Biologico e innovazione in vigna: il progetto vinosophia svela i benefici per salute, ambiente e qualità del vino

Biologico e innovazione in vigna: il progetto vinosophia svela i benefici per salute, ambiente e qualità del vino

La ricerca quinquennale dell’università Gabriele d’Annunzio, presentata alla cantina Chiusa Grande di Nocciano, evidenzia i benefici dei trattamenti biostimolanti e del vino biologico su sostenibilità, qualità e salute.
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Il progetto vinosophia, presentato alla cantina Chiusa Grande di Nocciano, ha studiato per cinque anni l’impatto di tecniche biologiche e trattamenti biostimolanti sulla qualità, sostenibilità e effetti psicofisici del vino, evidenziando benefici per la viticoltura abruzzese e la salute dei consumatori. - Gaeta.it

La cantina Chiusa Grande di Nocciano ha ospitato la presentazione di una ricerca scientifica di 5 anni condotta dall’università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara. Il progetto, chiamato vinosophia, ha esplorato come trattamenti biostimolanti e tecniche di vinificazione biologica possano influire su sostenibilità, caratteristiche chimiche e effetti psicofisici del vino, con ricadute importanti per la viticoltura abruzzese e non solo.

Il progetto vinosophia e il ruolo della cantina chiusa grande

Il progetto vinosophia è stato illustrato il 4 luglio presso la cantina Chiusa Grande di Franco D’Eusanio, situata a Nocciano. Questo studio ha coinvolto un gruppo multidisciplinare dell’università Gabriele d’Annunzio , con la supervisione del professor Aristide Saggino del dipartimento di Psicologia. L’attenzione è stata rivolta in particolare al binomio tra trattamenti biostimolanti in vigna e protocolli di vinificazione biologica a basso contenuto di solfiti. L’obiettivo consisteva nel valutare come queste pratiche influiscano sulla qualità del vino, sulla sua sostenibilità e sugli effetti sul consumatore. Il seminario “Bio, parola alla scienza” ha visto la partecipazione di esperti, stampa e rappresentanti istituzionali, dando risalto alle potenzialità di queste innovazioni per la viticoltura moderna.

La ricerca ha preso in esame due varietà di uve tipiche della regione, pecorino e montepulciano. Sono stati analizzati i trattamenti effettuati sulle piante e le tecniche di vinificazione per limitare o eliminare del tutto l’uso dei solfiti, conservando al contempo le caratteristiche organolettiche del vino. A livello chimico, si è registrato un incremento significativo dei polifenoli totali e del potere antiossidante, elementi cruciali per la qualità e la salubrità finale del prodotto.

Trattamento con ozono in vigna e lotta alla peronospora

Uno degli aspetti più innovativi del progetto riguarda l’utilizzo del mow , un’apparecchiatura capace di irrorare ozono direttamente nelle vigne. Nel 2023, l’Abruzzo è stato colpito duramente dalla peronospora, una malattia fungina che ha ridotto drasticamente la produzione. Il mow è stato testato su vigneti giovani e ha dimostrato di contenere la diffusione della malattia in quelle condizioni. Il successo del trattamento sembra dipendere dalla capacità del gas di penetrare efficacemente nelle foglie, aspetto che limita l’azione nelle vigne con vegetazione più fitta e sviluppata. Questo strumento offre una potenziale alternativa ai trattamenti chimici tradizionali, riducendo l’impatto ambientale e preservando la salute della pianta.

Gli effetti del trattamento con ozono si sono riflessi anche nelle caratteristiche sensoriali dei vini prodotti. I vini bianchi ottenuti con queste tecniche hanno espresso profumi più freschi e fruttati, mentre i vini ottenuti con iperossigenazione presentano una struttura più morbida e articolata. Nel caso dei vini rossi, la maturazione in bottiglia ha mostrato una progressiva ammorbidimento dei tannini, con un passaggio da note fruttate a sensazioni speziate.

Effetti psicologici e cognitivi del vino biologico rispetto al convenzionale

Nel percorso di ricerca, la componente psicofisica ha avuto un ruolo centrale. Sono stati condotti test su 137 soggetti, coinvolgendo degustazioni “doppio cieco” di vino biologico e convenzionale, per valutare le differenze nell’impatto cognitivo ed emotivo tra le due tipologie. I risultati hanno indicato che il vino biologico, con livelli molto bassi di solfiti, provoca meno disturbi nelle abilità cognitive. I partecipanti hanno commesso meno errori in prove di intelligenza fluida dopo aver consumato il vino biologico.

Anche dal punto di vista emotivo emergono differenze. Il vino biologico riduce la reazione negativa a stimoli visivi spiacevoli, mentre potenzia quella positiva a immagini piacevoli. Inoltre, limita il rischio di perdita di controllo emotivo rispetto al vino convenzionale. Secondo il professor Marco Tommasi, questo fenomeno dipende probabilmente dalla minore quantità di solfiti, sostanze associate a un’alterazione delle funzioni cerebrali, in particolare dell’area prefrontale e dell’amigdala.

Connessioni cerebrali e risonanza magnetica

Un ulteriore studio con risonanza magnetica funzionale, su un gruppo più ristretto di 31 partecipanti, ha mostrato che il vino biologico stimola maggiormente le connessioni nel default mode network, un circuito cerebrale che si attiva durante processi di introspezione e memoria. L’effetto è più evidente quando la degustazione avviene senza musica di sottofondo.

Impatto antiossidante e benefici per chi soffre di reflusso gastroesofageo

Il vino rosso è noto per il suo effetto antiossidante, consentendo di contrastare lo stress ossidativo coinvolto in malattie cardiovascolari, neurodegenerative e tumori. Studi più recenti mettono in luce che anche il vino bianco contiene antiossidanti, anche se la ricerca su questo fronte è ancora limitata. Questi dati sono sintetizzati dalla professoressa Patricia Giuliani del dipartimento di Scienze mediche dell’università Gabriele d’Annunzio.

La terza parte del progetto vinosophia si è concentrata sull’analisi dell’impatto dei vini biologici e convenzionali su pazienti affetti da malattia da reflusso gastroesofageo . Questa patologia colpisce una quota crescente della popolazione italiana e comporta sintomi quali bruciore e dolore gastrico. Lo studio, condotto su 46 pazienti in terapia, ha dimostrato che il consumo di vino convenzionale aumenta significativamente i reflussi acidi e i disturbi associati rispetto al vino biologico.

Nei pazienti osservati per un consumo prolungato, quelli che hanno bevuto vini biologici hanno riportato sintomi meno gravi, come minore pirosi esofagea e disturbi gastrici. L’analisi chimica ha evidenziato una maggiore concentrazione di solfiti e acidi nel vino convenzionale, mentre il pH e la gradazione alcolica si sono rivelati simili in entrambe le tipologie. Questi risultati indirizzano verso una preferenza per i vini biologici nelle persone con reflusso, per evitare aggravamenti della condizione.

Presentazione e coinvolgimento delle istituzioni e degli operatori del settore

La presentazione ufficiale del progetto vinosophia si è svolta alla presenza di rappresentanti istituzionali e del mondo produttivo. Sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore regionale all’Agricoltura Emanuele Imprudente, Alessandro Nicodemi presidente del Consorzio tutela vini d’Abruzzo, il sindaco di Nocciano Marcello Giordano e Gianni Pasquale presidente di Assoenologi Abruzzo e Molise. Questo confronto diretto fra ricercatori, produttori e istituzioni ha rafforzato il legame tra ricerca e pratiche agricole sul territorio.

L’evento si è concluso con una degustazione sperimentale condotta dalla dottoressa Chiara Di Marcantonio. I partecipanti hanno potuto assaggiare due vini, il pecorino biologico vinosophia e il nuovo rosso Abracadabra Maiolica, seguendo un test percettivo simile a quelli effettuati durante la sperimentazione. L’obiettivo era far percepire le differenze sensoriali e cognitive tra i vini studiati, offrendo un’esperienza diretta della ricerca in atto.

Il progetto vinosophia rappresenta un passo concreto nel delineare nuovi percorsi per la viticoltura biologica, attenti alla qualità del prodotto, alla salute dei consumatori e alla sostenibilità ambientale. Le evidenze raccolte testimoniano l’importanza di approfondire i rapporti tra tecnologia, scienza e tradizione nel mondo del vino.

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