Il mercato del vino italiano affronta nel 2025 segnali contrastanti soprattutto negli Stati Uniti, dove la crescita delle importazioni si è fermata dopo i primi tre mesi dell’anno. Le nuove tariffe doganali, confermate al 15%, stanno influenzando gli scambi commerciali, costringendo le aziende a rivedere strategie di vendita e distribuzione. Allo stesso tempo, alcune aree come il Canada e la Germania mostrano andamenti più positivi, pur in un contesto globale che resta complesso e variegato.
La frenata degli acquisti negli Stati Uniti dopo la spinta iniziale
Negli Stati Uniti, mercato di punta per il vino italiano, il primo trimestre 2025 ha registrato una crescita degli acquisti superiore al 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un effetto legato all’accumulo di scorte prima dell’entrata in vigore dei dazi. Dal secondo trimestre però si è osservata una inversione netta: tra aprile e giugno le importazioni di vino sono scese del 7%, segnalando una riduzione delle vendite reali una volta esaurito l’effetto stock. Questi dati emergono da una ricerca di Nomisma Wine Monitor che analizza anche gli altri principali mercati internazionali.
La conferma del dazio al 15% da parte delle autorità USA rappresenta un ostacolo importante soprattutto per i vini provenienti da regioni come la Sicilia, la cui esportazione sul mercato americano è particolarmente rilevante. Le tariffe aumentano i costi e spingono diverse cantine a correggere i listini o modificare l’imballaggio per restare competitive.
Dinamiche differenziate negli altri mercati internazionali del vino
Al di fuori degli Stati Uniti, il quadro del mercato mondiale del vino italiano presenta luci ed ombre. Il Canada si distingue con un incremento vicino all’11% delle importazioni italiane nel primo semestre, risultato collegato alla sostituzione dei vini statunitensi che hanno subito un crollo di oltre il 65% per l’effetto dei dazi. La Germania conferma una performance positiva con un aumento superiore al 10% a valore, favorendo i vini fermi e frizzanti.
Al contrario, mercati come il Regno Unito, la Svizzera, la Corea del Sud, la Norvegia e la Cina registrano una diminuzione della domanda interna che si riflette negativamente sulle importazioni italiane. A livello globale, i dodici mercati principali analizzati mostrano tuttavia un incremento complessivo dell’1,5% a valore e del 2,1% in volume. Questa variabilità conferma che la situazione è molto segmentata e richiede approcci commerciali differenziati.
Trend di consumo e categorie di prodotto nel mercato internazionale
Tra i vari segmenti del vino italiano si nota una riduzione nella crescita degli spumanti nel primo semestre 2025. La crescita nei dodici mercati osservati resta limitata all’1% a valore e al 6% in volume rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I vini fermi e frizzanti evidenziano sviluppi più dinamici, soprattutto nelle importazioni tedesche che segnano una crescita del 14,2% a valore. Canada, Australia e Brasile invece manifestano flessioni, con un calo complessivo intorno al 10,5%.
Questi dati riflettono le variazioni nella domanda dei consumatori che stanno orientando la spesa verso prodotti di qualità , ma anche risentono di dinamiche geopolitiche come l’applicazione dei dazi e il rallentamento economico di alcune nazioni. Le scelte dei consumatori si spostano verso vini che combinano valore gastronomico e sostenibilità , influenzando le strategie di produzione e commodity.
Prospettive e strategie per il vino italiano di fronte ai dazi e al mercato globale
Il rischio di contrazione nel mercato statunitense continua a preoccupare le aziende italiane del vino, considerate le ripercussioni possibili sia sulle esportazioni che sui consumi interni. Denis Pantini di Nomisma Wine Monitor sottolinea la necessità di puntare a nuovi mercati di sbocco, anche se costruire una presenza commerciale significativa richiede tempo, investimenti mirati e piani strategici ben definiti.
Il vincolo imposto dalle tariffe e l’incertezza sulla loro legittimità spingono produttori e distributori a modificare modelli di business e a diversificare le aree di vendita, guardando soprattutto a regioni meno dipendenti dai rapporti tradizionali. Si tratta di un passaggio complesso che riflette la fragilità delle esportazioni italiane davanti a politiche protezionistiche e cambi di scenario economico.
Nel complesso la situazione 2025 nel commercio internazionale del vino italiano si sviluppa tra segnali di rallentamento in mercati chiave, come quello statunitense, e risultati positivi in altre aree, con cambiamenti qualitativi nella domanda dei consumatori. L’impatto dei dazi e le nuove strategie commerciali saranno in grado di influenzare in maniera decisiva gli andamenti futuri e le scelte delle imprese.