Aumento del 55% dei giovani detenuti nei penitenziari minorili dopo il decreto caivano, appello per fermare la deriva repressiva

Aumento del 55% dei giovani detenuti nei penitenziari minorili dopo il decreto caivano, appello per fermare la deriva repressiva

L’aumento del 55% dei detenuti minorenni negli istituti penali per minori, causato dal decreto Caivano, ha aggravato il sovraffollamento e le condizioni critiche, suscitando forti proteste da Antigone, Defence for Children Italia e Libera.
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L'aumento del 55% dei detenuti minorenni in Italia, favorito dal decreto Caivano, ha aggravato sovraffollamento e condizioni critiche negli istituti penali, suscitando forti critiche da associazioni che denunciano una deriva punitiva a discapito di percorsi educativi e di reinserimento. - Gaeta.it

L’aumento dei detenuti minorenni negli istituti penali per minori ha acceso nuovamente i riflettori sulla gestione della giustizia minorile in Italia. Dal 2022 a oggi, le presenze nei luoghi di detenzione sono cresciute del 55%, un dato che preoccupa associazioni come Antigone, Defence for Children Italia e Libera. Il provvedimento del decreto Caivano, entrato in vigore nel settembre 2023, ha giocato un ruolo chiave in questa crescita, modificando le regole sulle misure cautelari per i minorenni. In questa situazione di emergenza, si moltiplicano le critiche verso un sistema che rischia di perdere di vista il percorso educativo e di tutela dei giovani.

Crescita dei detenuti minorenni e impatto del decreto caivano

L’aumento delle presenze negli istituti penali minorili da 392 a 611 in poco più di un anno segna un cambiamento significativo nella gestione del sistema penale rivolto ai giovani. Il decreto Caivano ha ampliato le possibilità di custodia cautelare per chi ha meno di 18 anni, restringendo l’uso delle misure alternative al carcere, come affidamenti o programmi di comunità. Questo cambio di rotta ha spinto molte più famiglie e minori verso l’esperienza detentiva.

Non a caso, le associazioni sottolineano che, senza questa modifica normativa, il numero dei detenuti sarebbe stato probabilmente ancora più alto. Altri minori, infatti, sono stati trasferiti nelle carceri per adulti appena compiuta la maggiore età, una pratica semplificata proprio dal decreto che ha eliminato certe garanzie. Questo passaggio, critico soprattutto per il futuro dei ragazzi, riduce il tempo in cui i giovani possono ancora ricevere supporti e programmi educativi all’interno del circuito minorile.

Nonostante si registri un calo del 4,15% nelle segnalazioni a carico di minorenni nel 2023, la crescita delle detenzioni appare quindi più legata alle scelte legislative e operative che a un reale aumento dei reati commessi, il che crea un paradosso preoccupante per chi tiene allo sviluppo dei giovani.

Condizioni di sovraffollamento e criticità negli istituti penali per minorenni

Il sovraffollamento negli istituti penali per minorenni è una delle emergenze più gravi emerse in questa fase. In 9 istituti su 17, il numero di presenze supera la capienza regolamentare. Nelle strutture di Treviso, il numero di ragazzi detenuti raggiunge quasi il doppio dei posti disponibili. Milano e Cagliari hanno un tasso di affollamento del 150%, con conseguenze dirette sulla vita quotidiana dei giovani.

Questi ragazzi spesso non trovano posti letto adeguati e devono dormire su materassi stesi per terra. Vengono privati di percorsi educativi, indispensabili per la loro crescita e reinserimento, e restano ore chiusi in cella senza attività strutturate. Situazioni simili erano sconosciute nel sistema della giustizia minorile fino a pochi anni fa, rivelando un deterioramento repentino delle condizioni all’interno delle carceri di minori.

Il sovraffollamento non riguarda solo la qualità della detenzione, ma mette a dura prova il personale e gli spazi disponibili. Gli operatori che lavorano con questi giovani denunciano il rischio di un ambiente sempre più ristretto e ostile, dove la funzione educativa finisce per soccombere sotto il peso della sola repressione.

Trasformazione del carcere bolognese della dozza e implicazioni per la giustizia minorile

Per far fronte alla mancanza di spazio negli istituti minorili, le autorità hanno deciso di convertire una sezione del carcere bolognese della Dozza in istituto penale per minori. Questo passaggio, facente capo al Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, si è concreto tramite un semplice atto amministrativo, senza modificare la struttura originaria, concepita per adulti.

Il risultato è una realtà che ospita ragazzi in un ambiente costruito e organizzato per detenuti adulti, cancellando il principio della separazione netta fra detenuti minorenni e maggiorenni sancito a livello internazionale. Questa scelta genera conseguenze dirette sul benessere e sulla sicurezza dei giovani, oltre a creare un conflitto con le norme che regolano la tutela minorile.

Le associazioni denunciano che questa soluzione rappresenta un arretramento, trasformando i luoghi di detenzione minorile in spazi di isolamento punitivo, invece che in contesti di sostegno e recupero. La perdita di un ambiente protetto complica i programmi di reinserimento e rafforza la strada della repressione come unica risposta.

Il richiamo delle associazioni contro la deriva punitiva nelle carceri minorili

L’appello di Antigone, Defence for Children Italia e Libera esprime una preoccupazione forte verso la direzione che ha preso la giustizia minorile. Da tempo, queste organizzazioni chiedono di fermare la deriva repressiva che riduce i detenuti minorenni a numeri e ottiche punitiviste, a scapito di un vero accompagnamento e tutela.

Il modello che si sta delineando sembra puntare più alla punizione che all’educazione e reinserimento. Le conseguenze riguardano i diritti costituzionali dei giovani, violati dalla mancanza di attività, dal sovraffollamento e dall’isolamento prolungato. Viene ignorato l’impegno preso a livello internazionale per un sistema penale minorile differente da quello degli adulti.

La severità estrema e l’aumento dei trasferimenti nelle carceri per adulti segnano una rottura con una tradizione che aveva sempre posto al centro dell’attenzione la fragilità e il percorso di crescita del minore. Le vite di questi ragazzi, osservano gli attivisti, rischiano di essere compromesse da un sistema che si concentra più sul controllo che sull’educazione.

Il quadro attuale invita a una riflessione urgente sulle scelte politiche e amministrative che coinvolgono i minori in conflitto con la legge. Gli sviluppi sul tema rimangono al centro dell’interesse pubblico e delle prossime decisioni delle istituzioni.

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