Il 29 giugno 2025 si celebrano i 100 anni dalla nascita di giorgio napolitano, figura centrale della politica italiana degli ultimi decenni. Leader del partito comunista, ministro, presidente della Camera e infine presidente della Repubblica, napolitano ha lasciato un’impronta profonda nella storia italiana. Le celebrazioni ufficiali si svolgeranno al Senato con un convegno che ripercorrerà le tappe fondamentali della sua lunghissima carriera, con la partecipazione del presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella.
Gli inizi e l’impegno politico nei primi decenni
giorgio napolitano nasce a napoli il 29 giugno 1925 e si laurea in giurisprudenza all’università di napoli nel 1947 con una tesi in economia politica. Già da studente aderisce al movimento antifascista e a vent’anni si iscrive al partito comunista italiano, segnando l’inizio di un percorso politico che durerà oltre sette decadi. Nel 1953 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, seggio che manterrà quasi ininterrottamente fino al 1996, rappresentando la circoscrizione di napoli. In quegli anni, si distingue per le sue posizioni rigorose e l’impegno nelle commissioni parlamentari.
Nel 1992, in un momento particolarmente delicato per l’Italia segnata da tangentopoli, napolitano assume la presidenza della Camera. In questa veste si mostra vigile nel difendere il ruolo autonomo del parlamento, soprattutto in risposta alle richieste di documentazione da parte della magistratura, che rischiavano di compromettere i principi di separazione dei poteri. Questo atteggiamento gli consente di ottenere formali scuse dal procuratore di milano, dimostrando attenzione alla salvaguardia delle prerogative parlamentari. Durante questo biennio, nel contesto delle grande crisi politica, napolitano vive anche momenti difficili a livello personale, come il suicidio del deputato socialista sergio moroni.
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La guida della camera nei momenti difficili e il confronto con il governo berlusconi
Nel biennio alla presidenza della camera, napolitano si trova a gestire una fase politica segnata dall’entrata in scena del governo di silvio berlusconi. Durante il dibattito sulla fiducia, disegna i confini di un rapporto corretto tra maggioranza e opposizione, invitando ad un confronto istituzionale serio e rispettoso nel parlamento. Sottolinea che l’opposizione non deve impedire l’attività governativa ma deve esigere rispetto dei propri diritti, contribuendo così a un dibattito costruttivo. Quel discorso suscita attenzione e anche una stretta di mano con berlusconi che diventa simbolo di una possibile convivenza civile tra schieramenti politici diversi.
L’importanza di questa apertura la evidenzia gianni letta, sottosegretario di berlusconi, che ne ricorda l’impatto durante il funerale di napolitano. Il presidente uscente rappresenta così un esempio di equilibrio tra spinte politiche antitetiche. Dopo questo incarico napolitano torna ai ruoli di partito e istituzioni, preparandosi per altre tappe della sua carriera.
Il pci, i rapporti internazionali e il viaggio negli stati uniti
All’interno del partito comunista italiano, napolitano ricopre incarichi rilevanti fin dagli anni cinquanta. Segretario delle federazioni di napoli e caserta, membro del comitato centrale dal 1956, si occupa in particolare di politica meridionale, politica economica e relazioni internazionali. Negli anni della solidarietà nazionale e nella stagione della trasformazione del pci, prende parte alla direzione del partito e nel 1989 viene nominato ministro degli esteri del governo ombra fondato da achille occhetto.
Rappresentante della corrente migliorista, la più moderata, lavora per mantenere il dialogo con il psi e curare le relazioni con i partiti socialisti europei e democratici americani. Il suo ruolo internazionale si accentua con un viaggio negli stati uniti, un evento storico per un dirigente comunista italiano in quegli anni. Dopo un rifiuto iniziale del visto da parte di henry kissinger nel 1975, riesce a recarsi in america nel 1978, con il sostegno del presidente del consiglio giulio andreotti. Quel viaggio apre nuovi canali di dialogo durante il periodo del compromesso storico in italia.
Nel 2015, kissinger lo premia con un riconoscimento speciale per il suo contributo alla democrazia italiana e alla collaborazione transatlantica, sottolineando il rispetto per la sua figura e il suo impegno per i diritti umani.
Incarichi istituzionali e la presidenza della repubblica
Dopo il lungo impegno parlamentare, nel 1996 napolitano entra nel governo come ministro dell’interno nel primo esecutivo guidato da romano prodi. Insieme alla ministra livia turco, introduce la legge sull’immigrazione che istituisce i centri di permanenza temporanea, un provvedimento che segna una nuova fase nella gestione dei flussi migratori in italia. Nel 1999 passa al parlamento europeo, ruolo che aveva già ricoperto nel periodo 1989-1992, svolgendo attività istituzionale su temi internazionali.
Il 23 settembre 2005 viene nominato senatore a vita da carlo azeglio ciampi. Pochi mesi dopo, il 10 maggio 2006, viene eletto presidente della repubblica con un’ampia maggioranza del centrosinistra, ottenendo 543 voti. Con un mandato definito dal new york times “the quiet power broker”, napolitano si afferma come un garante della stabilità istituzionale, intervenendo nei momenti più critici della politica italiana. Uno di questi è l’autunno 2011, quando la crisi finanziaria porta all’uscita di scena del governo berlusconi e la nascita di un esecutivo tecnico guidato da mario monti, supportato da una larga maggioranza parlamentare.
Il suo rapporto con il premier monti si inserisce in una stagione di grande tensione ma anche di impegno per preservare la democrazia italiana. gianni letta ha ricordato più volte la capacità di napolitano di superare le differenze con berlusconi mantenendo rapporti civili e rispettosi, nonostante la diversità di visioni politiche e i momenti di conflitto.
La rielezione, le riforme e l’eredità istituzionale
La maggioranza parlamentare che sostiene monti si sfilaccia nel 2013, dopo le elezioni politiche che consegnano una situazione di stallo. Dopo il fallimento delle candidature di franco marini e romano prodi alla presidenza della repubblica, napolitano accetta la richiesta di restare al quirinale. Il 20 aprile 2013 viene così rieletto con 738 voti, diventando il primo presidente della repubblica riconfermato dopo il mandato settennale nella storia italiana.
Nell’atto di giuramento davanti al parlamento riunito, napolitano denuncia il fallimento delle riforme costituzionali e lancia un appello per interventi urgenti, necessari per assicurare la sopravvivenza e il progresso della democrazia e della società italiana. Da quell’impegno nasce il governo di larghe intese guidato da enrico letta. Napolitano mantiene questo ruolo fino al 14 gennaio 2015, data in cui lascia la carica presidenziale, aprendo una nuova fase politica.
Rapporti con la chiesa e momenti simbolici
Nel corso del settennato, napolitano instaura un rapporto intenso e rispettoso con la chiesa cattolica. I colloqui con papa benedetto xvi e il concerto in vaticano del 4 febbraio 2013, in occasione dei patti lateranensi, rimangono episodi significativi. In un articolo per l’osservatore romano, napolitano aveva definito il rapporto con benedetto xvi come una delle esperienze più significative del suo mandato.
Anche con papa francesco il dialogo è profondo. Quando le condizioni di salute di napolitano peggiorano gravemente, il pontefice prega per lui durante un’udienza generale pubblica, definendolo “servitore della patria”. A sorpresa, papa francesco si presenta alla camera ardente allestita in senato e si sofferma in silenzio davanti al feretro, a testimonianza del legame umano e istituzionale tra i due.
Una vita dedicata alla politica e alle istituzioni italiane
giorgio napolitano lascia un segno indelebile nella storia dell’italia repubblicana. Dal giovane comunista napoletano, impegnato nell’antifascismo, fino al capo dello stato che ha guidato il paese in momenti di crisi, la sua parabola racconta i mutamenti profondi della politica italiana. La sua figura viene celebrata nei giorni seguenti il centenario della nascita, quando al senato si svolgeranno incontri con storici e studiosi per ricordare un percorso lungo e complesso, fatto di tanti primi posti e di un costante impegno nella costruzione delle istituzioni democratiche.