Borse asiatiche ai massimi da oltre un mese dopo apertura cinese a trattative con gli stati uniti

Borse asiatiche ai massimi da oltre un mese dopo apertura cinese a trattative con gli stati uniti

Il mercato azionario in Asia cresce grazie alla Cina che riapre i negoziati con gli Stati Uniti, mentre Europa e Stati Uniti mostrano segnali contrastanti; attenzione ai dati macroeconomici in arrivo.
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I mercati asiatici sono saliti grazie all’apertura della Cina a riprendere i negoziati commerciali con gli Stati Uniti, mentre Europa e Stati Uniti mostrano segnali contrastanti in attesa di dati macroeconomici chiave. - Gaeta.it

Il mercato azionario in Asia ha registrato un’impennata significativa, spinto soprattutto dalla disponibilità della Cina a riaprire le trattative commerciali con gli Stati Uniti. Questo cambio di tono ha acceso la speranza di un allentamento nelle tensioni che da tempo pesano sui rapporti tra le due potenze. Gli effetti si sono fatti sentire anche oltre oceano, con i mercati europei e americani che mostrano segnali di ripresa, nonostante alcune delusioni tra i giganti della tecnologia. I dati macroeconomici attesi nelle prossime ore rischiano di indirizzare ulteriormente l’andamento dei listini globali.

La risposta dei mercati asiatici alla disponibilità cinese a riprendere i negoziati

La reazione delle borse asiatiche è stata immediata e positiva dopo che Pechino ha aperto alla possibilità di continuare il dialogo con Washington. La condizione messa sul tavolo è chiara: gli Stati Uniti devono essere pronti a modificare le loro pratiche commerciali e, soprattutto, a cancellare i dazi imposti unilateralmente. Tokyo ha guadagnato l’1,2%, Hong Kong l’1,7%, Sydney l’1,1%, mentre Seul è salita dello 0,7%. I mercati cinesi, come Shanghai e Shenzhen, sono rimasti chiusi per festività nazionali e quindi hanno lasciato il posto alle contrattazioni estere di questa importante giornata.

Una spinta fondamentale dalla cina

Questa apertura cinese ha fornito una spinta fondamentale ad un clima di crescente fiducia nei confronti di una soluzione negoziale, elemento che da tempo mancava nelle dinamiche dei mercati asiatici. Le tensioni commerciali avevano infatti gravato sui risultati delle aziende esportatrici e sull’andamento generale delle economie regionali. Ora gli investitori sembrano pronti a scommettere su un possibile miglioramento delle condizioni di scambio, con conseguente rilascio della pressione sul settore industriale che da mesi registra ripercussioni.

Le reazioni degli indici europei e americani tra speranze e risultati contrastanti

L’eco della notizia si è fatto sentire rapidamente anche in Europa. I future sull’euro Stoxx guadagnano circa l’1,2%, segno che l’ottimismo ha raggiunto anche il continente. Negli Stati Uniti invece l’S&P 500 ha allungato la sua striscia positiva a otto sedute consecutive. Tuttavia, il mercato ha risentito di alcune delusioni importanti. Apple ha segnato un calo del 3,8% nel post-mercato per via di vendite in Cina inferiori alle attese. Amazon ha seguito a ruota con un ribasso del 3,2%, dovuto a previsioni sugli utili operativi meno positive del previsto.

Mercato complesso e segnali misti

Il quadro quindi resta complesso. Da un lato, le speranze legate alla svolta nelle relazioni commerciali offrono slancio agli investitori. Dall’altro, i risultati delle grandi aziende tecnologiche mettono in evidenza i rischi e le difficoltà che restano sul mercato. L’interesse resta alto verso segnali concreti che possano indicare una svolta più duratura nell’economia globale.

Andamento dei prezzi delle materie prime e dei principali indicatori di mercato

In questo contesto, l’oro ha registrato un leggero calo dello 0,4%, scendendo a 3.096 dollari l’oncia. La riduzione è da collegare a una maggiore propensione al rischio da parte degli investitori, incentivata dal clima positivo che si respira sulle trattative commerciali. I rendimenti dei titoli di stato americani, i treasury, sono saliti marginalmente, attestandosi attorno al 4,2%, segnale di una certa cautela nel comparto obbligazionario.

Il dollaro ha perso terreno sull’euro, cedendo lo 0,2% e toccando quota 1,13. Il deprezzamento della valuta americana riflette un clima di maggiore sicurezza degli operatori verso valute considerate più stabili e protette dall’effetto degli annunci di Pechino. Sul fronte energetico, il prezzo del petrolio ha mostrato un aumento dello 0,5%, con il Wti, riferimento principale, stabilizzato poco sotto i 60 dollari al barile, precisamente a 59,56 dollari. Questo incremento indica una domanda ancora presente, nonostante i segnali di rallentamento economico in alcune aree.

Occhi puntati sui dati macroeconomici in arrivo dall’europa e dagli stati uniti

Già da oggi e nei prossimi giorni l’attenzione degli investitori si concentrerà su alcuni indicatori chiave. In Europa saranno pubblicati i dati preliminari sull’inflazione di aprile, parametro fondamentale per valutare la pressione dei prezzi sull’economia. Questi dati possono influire sulle politiche monetarie e sulle scelte delle banche centrali in merito ai tassi di interesse.

Negli Stati Uniti invece i mercati osserveranno con attenzione gli indici PMI, ovvero quelli che misurano l’attività del settore manifatturiero e dei servizi. Particolare rilievo avranno anche i numeri riguardanti il mercato del lavoro, che potranno offrire indicazioni sullo stato di salute dell’economia a stelle e strisce. I segnali di un possibile rallentamento più marcato sono attesi con interesse perché condizioneranno le strategie di investimento e le politiche di politica economica nei prossimi mesi.

Fase cruciale per i mercati globali

Questa fase si presenta come cruciale per capire se le aspettative di un miglioramento nei rapporti tra Cina e Stati Uniti si tradurranno in effetti concreti per l’economia globale o se resteranno sospese in un clima di incertezza. La prossima serie di dati potrà orientare le decisioni dei mercati e segnare la direzione delle prossime settimane.

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