Ceri tra geologia, storia medievale e leggende: un borgo sospeso nel tempo

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Ceri, un borgo tra storia, natura e mistero. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

13 Settembre 2025

Il borgo di Ceri, nel Lazio, presenta tracce geologiche, storiche e culturali che raccontano un passato ricco e complesso. Questo paese arroccato si distingue per la sua posizione particolare, una recente assegnazione di fondi pubblici e un intreccio di storie e misteri legati a epoche lontane, offrendo spunti per chi vuole approfondire l’evoluzione di queste terre.

La posizione geografica e l’ambiente naturale che modellano Ceri

Ceri si mostra improvvisamente dopo una curva stretta, immerso in un paesaggio dominato da boschi e coltivazioni, elementi che definiscono il carattere della zona. L’area circostante unisce una vegetazione fitta a una tradizione agricola ancora attiva, creando un contesto ambientale distintivo che contribuisce a preservare l’identità del borgo.

La rocca di Ceri si eleva verticalmente per oltre cento metri rispetto al piano sottostante, configurandosi come una struttura fortificata naturale. L’accesso al borgo avviene tramite una strada tortuosa a senso unico alternato, regolata da semafori che gestiscono il traffico in salita e discesa, conferendo all’ingresso un aspetto quasi scenografico. Questo sistema controlla il flusso dei veicoli, tutelando le vie strette e antiche.

Le origini geologiche: il vulcano Sabatino e le sue formazioni piroclastiche

Il territorio su cui sorge Ceri si è formato grazie all’attività del vulcano Sabatino, oggi rappresentato dal lago di Bracciano. Le colate piroclastiche generate da questa intensa attività vulcanica hanno dato origine alle piattaforme di Ceri e della vicina Cerveteri. Tra queste si distingue la formazione di ignimbrite, caratterizzata dal tufo rosso mescolato a scorie vulcaniche, con uno spessore massimo di circa quindici metri.

Questi sedimenti hanno modellato un paesaggio particolare, creando una base solida e duratura su cui si sono sviluppati insediamenti umani. I materiali vulcanici sostengono così non solo la storia naturale della zona, ma anche quella umana, stabilendo un legame visibile tra natura e civiltà.

Sviluppi Storici: dalle origini etrusche al Medioevo

Il passato di Ceri è legato alla cultura etrusca, anche se non è certo che il “Popolo che Sorride” abbia abitato direttamente sulla rocca. L’accesso al borgo, definito “a tagliata etrusca”, suggerisce un’origine antica, ma la documentazione storica riguarda un periodo successivo.

Il villaggio di Ceri come lo conosciamo risale al 1236, quando il borgo assunse il nome di Caere Novum. Questa denominazione deriva dall’arrivo degli abitanti sfollati di Caere, l’attuale Cerveteri, in un momento di difficoltà. Il castello fu costruito allora con funzioni difensive, compresi corpi di guardia sopra la porta d’ingresso, a protezione da eventuali attacchi.

Le mura merlate che circondano il borgo conservano tracce di colpi di spingarda, segni delle battaglie che hanno segnato la sua storia militare. Tra queste spicca l’assedio di 36 giorni guidato da Cesare Borgia, detto il Valentino, figlio di papa Alessandro VI, che attaccò il paese con l’uso di cannoni. A questo episodio è legato il coinvolgimento tecnico di Leonardo da Vinci, chiamato a progettare le difese con soluzioni militari.

Il susseguirsi dei signori e il patrimonio feudale

Dopo il dominio normanno, Ceri passò attraverso diverse famiglie nobiliari, ciascuna con la propria influenza. Prima gli Anguillara, poi gli Alberteschi, seguiti dai Cesi, e successivamente gli Orsini, i Borromeo e gli Odescalchi. L’ultima grande casata proprietaria del territorio è quella dei Torlonia, che ancora oggi detiene ampie porzioni di terra.

Questo continuo passaggio di signorie ha contribuito a modellare l’aspetto architettonico e sociale del borgo. Le tracce delle varie famiglie si riflettono nelle strutture e nelle tradizioni locali, mantenendo sempre la funzione di presidio militare e centro rurale di controllo territoriale.

Leggende e misteri legati a Papa Felice II e al borgo

Tra le storie tramandate a Ceri spicca la figura di Felice II, arcidiacono del IV secolo indicato come antipapa da alcuni storici. Nominato da Costanzo II, imperatore romano, divenne papa in un periodo di tensioni tra potere imperiale e autorità ecclesiastica. Morì decapitato proprio a Ceri il 22 novembre del 365 d.C.

La sua memoria è importante per gli abitanti del borgo, dove è venerato come patrono con una festa celebrata ogni 29 luglio. I resti di Felice II sono conservati nella chiesa della Madonna di Ceri, dopo essere stati inizialmente sepolti in una tomba etrusca nel luogo del martirio. La chiesa di San Felice, che sorgeva sul sito originario, versa oggi in condizioni di degrado.

Due leggende circondano la figura di Felice II. La prima racconta che i buoi incaricati di trasportare le sue spoglie verso Roma si rifiutarono di muoversi, interpretato come un segno. La seconda si riferisce al periodo di papa Gregorio XIII, quando si aprì il sarcofago del santo per verificarne l’autenticità. All’interno del corpo si sarebbe trovata l’iscrizione “Papa e Martire”, a conferma della sua santità e legittimità.

Il borgo di Ceri conserva così strutture fortificate, memorie di assedi e un intreccio di storia e mito che riflette il rapporto tra potere terreno e influenza spirituale, rendendolo un luogo di interesse culturale e storico nel cuore del Lazio.