L’assedio di Ceri nel 1503 rappresenta un episodio significativo nella storia del potere pontificio e delle lotte territoriali dell’epoca. All’interno di questo scontro, emerse una presenza insolita ma decisiva: Leonardo da Vinci, coinvolto come ingegnere e consulente militare. Un’iniziativa guidata da Cesare Borgia per consolidare il controllo sui territori vicini a Roma, che racconta di battaglie, strategie e figure storiche di rilievo tra politica e guerra rinascimentale.
Il contesto politico e militare dell’assedio di ceri
Nel primo trimestre del 1503 il ducato di Ceri, un piccolo feudo strategico alle porte di Roma, divenne l’oggetto di un assedio voluto da Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI. Il territorio, pur protetto dalla potente Francia, era percepito come una realtà troppo autonoma rispetto al controllo diretto dello stato pontificio. Roma, capitale e cuore delle terre del papa, non poteva tollerare un enclave che sfuggisse a un dominio organico. Per questo motivo Papa Alessandro VI, assieme al figlio, decise di sottrarre Ceri con la forza, mirando soprattutto alla sua rocca militare posta su una collina a 105 metri di altitudine.
Difesa e resistenza degli orsini
Renzo da Ceri, nome d’arte di Lorenzo Orsini, difendeva il ducato con un manipolo di soldati. Orsini deteneva anche altre signorie, ma la sua posizione rappresentava un ostacolo per Cesare Borgia che, con l’aiuto delle sue truppe mercenarie, known come il Duca Valentino, intraprese l’assalto. La rocca di Ceri era un bastione difficile da espugnare, un punto focale per controllare tutta la zona circostante. L’assedio durò oltre 36 giorni, segno della resistenza tenace degli Orsini e dell’importanza data alla conquista.
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La guerra in quegli anni era anche un teatro di alleanze e potenze esterne, dove la Francia, con Luigi XII, dava peso e protezione alle realtà come quella di Ceri. Il fatto che il Re di Francia intervenne per salvare la vita di Lorenzo Orsini dopo la resa evidenzia la complessità geopolitica che agrava ulteriormente le tensioni con il papato.
Il ruolo di leonardo da vinci in veste di ingegnere militare e stratega
Leonardo da Vinci entrò nella scena politico-militare di Cesare Borgia quando, nel maggio del 1502, accettò il titolo di “architecto et ingegnere generale”. Il suo compito era di valutare militarmente i luoghi e le fortezze sotto il controllo pontificio, suggerendo modi per migliorarne la difesa e, se necessario, l’attacco. Le sue competenze erano richieste proprio per le capacità di misurare e progettare strutture, non esclusi sistemi di assedio o difesa.
Tecnologie offensive all’assedio
Quando iniziò l’assedio di Ceri, Leonardo era ancora al fianco di Cesare Borgia; l’assedio si svolse tra il 4 marzo e l’8 aprile 1503, un periodo durante il quale il genio di Vinci partecipava attivamente, non solo come osservatore ma anche proponendo tecnologie offensive. I cannoni pontifici spararono ben 6000 colpi contro la fortezza, accompagnati da proiettili incendiari probabilmente lanciati tramite macchine da guerra progettate o migliorate proprio da Leonardo. Le catapulte adattate alle esigenze belliche di allora dimostrano la sua capacità di tradurre ingegno tecnico in pratica bellica.
Leonardo, nato ad Anchiano, non a Vinci come spesso si crede, non era solo un ingegnere di fortificazioni ma anche un inventore di polveri da sparo, mappe dettagliate per facilitare gli spostamenti dell’esercito e strumenti per la guerra subacquea, tutti elementi rilevanti nella preparazione e nello svolgimento dell’assedio. La sua permanenza accanto a Valentino significò un ruolo da consulente fidato, tanto da accompagnarlo direttamente in missioni militari complesse come quella di Urbino.
Cesare borgia e leonardo: alleanze, scontri e vite intrecciate
Cesare Borgia veniva da una famiglia potente e controversa: figlio illegittimo del papa Alessandro VI, era noto per la sua spietatezza e abile uso della forza. Il soprannome Duca Valentino gli venne dal titolo nobiliare acquisito sposando Charlotte d’Albret, una nobildonna francese, ulteriore legame verso la Francia che condizionò molti degli eventi politici dell’epoca. Il padre, Pietro Roderic Llancol de Borja, era una figura controversa e fortemente coinvolta nella politica vaticana, con una debolezza paterna per i figli Cesare e Lucrezia, personaggi centrali della vita rinascimentale.
Durante la conquista e l’assedio di Ceri, i rapporti tra poteri, persone e territori si fecero intricati. Lorenzo Orsini, alla ducal rocca, rifiutò di cedere immediatamente ma, una volta sopraffatto, fu risparmiato grazie all’intercessione francese. Questo fu un caso raro considerata la consuetudine di Cesare Borgia, il quale non esitava a usare la morte come punizione per i nemici. La presenza francese costrinse a un compromesso impronunciabile.
Il legame tra Cesare Borgia e Leonardo da Vinci fu intenso ma ebbe termine nel maggio del 1503, qualche settimana dopo la fine dell’assedio di Ceri. Leonardo, che aveva anche stretto amicizia con Niccolò Machiavelli, seguì ancora da vicino i movimenti di Cesare, partecipando agli scontri e agli assedi che ampliarono i domini pontifici fino a raggiungere l’Adriatico.
Ultime tappe di leonardo da vinci dopo l’assedio
Dopo aver lasciato Cesare Borgia, Leonardo da Vinci continuò la sua attività di ingegnere e scienziato anche vicino Roma, dove si dedicò a progetti civili importanti. Nel 1514, studió il prosciugamento delle paludi pontine, immaginando un sistema di canalizzazioni per bonificare territori allora inabitabili. Allo stesso tempo lavorò sulla sistemazione del porto di Civitavecchia, considerandone le correnti marine e l’effetto della marea, una dimostrazione delle sue competenze idrauliche e fisiche.
Questi studi furono commissionati dal papa Leone X che affidò i lavori a Giuliano de’ Medici, imprenditore e uomo di potere deciso a intraprendere lavori infrastrutturali su vasta scala. Leonardo progettò la fase iniziale di questi lavori, ma non poté vedere la loro realizzazione a causa delle morti premature di Leone X e Giuliano. Il suo interesse per ingegneria, idraulica e innovazioni non si fermò mai, malgrado i limiti imposti dalle circostanze storiche.
Leonardo morì il 2 maggio 1519 nel castello reale di Cloux vicino ad Amboise, in Francia, con Francesco I, re francese, presente al suo capezzale. La sua morte chiuse un’epoca di genio e creatività che aveva segnato profondamente la storia dell’arte, della scienza e anche della guerra. La sua presenza all’assedio di Ceri resta un dettaglio poco noto ma emblematico del suo ruolo nella storia rinascimentale e nella politica militare del tempo.