Caldo estremo e smog: come inquinamento e temperature alte minacciano la fertilità umana in Italia

Caldo estremo e smog: come inquinamento e temperature alte minacciano la fertilità umana in Italia

L’aumento delle temperature e l’inquinamento ambientale riducono la fertilità maschile e femminile, mentre studi presentati a Parigi evidenziano miglioramenti nei successi della fecondazione assistita con cicli ripetuti.
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L’aumento di temperature e inquinamento compromette la fertilità maschile e femminile, mentre la fecondazione assistita offre maggiori chance di successo con cicli ripetuti e tempestivi. - Gaeta.it

L’aumento delle temperature e l’inquinamento ambientale stanno incidendo in modo significativo sulla capacità riproduttiva di uomini e donne. Un recente documento presentato dall’Eshre, la società europea di riproduzione umana ed embriologia, mette in luce come l’emergenza climatica e l’inquinamento aggravino un problema già delicato come quello dell’infertilità. Dal 29 giugno al 2 luglio 2025, a Parigi, nel corso del 41esimo congresso annuale, i dati scientifici hanno confermato il crescente impatto di questi fattori sulla salute riproduttiva, in particolare in contesti urbani soggetti a ondate di calore intense e aria sporca. L’Italia, con le temperature che hanno superato spesso i 40° nelle zone centro-meridionali, si trova in prima linea di questa crisi silenziosa.

L’inquinamento e il riscaldamento globale riducono la fertilità maschile e femminile

Il rapporto Eshre spiega che l’aumento delle temperature e del livello di sostanze inquinanti nell’aria porta a una modificazione negativa della qualità dello sperma maschile. Le analisi indicano una diminuzione del numero di spermatozoi e alterazioni che coinvolgono perfino il DNA degli spermatozoi stessi, con conseguenze dirette sulla fertilità maschile. La stessa situazione si riflette nelle donne, dove la riserva ovarica risulta compromessa, riducendo sia la fertilità spontanea sia l’efficacia dei trattamenti di fecondazione assistita. L’allarme riguarda circa 3 miliardi di persone che vivono in zone ad alta vulnerabilità climatica e inquinate, con effetti anche su donne in gravidanza, bambini e soggetti vulnerabili come anziani e malati cronici.

Il punto di vista di alberto vaiarelli

Il ginecologo Alberto Vaiarelli, coordinatore scientifico del centro Genera di Roma, conferma di aver notato l’aumento di casi di infertilità legati a fattori ambientali, rispetto alle cause tradizionali individuali. “La temperatura corporea nei maschi è un elemento cruciale: anche una crescita di 1-2 gradi nel testicolo può compromettere la produzione degli spermatozoi.” Studi clinici e di laboratorio mostrano come esposizioni prolungate a calore intenso riducono la quantità e la motilità degli spermatozoi prodotti, un fenomeno evidente nei mesi in cui molte regioni italiane hanno raggiunto temperature insolitamente elevate. Vaiarelli evidenzia che l’ondata di calore non rappresenta solo un disagio, ma un rischio reale per la salute riproduttiva, aggiungendo che, “anche se non è l’unico fattore, si tratta di un elemento da monitorare.”

L’Eshre chiede interventi rapidi per abbattere le emissioni di CO2 e migliorare la qualità dell’aria nei prossimi anni, allineandosi con gli obiettivi del Green Deal europeo. Richiede anche investimenti nelle ricerche sugli effetti dell’inquinamento sulla fertilità, per affinare la prevenzione e le strategie mediche. Vaiarelli sottolinea che il cambiamento climatico non è solo una questione ambientale, “ma una minaccia per la sopravvivenza della specie, vista la diminuzione costante della spinta a procreare causata da vari fattori sociali ed economici.”

Risultati incoraggianti per la fecondazione assistita: aumentano le chance al secondo tentativo

Al congresso di Parigi è stato presentato uno studio del gruppo Genera, che ha coinvolto più di 1.200 coppie. I risultati indicano chiaramente che la riuscita di un primo trattamento di fecondazione assistita non condiziona negativamente l’esito di un secondo ciclo. Anzi, circa la metà delle donne mostra un miglioramento nella produzione di ovociti e nella formazione di embrioni al secondo tentativo. È fondamentale però agire senza ritardi: ogni mese di attesa tra un tentativo e l’altro riduce le probabilità di una gravidanza portata a termine.

Nel 2022 in Italia quasi 88mila coppie hanno scelto la procreazione medicalmente assistita, con un aumento rispetto all’anno precedente. I bambini nati con queste tecniche hanno rappresentato oltre il 4% del totale delle nascite, in crescita rispetto al 2021. Lo studio voleva rispondere a una domanda comune: il primo fallimento influisce negativamente sulla possibilità di successo nei tentativi successivi? I dati dimostrano che non è così. La principale strategia consigliata resta quella di riprovare in tempi rapidi.

Spiegazione di vaiarelli sui cicli successivi

Vaiarelli spiega che molte pazienti credono che, se il primo tentativo ha prodotto pochi o nessun embrione vitale, anche i prossimi cicli avranno esiti simili. Lo studio dimostra che in realtà la risposta ovarica può cambiare: nel secondo ciclo quasi la metà delle donne produce un maggior numero di ovociti e il numero di blastocisti aumenta in quasi la stessa percentuale. Il tasso di nati vivi dopo il secondo ciclo grava intorno al 24%, indipendentemente dall’esito del primo. L’elemento tempo appare decisivo: anche sei mesi di attesa tra un ciclo e l’altro diminuiscono le probabilità di successo.

Gli esperti sottolineano come ogni ciclo rappresenti una raccolta di ovociti nuova e in parte indipendente da quella precedente, mentre fattori come l’età e la riserva ovarica restano invariati. Circa il 90% delle donne che non hanno prodotto ovociti al primo tentativo riesce a farlo nel secondo e il 60% ottiene embrioni vitali. A breve termine è meglio ripetere la stimolazione ormonale per aumentare le chance di gravidanza.

La fecondazione assistita come percorso personalizzato e continuo verso la genitorialità

I risultati della ricerca invitano a una nuova visione della procreazione assistita. Non va considerata come un singolo trattamento, ma come un progetto articolato che può richiedere più cicli per realizzare il desiderio di avere figli. La Pma deve prevedere una pianificazione dai tempi medi o lunghi, con un supporto medico che si evolve e si adatta ad ogni paziente.

Vaiarelli conclude sottolineando l’importanza di un counseling precoce e personalizzato fin dal primo incontro, per orientare le coppie senza farle scoraggiare dai primi insuccessi. Negli ultimi anni, i centri specializzati hanno migliorato tecniche e protocolli, aumentando costantemente la percentuale di successo. “L’unico consiglio concreto per coppie che hanno affrontato un primo fallimento è quello di procedere senza perdere tempo, perché con ogni ciclo successivo aumentano le possibilità di raggiungere una gravidanza.”

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