Il viaggio enogastronomico e culturale del Gal Tirrenico Mmb ha toccato 13 comuni siciliani con l’obiettivo di far emergere storie, profumi e sapori del territorio peloritano. La kermesse “Borghi e Monti d’aMare Festival 2025” si è sviluppata lungo tutta la costa e l’entroterra, valorizzando identità locali e patrimoni nascosti. Mazzarrà Sant’Andrea ha chiuso la rassegna con un omaggio speciale al concittadino scrittore Basilio La Rosa, figura che ha mantenuto viva la memoria del paese emigrato.
Il gal tirrenico e il programma di valorizzazione dei borghi peloritani
Il Gruppo d’Azione Locale Tirrenico ha dedicato risorse sul Programma di Sviluppo Rurale per sostenere le amministrazioni di 13 comuni – da Castroreale a Mazzarrà Sant’Andrea – e estendere il progetto anche all’isola di Lipari. Il fondo di circa 4 milioni di euro ha offerto la possibilità di unire territori dalle grandi diversità paesaggistiche e culturali sotto un unico obiettivo: costruire un racconto condiviso che racconti le qualità e le potenzialità di ognuno. Il progetto ha intrecciato attività di ricerca storica, eventi culturali, cooking show e momenti di confronto politico-amministrativo.
Il prof. Carmelo Pietrafitta, presidente del Gal e sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, ha guidato il lavoro insieme al direttore Roberto Sauerborn, coinvolgendo municipalità e comunità locali. Le iniziative si sono svolte singolarmente in ogni borgo, ciascuno con il piatto tipico di quella zona studiato appositamente dallo chef Tindaro Ricciardo, volto e protagonista culinario del festival. La collaborazione tra enti pubblici e figure esperte ha concretizzato un percorso che pone la cucina come filo conduttore per discutere storia, attualità e sviluppo sostenibile.
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Tappe principali del festival e piatti simbolo delle località coinvolte
Il via è partito da Castroreale, città d’arte dove ha preso il via anche il “Castroreale Jazz Festival”, accompagnando l’antipasto tipico con la zucchina lunga da pergola ripiena di ortaggi coltivati dallo chef stesso. Nelle giorni successivi, Barcellona Pozzo di Gotto ha ospitato il tataki di alalunga, ispirato alla vicina costa tirrenica, mentre a Tonnarella di Furnari la visuale sulle Isole Eolie ha fatto da cornice agli involtini di alici e melanzane, arricchiti da ingredienti locali come la ricotta al limone interdonato.
A Fondachelli Fantina, nota per i noccioleti e la carne, è stata proposta una brioche con ricotta finocchietto e ragù di cinghiale al cacao amaro; la presenza di nocciole tostate ha posto l’accento sulle risorse boschive del territorio. Merì ha accolto la frinza, prodotto con grani antichi e accompagnata da un’insalata di alalunga e agrumi, valorizzando i collegamenti con storia e cultura locale. Le feste patronali di Novara di Sicilia e Tripi hanno fatto da cornice alla presentazione di formaggi e salumi tradizionali.
La località di Oliveri, nota meta balneare, ha visto la riattivazione dell’area del Rais, legata alle tradizioni della mattanza. Qui è stato servito un tacos mediterraneo con tonno tombarello, che ha introdotto una nota internazionale nel menu tipico. Nel cuore dell’entroterra, a Basicò, la cheesecake alla provola si è unita alla valorizzazione del patrimonio culturale del palazzo baronale e del museo etnoantropologico.
Le tappe di Falcone e Terme Vigliatore hanno alternato show culinari con risotto alle acciughe e momenti di intrattenimento musicale e teatrale. La visita esterna a Lipari ha chiuso il calendario con la XX edizione di “Eolie in classico” e la partecipazione dello chef Lucio Bernardi, che ha creato piatti a base di pane tradizionale caliato e prodotti dei vari comuni coinvolti.
Il contributo delle amministrazioni e la fusione tra cultura e gastronomia
I sindaci dei vari comuni hanno partecipato attivamente, anche direttamente in cucina, dimostrando attenzione alle tradizioni locali e alle iniziative promosse dal Gal Tirrenico. A Rodì Milici il primo piatto di calamarata con grani antichi ha raccontato storie di biodiversità e manualità artigianale, mentre a Mazzarrà Sant’Andrea si è puntato sulla festa degli agrumi e sul contributo di esperti come il chirurgo Davide D’Amico, simbolo di eccellenza e legame con il territorio.
Il filo rosso che ha unito tutte le manifestazioni è stato il racconto collettivo di un’area ricca di risorse, racconti e persone legate da una storia comune. Il cooking show è diventato, più che un mero evento gastronomico, una forma di narrazione culturale partecipata. Questa esperienza ha anche permesso la partecipazione a confronti pubblici su temi di sviluppo locale e cooperazione, rendendo il festival un momento di dialogo tra comunità.
L’attenzione per il dettaglio, dagli ingredienti selezionati alle ambientazioni scelte per ogni tappa, ha offerto un quadro autentico delle realtà peloritane. Lo scopo è stato mettere sotto i riflettori realtà spesso dimenticate, valorizzandone i prodotti e le memorie attraverso una rete di collaborazioni tra professionisti, amministratori e cittadini.
L’evento ha così rappresentato un’occasione per mostrare le potenzialità turistiche, culturali e produttive di un territorio, orientando le prospettive future verso una maggiore coesione tra le comunità. Il festival mantiene viva una tradizione che, partendo dal cibo, vuole intrecciare passato e presente.