Cheese 2025 a Bra: la sfida dei produttori di formaggi a latte crudo contro le nuove linee guida del ministero della salute

Cheese 2025 a Bra: la sfida dei produttori di formaggi a latte crudo contro le nuove linee guida del ministero della salute

Cheese 2025 a Bra affronta le nuove linee guida del ministero della salute sul rischio STEC, mettendo a rischio la tradizione dei formaggi a latte crudo e il futuro dei produttori artigianali piemontesi.
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Cheese 2025 a Bra affronta il dibattito sulle nuove norme del ministero della salute per il formaggio a latte crudo, mettendo a rischio tradizioni casearie artigianali e valorizzando il confronto tra produttori, istituzioni e Slow Food. - Gaeta.it

Cheese 2025 torna a Bra dal 19 al 22 settembre con un focus che va oltre la semplice celebrazione del formaggio a latte crudo. La manifestazione si conferma punto di riferimento per piccoli produttori italiani e internazionali, ma stavolta si accende uno scontro acceso sulle nuove regole del ministero della salute pensate per contenere i rischi derivanti dal batterio STEC nelle produzioni artigianali. Questi provvedimenti, giudicati troppo restrittivi da molti, rischiano di alterare profondamente la filiera e mettere a rischio una tradizione casearia plurimillenaria.

Le linee guida del ministero della salute e le preoccupazioni dei produttori artigianali

Il ministero della salute ha pubblicato recentemente le linee guida per la gestione del rischio STEC nei formaggi a latte crudo. Queste prevedono controlli rigorosi e procedure che molti piccoli produttori faticano a sostenere, specialmente quelli che lavorano in alpeggio o con risorse limitate. Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, ha descritto questa situazione come una minaccia per le competenze tradizionali, arrivando a sottolineare che la rigidità delle norme metterebbe praticamente fuori gioco i formaggi a latte crudo, un patrimonio italiano unico.

Ha spiegato che tali norme, pur nate per tutelare la salute pubblica, rischiano di cancellare un tessuto artigianale che produce biodiversità, cultura e salvaguardia del territorio. I produttori si trovano in difficoltà nel conciliare la “sacralità” della salute con quella di una produzione che è anche custode di tradizioni antiche. Come esempio concreto, molti piccoli caseifici non potrebbero reggere i costi e i limiti imposti, obbligandoli a passare al latte pastorizzato, con un impatto significativo sulla qualità e autenticità del prodotto.

Cheese come agorà per il dibattito e la difesa del formaggio a latte crudo

A Cheese 2025 la questione ha trovato spazio al centro del dibattito pubblico. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha ribadito il ruolo della manifestazione come luogo di confronto dove si incontrano produttori da tutto il mondo. Durante la presentazione dell’evento a Bra, sono intervenuti anche Paolo Bongioanni, assessore all’agricoltura e al cibo della regione Piemonte, e Mattia Amich, produttore di Roccaverano DOP.

Amich ha rappresentato le preoccupazioni dei piccoli produttori, evidenziando come le nuove linee guida potrebbero portare a una crisi irreversibile per attività storiche, soprattutto in Piemonte. Ha raccontato la sua esperienza di giovane imprenditore che ha scelto di lasciare un lavoro in meccanica per rilanciare la tradizione casearia locale. Secondo Amich, non servono ulteriori norme, ma un lavoro di sensibilizzazione dei consumatori più fragili e una collaborazione con le autorità sanitarie che già applicano sistemi di controllo rigorosi e senza eguali nel mondo.

Questo scambio ha confermato la necessità di affrontare il tema STEC senza sacrificare i valori e le tecniche che hanno contribuito a creare l’identità gastronomica e culturale della zona.

Le conseguenze economiche e culturali delle nuove norme per i produttori piemontesi

Il rischio concreto esposto da Mattia Amich riguarda la chiusura di molte aziende agricole, con un impatto profondo sul tessuto economico locale e sul turismo enogastronomico. Le aziende che producono Roccaverano DOP lavorano principalmente con latte crudo di capra e rappresentano un modello consolidato e riconosciuto ormai da oltre 40 anni.

L’imposizione di regole troppo rigide potrebbe interrompere un percorso di valorizzazione fatto a partire dal 2000, quando il Presidio Slow Food ha promosso il rilancio di questo formaggio. L’eventuale passaggio al latte pastorizzato modificherebbe il prodotto in modo sostanziale, con conseguenze non soltanto commerciali ma anche culturali, vanificando l’impegno delle nuove generazioni di casari.

Il tema va oltre il singolo prodotto: interessa la tutela del paesaggio rurale, della biodiversità animale e vegetale e delle identità locali legate alla trasformazione del latte in formaggio secondo metodi consolidati.

Slow food e le autorità regionali chiamate a difendere il patrimonio caseario piemontese

Carlo Petrini ha richiamato l’attenzione sul paradosso che vede negli Stati Uniti produttori di formaggi a latte crudo protetti e incoraggiati, mentre in Italia si rischia invece il contrario. Ha ricordato che la mancata tutela potrebbe favorire l’ingresso sul mercato nazionale di formaggi esteri, minando un mercato e una tradizione che invece dovrebbero essere difesi.

Sul fronte istituzionale, Paolo Bongioanni ha assicurato che la regione Piemonte ha già avviato un protocollo per salvaguardare le sue produzioni DOP. Il suo obiettivo è evitare che le nuove disposizioni mettano in difficoltà produttori artigianali, mantenendo salda la tutela della salute pubblica.

Bongioanni ha fissato già prima di Cheese l’intenzione di arrivare a un confronto con tutte le parti interessate, per trovare un equilibrio che non sacrifica né la sicurezza né la sopravvivenza di una filiera fondamentale per il territorio.

Cheese 2025 come vetrina e occasione di confronto tra tradizione e norme sanitarie

L’edizione 2025 del festival Cheese si annuncia ricca di eventi e assaggi, con migliaia di formaggi provenienti da tutto il mondo, ma anche con riflessioni su temi delicati legati alla sopravvivenza delle produzioni a latte crudo. Dopo il calo dovuto alla pandemia, l’evento ha ripreso la sua forza coinvolgendo oltre 400 espositori nel 2023.

Alberto Cirio, presidente della regione Piemonte, ha ribadito l’importanza di Cheese per il territorio, definendolo una manifestazione che coniuga cultura, agricoltura e identità. Ha sottolineato che la regione continuerà a sostenere la manifestazione, in quanto strumento efficace per raccontare il Piemonte in Italia e nel mondo e per difendere le sue eccellenze casearie.

Cheese resta dunque non solo un momento di festa e di assaggio ma uno spazio per portare al centro dell’attenzione nazionale temi fondamentali sul futuro dei piccoli produttori a latte crudo.

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