Bebe vio al festival di giffoni 2025: parole sulla diversità, lo sport e la sua storia personale

Bebe vio al festival di giffoni 2025: parole sulla diversità, lo sport e la sua storia personale

Bebe vio al festival di Giffoni 2025 condivide la sua esperienza di vita, il legame con lo sport paralimpico e i media, invitando i giovani a sognare e rompere gli schemi con coraggio e umanità.
Bebe Vio Al Festival Di Giffon Bebe Vio Al Festival Di Giffon
Bebe Vio ha partecipato al festival di Giffoni 2025, condividendo la sua esperienza di vita e sport paralimpico, riflettendo su umanità, diversità e rappresentazione della disabilità nei media, e incoraggiando i giovani a sognare e affrontare le sfide con coraggio. - Gaeta.it

Bebe vio ha partecipato alla prima giornata del festival di Giffoni 2025, incontrando i giovani presenti e raccontando aspetti inediti della sua infanzia e del suo percorso sportivo. L’intervista ha toccato temi importanti come l’umanità, la diversità nello sport e il suo rapporto con il cinema e la televisione. Un momento di confronto aperto in cui la campionessa paralimpica ha messo a fuoco i suoi ricordi e le sue convinzioni, anche riguardo alla rappresentazione della disabilità nei media.

Il valore dell’umanità secondo bebe vio: un appello ai giovani a non smettere di sognare

Durante l’incontro a Giffoni, Bebe vio ha parlato del tema dell’edizione 2025, “Becoming Human/Essere umani”, interpretandolo come un invito a mantenere viva la capacità di sognare. La sua attenzione è caduta soprattutto sulla giovane generazione, che sostiene abbia una forza particolare perché non ha ancora perso la voglia e la fiducia di costruire il futuro. Per lei, il passaggio all’età adulta spesso coincide con una sorta di paura nel fissare obiettivi ambiziosi o nel mettersi in gioco. I giovani del festival invece mostrano un desiderio autentico di agire e trasformare la realtà.

Bebe vio ha definito questo festival un’occasione preziosa per i ragazzi, un’opportunità per alzare la voce e affermare i propri ideali senza paura. Li ha descritti come una generazione pronta a rompere gli schemi, capace di uscire dalle proprie sicurezze per confrontarsi con nuove sfide. Ha detto che “proprio durante questi momenti si vede quanto il coraggio di sognare resti alla radice di ogni cambiamento.”

In effetti, l’esperienza di Bebe vio con i giovani non è solo delegata al ruolo di atleta o testimonial, ma passa attraverso uno scambio diretto. La campionessa coglie i segnali di una società che può rinascere attraverso l’entusiasmo, anche quando sembra mancare fiducia negli adulti. Il festival svolge così una funzione fondamentale, diventando simbolo e spazio concreto per coltivare aspirazioni autentiche.

L’infanzia tra ospedale e televisione: come nacque il legame con lo schermo per bebe vio

Gli anni dell’infanzia di Bebe vio sono stati segnati da una lunga degenza ospedaliera. Lei stessa racconta che la televisione è stata il suo unico rifugio in quei giorni: in particolare ricorda di aver seguito per tutta la durata del ricovero la serie tv “i césaroni”. Queste trasmissioni hanno rappresentato per lei una finestra sul mondo esterno, un modo per abbandonare la monotonia e la solitudine della stanza d’ospedale.

Con il passare del tempo, il rapporto con il piccolo schermo è cambiato. Oggi Bebe vio dedica meno tempo a guardare la televisione, un dato dovuto anche agli impegni sportivi e mediali. Recentemente ha preso parte al documentario “rising phoenix”, che racconta storie legate allo sport paralimpico: questa esperienza le ha aperto gli occhi su tante informazioni e vicende conosciute solo in parte.

Il film le ha fatto scoprire aspetti nuovi legati alla storia della disabilità e allo sport praticato da persone con limitazioni fisiche. Ha colto quanto la società italiana sia cambiata, sottolineando che oggi può dedicarsi completamente alla carriera di atleta professionista. Per lei, le storie sportive, soprattutto se vere, restano una fonte di grande interesse, quasi una passione che va oltre la dimensione personale.

Attraverso questa riflessione, emerge come il legame con i media non sia mai stato superficiale. Bebe vio ha vissuto la televisione come uno strumento di evasione e conoscenza, che ha accompagnato momenti difficili e ha supportato la crescita personale e professionale.

Il percorso verso lo sport: dalla ginnastica artistica alla scherma, tra dubbi e scoperte

Bebe vio ricorda bene il passaggio che l’ha condotta allo sport paralimpico, partendo dalla sua esperienza con la ginnastica artistica. La sua prima presa di coscienza dello sport è arrivata in un momento apparentemente semplice, quando il padre le spiegò cos’era il saggio di fine anno. All’inizio non capiva il senso di questa occasione, che a differenza delle competizioni non prevedeva premi o vittorie.

Proprio questa sua riflessione, molto spontanea, la portò a scoprire un lato di sé che puntava alla competizione e al successo, qualità indispensabili per affrontare certi tipi di allenamenti. Per questo motivo, a poco a poco, abbandonò la ginnastica per dedicarsi alla scherma. Questa disciplina le offriva uno stimolo più forte e più vicino alla sua determinazione.

Bebe vio ha anche raccontato come la presenza dei suoi due fratelli abbia inciso nel suo carattere, spingendola a essere utile e a misurarsi con le sfide in modo concreto. La scelta dello sport ha rappresentato quindi anche un modo per riscattare la propria identità e impegnarsi in un progetto personale forte, che fosse diverso dal passato.

La scherma, in particolare, le ha dato la possibilità di mettere alla prova i suoi limiti e di affermarsi in un ambito competitivo riconosciuto a livello internazionale. La sua storia sportiva non è fatta solo di medaglie, ma anche di momenti di autoconsapevolezza e cambiamento.

Immaginare un film sulla propria vita: le idee di bebe vio e l’ironia di zalone come possibile chiave

Nel corso dell’intervista, è stata chiesta a Bebe vio anche l’eventualità di un film dedicato alla sua esistenza. La campionessa ha risposto senza protagonismo, dicendo che rispetto a molte altre vicende la sua storia non si pone come un modello assoluto o unico. Ha però espresso il desiderio che un racconto alla sua maniera potesse essere simpatico e diverso, magari con un tono meno didascalico e più leggero.

Per questo ha fatto il nome di Checco Zalone, l’attore e regista noto per affrontare temi sociali con ironia e satira. Lei pensa che proprio grazie a questa forma di umorismo si potrebbe abbattere il tabù della disabilità sul grande schermo, segnando un passaggio avanti nella rappresentazione.

Bebe vio ha confidato che tempo fa questa idea sembrava impensabile, perché si credeva impossibile scherzare su certe tematiche. Oggi invece ritiene che la disabilità possa essere raccontata anche con leggerezza, senza perdere profondità o sensibilità.

Questa convinzione si lega a una riflessione più ampia sul cinema italiano, che potrebbe usare più spesso strumenti comici per parlare di questioni serie. Bebe vio sostiene che un film che racconti realtà come la sua con ironia potrebbe aiutare a cambiare atteggiamenti e a raccontare la cultura con uno sguardo diverso.

Il desiderio di dare una forma artistica alla sua esperienza passa quindi attraverso la voglia di connettere storie vere a modalità di fruizione accessibili e inclusive.


Il confronto diretto tra Bebe vio e i partecipanti del festival di Giffoni mette al centro esperienze come quella di chi ha saputo trasformare una difficoltà in forza. Tra ricordi personali e temi sociali, la campionessa ha mostrato come sport e cultura si intreccino per raccontare realtà complesse.

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