Negli ultimi anni, il modo in cui gli italiani cercano e recepiscono le notizie ha subito trasformazioni importanti. La scelta degli strumenti digitali è comune ma spesso non coincide con la fiducia reale nelle fonti. I dati raccolti da una ricerca di maggio 2025 disegnano un quadro complesso del rapporto tra cittadini e informazione, con profonde implicazioni per la società e la comunicazione. È emerso, infatti, che la maggioranza dedica poco tempo ogni giorno a informarsi seriamente, pur riconoscendo il valore delle notizie. Le difficoltà nella verifica e nella distinzione tra vero e falso costituiscono un nodo centrale di questa nuova sfida.
Mezzi di informazione preferiti e tempo dedicato alle notizie
L’indagine ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.023 persone tra i 18 e 70 anni residenti in Italia. È emerso che, nonostante il 68,4% degli intervistati consideri importante l’informazione quotidiana, ben il 63,5% trascorre meno di trenta minuti al giorno per aggiornarsi su ciò che accade in Italia e nel mondo. Un terzo di questi riduce questo tempo a venti minuti o anche meno, mentre solo il 13,4% supera l’ora di consultazione quotidiana.
Canali di informazione più utilizzati
In termini di canali, la televisione mantiene il ruolo principale, utilizzata regolarmente dal 70,8% del campione. Seguono gli scambi con familiari, amici e conoscenti , i social network e i servizi di messaggistica tramite canali dedicati . Questi ultimi hanno guadagnato terreno soprattutto negli ultimi anni e rappresentano un grande cambiamento nel modo in cui si diffondono le notizie.
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Gli aggregatori di news e i siti web superano la diffusione dei quotidiani tradizionali e delle riviste sia in versione stampata che online . Podcast e video registrano una crescita , anche se rimangono meno frequentati della radio . Tuttavia, gli utenti tendono a vedere podcast e video più come intrattenimento che come fonti di informazione seria. Lo scenario mostra quindi una frattura tra l’accesso rapido e variegato alle notizie e il tempo limitato dedicato ad approfondire.
Percezione di affidabilità delle fonti e ruolo dei divulgatori scientifici
I dati rivelano un divario tra frequenza d’uso delle fonti e grado di fiducia. La televisione e i quotidiani appaiono come le fonti più affidabili, segnalate rispettivamente dal 42,3% e dal 40,8% degli intervistati. Al contrario, amici e conoscenti – pur essendo tra le fonti più utilizzate – raccolgono appena il 29% di fiducia, una percentuale simile a quella assegnata ai portali internet e agli aggregatori di notizie .
Interessante risulta la preferenza per le notizie diffuse da esperti che non siano giornalisti, come scienziati, ricercatori e docenti: questi vengono ritenuti più attendibili rispetto ai giornalisti . Questo fenomeno traduce una crescente attenzione verso competenze specifiche e una ricerca di autorevolezza tecnica, forse legata al desiderio di superare la complicazione del flusso informativo attuale.
Fiducia nelle figure pubbliche digitali
Influencer, youtuber e tiktoker, invece, ottengono solo l’8,2% di fiducia, mentre personaggi pubblici raggiungono il 17,6%. Particolarmente bassi sono pure i livelli di affidabilità assegnati ai politici e rappresentanti istituzionali , segno di una generale diffidenza nelle fonti legate al potere.
La sfida della verifica: fake news e atteggiamenti degli utenti
Quasi 6 italiani su 10 dichiarano di aver letto notizie che hanno sospettato fossero false. La difficoltà nel distinguere il vero dal falso è percepita soprattutto come un problema medio: il 41,7% definisce questa verifica “così così”, mentre per il 34,2% è “abbastanza difficile”. Solo il 6,9% lo trova molto complicato. Non a caso, ben l’83,8% riconosce di aver creduto a notizie false almeno una volta, con il 10,3% che ammette di averlo fatto più volte. Quasi la metà ha condiviso informazioni poi risultate non corrette.
Reazione a fonti diverse quando la notizia contraddice le convinzioni
Quando una notizia contraddice le convinzioni personali, la maggioranza tende comunque a controllare con altre fonti, sia se l’origine è un giornalista sia nel caso di un influencer . Inizialmente, però, la diffidenza varia: solo il 7,1% dubita subito di una notizia divulgata da un giornalista, mentre la percentuale sale al 24,5% se la notizia proviene da un influencer. Questi dettagli mostrano quanto il soggetto che diffonde il messaggio influenzi la reazione immediata degli utenti.
Poteri economici e politici: chi influenza il flusso delle notizie
Secondo il campione, a controllare e orientare le notizie “di parte” o false sono in primo luogo i poteri economici e politici italiani . Molti ritengono che anche le piattaforme social abbiano un ruolo rilevante nel plasmare il contenuto dell’informazione, seguite dai poteri politici esteri . Questa percezione evidenzia un diffuso senso di manipolazione che riguarda diversi attori nel sistema informativo contemporaneo.
La maggioranza del pubblico chiede maggiori regole per chi diffonde notizie online: il 62,3% vorrebbe che le norme deontologiche applicate ai giornalisti valessero per chiunque comunichi attraverso i media digitali. Non meno significativo è il fatto che metà degli intervistati sospetti un mancato rispetto di queste regole anche da parte di molti giornalisti.
Controllo e supervisione delle notizie
Le piattaforme che supervisionano le notizie causano preoccupazioni. Il 65% degli utenti vorrebbe che chi controlla le notizie fosse scelto senza pregiudizi. Il 60,8% teme invece che affidare questa funzione al pubblico possa portare a errori o manipolazioni.
I rischi della personalizzazione e dell’intelligenza artificiale nell’informazione
La personalizzazione dei contenuti online è un tema sentito: il 70% degli italiani sa che siti e portali propongono notizie secondo le abitudini e preferenze individuali. Questa pratica suscita più timori che vantaggi. Il 59,9% osserva che la personalizzazione tende a rafforzare opinioni già esistenti, mentre il 61,8% denuncia che limita l’accesso a informazioni più ampie e diverse. Solo il 40,7% ritiene che negli ultimi anni l’esperienza online aiuti a trovare facilmente notizie importanti.
L’uso dell’intelligenza artificiale nella raccolta e sintesi delle notizie viene visto con sospetto. Il 58,4% teme che le informazioni generate non siano precise, mentre il 57% giudica a rischio la verifica diretta delle fonti. Solo il 37,9% considera utile l’intervento dell’IA nel facilitare l’accesso alle informazioni da parte degli utenti.
Riflessioni di chi guida il dibattito sull’informazione in italia
Pasquale De Palma, presidente di Inc, ha sottolineato l’importanza di riflettere su questi dati per la comunicazione di aziende e organizzazioni. In un contesto dove molte persone hanno difficoltà a riconoscere le notizie false, il rischio di danni alla reputazione è elevato, anche a causa della combinazione di algoritmi, IA e condivisioni non critiche.
Paolo Mattei, vicepresidente di Inc, ha ricordato che la disintermediazione dell’informazione rappresenta un pericolo per le democrazie. Questo fenomeno viene alimentato da poteri politici, economici e interessi delle piattaforme, che spesso perseguono scelte lontane dalla verità. A quel punto, emerge l’urgenza di risposte concrete sul piano regolatorio e culturale.