Baby criminali di pianura: arrestato uno degli autori dell'agguato contro un rivale nella guerra tra paranze

Baby criminali di pianura: arrestato uno degli autori dell’agguato contro un rivale nella guerra tra paranze

Una faida tra giovanissimi del clan Esposito-Marsicano a Napoli, tra Pianura e i Baretti, sfocia in aggressioni armate e un agguato; arrestato Claudio Riccardo Garavini, indagini in corso sui legami criminali.
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A Napoli, tra Pianura e i Baretti, una faida tra giovanissimi legati al clan Esposito-Marsicano ha portato a violenze e un’aggressione armata; l’arresto di un protagonista evidenzia i rischi della diffusione della cultura criminale tra i più giovani. - Gaeta.it

Una spietata faida tra giovanissimi appartenenti al clan esposito-marsicano si è svolta nel mese di febbraio tra il quartiere di pianura e la zona dei baretti a napoli. I carabinieri hanno ricostruito i fatti dopo una serie di episodi di violenza, culminati in un agguato con una gambizzazione. Gli arresti hanno bloccato uno dei protagonisti, ma la tensione resta alta, mettere in luce i rischi legati alla diffusione della cultura criminale tra i più giovani.

La dinamica della faida e i primi episodi di violenza

Tra l’1 e il 9 febbraio 2025 si è accesa una faida tra baby criminali nella zona di pianura, a napoli. Il gruppo, indicato come una “paranza” legata al clan esposito-marsicano, ha messo in scena episodi di aggressioni violente che hanno coinvolto sia la periferia sia la parte centrale della città, in particolare i baretti di san pasquale a chiaia.

L’episodio scatenante è stata un’aggressione armata al bar ops, nel cuore di chiaia, dove claudio riccardo garavini, ventenne vicino a questa paranza, ha partecipato a un pestaggio. Questa azione ha aperto una serie di rivalità che sono sfociate nell’agguato di pianura, pochi giorni dopo. La rapidità con cui questi episodi si sono susseguiti dimostra quanto la tensione fosse salita e la volontà di affermare la propria supremazia sul territorio.

L’arresto di claudio riccardo garavini e le accuse

I carabinieri di bagnoli, sotto la direzione della direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito ieri mattina il fermo di claudio riccardo garavini. Il giovane era già detenuto per l’aggressione armata avvenuta durante la prima settimana di febbraio e ora deve rispondere anche dell’accusa di aver gambizzato un suo ex amico e rivale, vincenzo cimmino, soprannominato “’o mellone”.

L’agguato è avvenuto il 9 febbraio a pianura in un contesto in cui lo scontro personale ha preso connotati mafiosi. Garavini è stato raggiunto da una misura cautelare per detenzione e porto illegale di arma da fuoco, aggravata dal metodo mafioso. A piede libero risulta indagato un altro giovane, ciro battista, ritenuto presunto complice nell’attentato ma non sottoposto a misure restrittive.

Come è stato ricostruito il coinvolgimento di garavini

Le indagini si sono basate soprattutto sulla testimonianza della vittima, vincenzo cimmino, che dopo essere stato ferito alla gamba ha collaborato con i carabinieri fornendo informazioni cruciali. Nonostante il dolore, ha offerto dettagli sul movente e sui responsabili. Questo elemento, assieme all’analisi delle telefonate e alle immagini di videosorveglianza raccolte, ha permesso ai militari di chiudere il cerchio sull’identità del colpevole.

Cimmino, che dopo le azioni subite è stato escluso dalla paranza per presunti motivi di affidabilità e per la sua condotta di vita, ha rappresentato una fonte chiave. La ragione del conflitto sembra legata a dissidi personali, episodi di derisione e presunte manchevolezze che hanno creato non solo un problema individuale, ma anche una spaccatura nel gruppo criminale più ampio.

La diffusione delle armi e la cultura della violenza tra i più giovani

La vicenda racconta di come, nella città di napoli, i ragazzi appena maggiorenni riescano ad approvvigionarsi di armi da fuoco facilmente, quasi senza ostacoli. Le pistole, spesso acquistate sul mercato nero, diventano strumenti per affermare potere e deterrenza in ambienti dove la cultura della delinquenza si radica fin dalla giovane età.

Il caso di garavini, che si è mostrato coinvolto sia in un’aggressione armata nei baretti di chiaia sia nell’agguato di pianura, segnala una pericolosa rapidità nell’assumere ruoli violenti e aggressivi da parte di giovani appena usciti dall’adolescenza. Le forze dell’ordine denunciano regolarmente questa facilità nel reclutare minori e giovani in ambienti malavitosi, fattore che alimenta un ciclo di violenze frequenti che coinvolgono le comunità locali già messe alla prova.

Le indagini in corso e la risposta delle autorità

Il lavoro svolto dai carabinieri di bagnoli continua per chiarire altri nomi e ruoli all’interno di questa paranza. Ciro battista, pur indagato, è ancora libero e le autorità vogliono capire se vi siano altri soggetti coinvolti nelle violenze recenti o che abbiano contribuito a mettere in atto questi atti.

Le indagini puntano a scoprire se la faida sia solo la punta di un conflitto più ampio o un fenomeno isolato legato a tensioni personali. Gli inquirenti chiedono interventi più precisi sul controllo delle armi e sulla prevenzione della criminalità giovanile, per evitare che episodi come questi diventino sempre più frequenti. La questione della paranza delle case gialle rappresenta una sfida significativa per la sicurezza in città, soprattutto per aree come pianura, già segnate da difficoltà sociali.

Le autorità restano allerta, in attesa di nuove svolte investigative e di un rafforzamento delle misure contro la diffusione della violenza tra i giovani a napoli.

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