decenni di attività con un evento a Modolo che ha riunito agricoltori, istituzioni e rappresentanti della montagna veneta. Il momento ha evidenziato i cambiamenti del settore agricolo locale, la sostenibilità, e il ruolo cruciale delle nuove generazioni per la sopravvivenza delle terre montane e delle loro tradizioni.

Ottant’anni di storia e trasformazioni nell’agricoltura bellunese

L’evento di Villa Miari Fulcis di Modolo ha sancito il traguardo degli 80 anni di Confagricoltura Belluno, un’organizzazione radicata nella realtà montana che ha accompagnato l’agricoltura locale attraverso molte fasi complesse. Il presidente Diego Donazzolo ha ricordato il passaggio da momenti difficili come la ricostruzione post-bellica fino al boom economico, arrivando alle sfide moderne della globalizzazione e della digitalizzazione.

L’agricoltura di precisione e l’uso di energie rinnovabili sono ormai applicate in diverse aziende locali, testimonianza pratica di un’attenzione crescente all’ambiente e a processi produttivi più competitivi. La provincia di Belluno mostra così un volto dell’agricoltura che si adatta ai tempi mantenendo un legame con la montagna e la sua biodiversità.

Donazzolo ha inoltre rivolto un messaggio ai giovani agricoltori presenti, sottolineando come la loro continuità nella coltivazione montana significhi preservare paesaggi e tradizioni che rischierebbero di scomparire con l’abbandono dei territori.

Criticità e opportunità per l’agricoltura di montagna: il ruolo della regione veneto

Durante la festa, l’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, ha messo in luce alcune delle difficoltà che gli agricoltori montani affrontano, tra cui le infrastrutture limitate, l’isolamento e i problemi legati alla fauna selvatica, in particolare la presenza crescente del lupo. Il tema dei grandi carnivori è riconosciuto come uno degli ostacoli più pressanti.

Alla stessa volta, Caner ha indicato alcune opportunità dettate dai cambiamenti climatici: alcune zone montane stanno diventando più adatte alla coltivazione, favorendo produzioni tipiche come i vigneti, il fagiolo di Lamon, il miele dolomitico, il latte e l’agnello dell’Alpago. La Regione Veneto ha destinato fondi per sostenere l’agricoltura montana, riconoscendone il valore per la tutela della biodiversità e per la qualità complessiva dell’agricoltura locale.

A breve verranno aperti bandi per facilitare nuovi insediamenti di giovani agricoltori e per il sostegno alle aziende casearie di montagna. Sono previste anche misure per migliorare l’igiene e la sanità delle malghe, elementi centrali per garantire prodotti di qualità e condizioni adeguate nella produzione agro-zootecnica.

L’impegno del parlamento per la montagna tra tradizione e innovazione

Il senatore Luca De Carlo, presidente della commissione Agricoltura, ha evidenziato le potenzialità del settore primario bellunese, considerandolo un campo con margini rilevanti di sviluppo e un valore ambientale da tutelare. Ha definito gli agricoltori “custodi dell’ambiente”, respingendo l’immagine spesso associata agli ambientalisti più distanti dalla realtà rurale.

In particolare, De Carlo ha citato l’eccellenza raggiunta nell’agricoltura biologica e nei progetti sulla biodiversità. Uno di questi, in corso nell’Agordino, riguarda la conservazione di semi antichi, strettamente legati alla tradizione locale. L’obiettivo resta la salvaguardia della montagna e delle sue colture tipiche, integrando la tradizione con strumenti contemporanei, come la digitalizzazione, che può portare a migliorare la produttività e la gestione delle risorse.

Il senatore ha sottolineato quindi come l’innovazione non debba sostituire, ma accompagnare il rispetto per il territorio e la cultura agricola delle aree montane.

Sfide sanitarie e politico-economiche per gli allevamenti e l’agricoltura di montagna

Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura, ha richiamato l’attenzione sulle difficoltà affrontate dagli agricoltori in montagna, soprattutto per le malattie che colpiscono gli allevamenti e le colture. I problemi sanitari vanno dalla peste suina alla dermatite nodulare contagiosa nei bovini fino alle fitopatie che minacciano le piante.

Oltre alle criticità di natura biologica, vi è una problematica politica e commerciale riguardante le normative europee. Giansanti ha messo in evidenza come molte regole imposte dall’Unione Europea, orientate alla riduzione o al divieto di principi attivi utilizzati in agricoltura, penalizzano i produttori. Questo rende difficile competere in un mercato globale, lasciando gli agricoltori con meno strumenti per difendersi da malattie e per mantenere la produttività.

L’analisi è stata accompagnata da un invito implicito a rivedere le politiche comunitarie in modo che considerino la realtà concreta dell’agricoltura montana e la sua centralità per il territorio e per le economie locali.

Il valore culturale dell’agricoltura: letture e riflessioni durante la celebrazione

La mattinata di festa ha incluso momenti culturali volti a sottolineare il legame tra agricoltura e identità territoriale. L’attrice Debora Caprioglio ha proposto una lettura di testi poetici che vanno dall’antichità fino all’epoca moderna, unendo le parole di Ovidio, Carducci e Tolstoj.

Il programma ha visto anche un approfondimento storico e sociologico con interventi di Edoardo Comiotto, giornalista e scrittore, Diego Cason, sociologo, Livio Viel, avvocato, e Serena Turrin, insegnante. Questi contributi hanno illustrato le radici profonde dell’agricoltura in montagna e le sue potenzialità attuali.

Il valore di raccogliere storie, cultura e saperi locali ha rafforzato l’idea che l’attività agricola nelle Dolomiti non sia solo produzione ma anche custodia di memoria, ambiente e comunità.