Condanna per i fratelli di origini nobili coinvolti nell'aggressione con il machete a Torino

Condanna per i fratelli di origini nobili coinvolti nell’aggressione con il machete a Torino

Due fratelli nobili, Pietro e Rocco Costanzia, condannati a Torino per aggressione con machete e coinvolgimento in traffico di droga, dopo un conflitto personale legato a gelosia.
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Nel 2023 a Torino, due fratelli nobili, Pietro e Rocco Costanzia, sono stati condannati per un’aggressione con machete legata a motivi personali e a un giro di droga. - Gaeta.it

Nel 2023 un ragazzo di 23 anni venne ferito gravemente con un machete in strada a Torino. L’episodio scosse la città e, dopo indagini approfondite, sono arrivati i verdetti per i due fratelli accusati dell’aggressione. Entrambi provengono da una famiglia con radici nobili, un dettaglio che ha acceso l’attenzione mediatica sul caso.

Sentenza e dettagli sulle condanne a pietro e rocco costanzia

A Pietro Costanzia, 25 anni, originario di Costigliole, la corte ha inflitto una pena di 12 anni e 6 mesi di reclusione. Il fratello Rocco, ritenuto complice nell’aggressione, è stato condannato a 8 anni e 10 mesi. La sentenza si basa sulle prove raccolte durante il processo che hanno confermato la responsabilità diretta di entrambi i fratelli nell’attacco con il coltello. Le modalità violente e la pianificazione dell’agguato sono state elementi chiave per la condanna. Le testimonianze e le immagini di videosorveglianza hanno contribuito a ricostruire l’accaduto con precisione. La gravità delle ferite riportate dalla vittima ha pesato nel giudizio finale. Il tribunale ha ritenuto la premeditazione e l’utilizzo di un’arma pericolosa come aggravanti fondamentali.

Movente dell’aggressione: un conflitto per questioni personali

Il movente individuato dagli inquirenti risiede nelle attenzioni che il giovane ferito aveva rivolto a un’amica di Pietro Costanzia. Questo ha generato un conflitto scatenante e la decisione di mettere in atto l’agguato. Non si è trattato dunque di una lite passeggera o casuale ma di un atto determinato da motivi personali e di gelosia. Il contesto in cui sono maturati i fatti fa emergere tensioni familiari e sociali legate a dinamiche relazionali tra i protagonisti. L’aggressione si è svolta in un luogo pubblico, a differenza di episodi simili che spesso avvengono in contesti privati. La scelta di utilizzare un machete ha ulteriormente aggravato la situazione perché ha aumentato il rischio di danni irreversibili. L’azione pianificata ha mostrato un’intenzione precisa di danneggiare seriamente la vittima.

Retroscena e collegamenti a un giro di stupefacenti emersi durante le indagini

Durante le indagini sulla vicenda sono venuti alla luce elementi che coinvolgono i due fratelli in attività legate alla droga. Nonostante il caso sia partito da una questione personale, gli inquirenti hanno scoperto un intreccio con un giro di stupefacenti che operava nell’area torinese. I dettagli delle intercettazioni e delle perquisizioni portate avanti dagli agenti hanno contribuito a svelare questi aspetti nascosti dietro l’aggressione. Il coinvolgimento nel traffico di droga non si limita a episodi isolati ma rappresenta una parte significativa del contesto in cui si muovevano Pietro e Rocco Costanzia. Questi elementi hanno pesato anche sul giudizio del tribunale, che ha considerato il quadro criminale complessivo. La vicenda mette in luce come fatti di violenza personale possano nascondere situazioni più ampie di illegalità nel territorio.

Iter giudiziario e attenzione pubblica

Le condanne ai fratelli Costanzia arrivano dopo un iter giudiziario che ha chiarito i ruoli e le responsabilità nel grave episodio di violenza. Il caso, seguito con attenzione sia a Torino sia in altre città, rivela le tensioni che possono nascere attorno a relazioni personali intrecciate a dinamiche illegali più complesse.

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