Oltre millecinquecento figure chiave del cinema mondiale, tra attori, registi e professionisti, hanno deciso di sospendere ogni collaborazione con le istituzioni cinematografiche di Israele. L’iniziativa, resa pubblica tramite una lettera al Guardian, esprime un netto respingimento verso chi sostiene o giustifica le azioni contro la popolazione nella Striscia di Gaza. Tra i firmatari nomi noti come Olivia Colman, Javier Bardem e Mark Ruffalo, insieme ad altri artisti impegnati a livello internazionale.
Una lettera di protesta collettiva firmata da figure di spicco del cinema mondiale
La lettera, pubblicata nel marzo 2025, segnala un momento di svolta in cui molti governi non stanno intervenendo per fermare quanto definito “carneficina a Gaza”. Per questo i firmatari chiedono che la comunità cinematografica si schieri in modo netto interrompendo qualsiasi collaborazione con festival, emittenti o case di produzione israeliane compromesse con il sostegno alle operazioni militari. Tra i nomi spiccano anche Ayo Edebiri, Tilda Swinton e il regista Yorgos Lanthimos. L’appello nasce dall’iniziativa del gruppo Film Workers for Palestine e rievoca analogie con campagne simili del passato, come quella dei Filmmakers United Against Apartheid. Quest’ultima in passato portò figure come Jonathan Demme e Martin Scorsese a rifiutare la proiezione dei loro lavori nel Sudafrica di quegli anni.
Riferimenti storici e impegno verso il rifiuto di collaborazioni considerate complici
La lettera stabilisce un codice preciso per il boicottaggio: le firme si impegnano a non avviare nuove relazioni artistiche né a mantenere quelle esistenti con qualsiasi entità israeliana accusata di sostenere o giustificare il genocidio e le forme di apartheid nella regione. Lo spirito del documento richiama così una forma di resistenza culturale che ha radici profonde nei movimenti di solidarietà internazionale. Lo scopo è anche di sensibilizzare la comunità artistica globale a non separare più l’arte dai contesti politici e sociali in cui si sviluppa.
Leggi anche:
La vicenda di Hind Rajab e il riconoscimento al Festival Di Venezia
Il boicottaggio arriva parallelamente alla recente assegnazione del Leone d’argento al film “The Voice of Hind Rajab”, diretto dalla regista tunisina Kaouther Ben Hania, durante il Festival del Cinema di Venezia. Il film racconta la drammatica storia di una bambina palestinese di cinque anni, morta in gennaio 2024 a Gaza durante un attacco dell’esercito israeliano. La piccola, insieme ai familiari, perse la vita mentre cercava di chiamare i soccorsi della Mezzaluna Rossa. Questo riconoscimento ha riportato sotto i riflettori la situazione nelle aree colpite dal conflitto. La presenza del film nel circuito internazionale rafforza la portata mediatica di questa campagna di boicottaggio.
L’iniziativa lanciata dagli artisti rimane al momento un richiamo forte per l’attenzione pubblica, in un quadro internazionale che continua a registrare tensioni e conflitti. Le scelte culturali di molti professionisti del cinema aprono nuovi scenari di confronto sui ruoli dell’arte e dell’impegno civile.