Cassazione: no al trattenimento nei CPR senza convalida, migrante liberato subito nonostante il decreto 2025

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No al trattenimento nei CPR senza convalida: migrante liberato subito - Gaeta.it

Armando Proietti

5 Settembre 2025

La Corte di Cassazione ha detto chiaramente che un richiedente asilo non può essere tenuto più a lungo nei centri di permanenza e rimpatrio senza che la detenzione venga convalidata. La sentenza mette in discussione una norma del decreto legge del 28 marzo 2025, che permette comunque un trattenimento fino a 48 ore anche senza convalida. Secondo i giudici, questo comporta un rischio serio per la libertà personale e viola alcuni articoli della Costituzione. Il caso riguarda un migrante trattenuto a Bari dopo un tentativo di rimpatrio in Albania. La Cassazione ha quindi sollevato la questione alla Corte Costituzionale.

Migrante trattenuto a Bari, la Cassazione: “Libero subito dopo la mancata convalida”

Il caso che ha acceso il dibattito riguarda un migrante albanese portato nel CPR di Gjader, in Albania, senza che la sua detenzione venisse mai convalidata. Nonostante questo, è stato trasferito nel CPR di Bari, dove è rimasto trattenuto dal 4 al 5 luglio 2025. La Cassazione ha definito questa situazione un’«evidente lesione del bene primario della libertà personale». Per i giudici, non c’era motivo di tenerlo in custodia dopo la mancata convalida, nemmeno per le 48 ore previste dal decreto del 28 marzo 2025.

Nel ricorso presentato dai legali del migrante, sono stati indicati sei articoli della Costituzione ritenuti violati da questa gestione del trattenimento. La Corte ha sottolineato come la norma contestata non rispetti il diritto fondamentale alla libertà e ha rimandato la questione alla Corte Costituzionale per decidere sulla legittimità della disposizione. È un intervento che riguarda la tutela personale dei migranti trattenuti, in netto contrasto con quanto previsto dal recente decreto.

Cosa sono i CPR e quali limiti pongono ai migranti

I Centri di permanenza e rimpatrio sono strutture italiane dove vengono ospitati temporaneamente i migranti irregolari, in attesa di rimpatrio o di altre decisioni amministrative. Questi centri sono spesso al centro di polemiche per le condizioni di detenzione e le procedure adottate. Il decreto legge del 28 marzo 2025 ha introdotto la possibilità di trattenere un migrante fino a 48 ore anche senza convalida.

La sentenza della Cassazione mette in discussione questa procedura, segnalando una possibile violazione dei principi costituzionali che tutelano la libertà personale. Tenere una persona nei CPR dopo che la detenzione non è stata convalidata è una violazione dei diritti fondamentali e un ingiustificato peso per chi è trattenuto. Questo caso rappresenta una svolta nella giurisprudenza sul delicato equilibrio tra controllo dell’immigrazione e rispetto della libertà personale.

Decreto legge 28 marzo 2025: cosa cambia e cosa contesta la Cassazione

Il decreto legge del 28 marzo 2025, poi convertito in legge n. 75/2025, contiene misure per contrastare l’immigrazione irregolare, puntando a velocizzare le espulsioni di cittadini provenienti da Paesi considerati “sicuri” come Albania, Marocco, Tunisia ed Egitto.

Una delle norme più criticate riguarda la possibilità di trattenere un migrante fino a 48 ore dopo la mancata convalida, periodo che serve a gestire il rimpatrio o altre procedure. La Corte ha rilevato che questa norma può violare il diritto alla libertà personale sancito dalla Costituzione e ha sollevato un conflitto di legittimità costituzionale. La sentenza mette in luce la difficoltà di trovare un equilibrio tra ordine pubblico e diritti fondamentali nel sistema italiano sull’immigrazione.

Cosa cambia per i migranti e il sistema dei rimpatri

La sentenza della Cassazione riflette le tensioni che ci sono in Italia nella gestione dell’immigrazione irregolare. I migranti trattenuti nei CPR hanno diritto al rispetto della loro libertà personale, soprattutto se il trattenimento non è stato convalidato. La decisione chiarisce che la legge non può giustificare una detenzione oltre i limiti previsti, altrimenti si rischia di comprimere diritti costituzionali.

Questa sentenza apre la strada a possibili cambiamenti nelle pratiche amministrative verso i migranti trattenuti senza motivo. Si tratta di un segnale forte a favore del rispetto dei diritti umani, mettendo in discussione norme che permettono restrizioni prolungate della libertà personale. Ora tutto dipende dalla decisione della Corte Costituzionale, che definirà fino a che punto questa tutela si estenderà.

La vicenda del richiedente asilo trattenuto a Bari è un esempio chiaro del conflitto tra norme di controllo sull’immigrazione e tutela delle libertà individuali. Solleva un dubbio importante su come le autorità italiane dovranno agire da qui in avanti.