Il tema delle concessioni balneari è tornato alla ribalta a seguito di una sentenza importante del Consiglio di Stato. Il caso riguarda i titolari di concessioni identificate prima dell’entrata in vigore della direttiva europea Bolkestein e il loro diritto a mantenerle. La questione è finita in tribunale dopo che un Comune ha deciso di limitare la durata di alcune concessioni, suscitando forti dibattiti nel mondo degli imprenditori balneari.
La sentenza del consiglio di stato sulla durata delle concessioni balneari
Recentemente, il Consiglio di Stato ha pronunciato la sentenza n. 4014 del 2025, respingendo la tesi secondo cui le concessioni balneari rilasciate prima del 7 dicembre 2000, data di entrata in vigore della direttiva Bolkestein, sarebbero titoli perpetui. La controversia nasce dopo che un imprenditore di Sanremo ha contestato la decisione del proprio Comune di limitare la durata della concessione al 31 dicembre 2023, in linea con quanto previsto dalla legge nazionale 118/2022.
Il principio centrale affermato dal giudice amministrativo è che queste concessioni non possono essere considerate rapporti di durata indefinita. La legge italiana, infatti, ha recepito la direttiva europea rispetto alla necessità di regolamentare e rinnovare le concessioni entro scadenze precise per consentire procedure competitive e garantire la rotazione degli operatori. Già il Tar Liguria aveva confermato questo orientamento, respingendo il ricorso del concessionario, e la settima sezione del Consiglio di Stato ha ratificato tale decisione.
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Punto fermo nella disciplina balneare italiana
Questa pronuncia rappresenta un punto fermo nell’ambito della disciplina balneare italiana e mette in chiaro che il diritto acquisito prima della Bolkestein non comporta una titolarità a tempo indeterminato. Le amministrazioni locali sono quindi legittimate a imporre scadenze e a procedere con nuove gare, in applicazione della normativa nazionale e comunitaria.
L’impatto della sentenza sulle imprese balneari esistenti e i futuri bandi
La decisione del Consiglio di Stato ha un peso rilevante per gli operatori balneari che detengono concessioni storiche. Pur essendo titolari di diritti acquisiti prima della Bolkestein, questi concessionari dovranno fare i conti con la scadenza dei loro titoli e partecipare ai nuovi bandi pubblici nel momento in cui la concessione giunge a termine.
Questo cambia l’impostazione tradizionale che vedeva molti di loro considerarsi “proprietari a vita” di queste concessioni. Ora la platea degli operatori dovrà prepararsi a confrontarsi in gare pubbliche, dove le amministrazioni potranno valutare nuovi progetti, criteri di sostenibilità e trasparenza nella gestione.
La sentenza conferma inoltre il ruolo delle leggi nazionali, in particolare la legge 118 del 2022, quale strumento chiave per regolare le tempistiche e i meccanismi di rinnovo o rilascio delle concessioni per gli stabilimenti balneari, uniformandoli ai requisiti europei.
Il contenzioso tra l’imprenditore di sanremo e il comune
Il caso che ha sollevato l’intera questione riguarda una società di Sanremo che ha impugnato la delibera comunale di limitazione della durata della sua concessione balneare al 31 dicembre 2023. Gli avvocati dell’impresa hanno sostenuto che, essendo la concessione nata prima del 7 dicembre 2000, essa dovesse essere considerata a durata indefinita, impedendo così qualsiasi limitazione temporale.
Il Tar Liguria aveva già respinto questa tesi ritenendo la normativa nazionale conforme ai principi europei. Il Consiglio di Stato ha poi confermato la decisione del tribunale amministrativo, motivando che le concessioni devono essere gestite in coerenza con la direttiva Bolkestein e la legge di recepimento italiana.
Questa conferma da parte del massimo organo per il diritto amministrativo italiano segna una chiara smentita definitiva a qualunque interpretazione che riconoscesse una titolarità perpetua delle concessioni balneari rilasciate prima della direttiva.
Riferimento nazionale per altri contenziosi
Il caso di Sanremo diventerà quindi un riferimento preciso per le altre realtà italiane, spesso interessate da contenziosi simili e da richieste di proroga o riconoscimento eterno di titoli ormai scaduti.
Prospettive e scenari futuri per il comparto balneare
A seguito di questa sentenza, il settore balneare è chiamato a una fase di rinnovamento. Le amministrazioni pubbliche avranno il compito di bandire gare trasparenti per l’assegnazione delle concessioni, introducendo criteri che valutino non solo l’esperienza ma anche l’attenzione alla tutela ambientale e al valore aggiunto per il territorio.
Gli operatori invece devono prepararsi a competere su un mercato più regolamentato, investendo in qualificazione e innovazione. Il rafforzamento della concorrenza aprirà la strada a una gestione più moderna e sostenibile delle spiagge italiane, allineata alle norme comunitarie.
Questa evoluzione segna una nuova stagione per il turismo costiero. Non più diritti acquisiti a tempo indeterminato, ma un mercato pubblico regolato in cui lo Stato e i Comuni hanno il ruolo di garanti dell’interesse collettivo e della valorizzazione delle risorse balneari.