Il processo a carico di Marcello Santelia, 77enne di Nocera Inferiore , finito sotto accusa per detenzione e ricettazione di 51 opere attribuite a Pablo Picasso, vive una fase decisiva. La vicenda riguarda una collezione sospettata di contenere falsi firmati dal grande pittore spagnolo. Il gup di Roma Francesco Patrone dovrebbe pronunciarsi lunedì 7 luglio, al termine di un procedimento che si sta svolgendo con rito abbreviato condizionato alla perizia tecnica.
Il procedimento in corso e il ruolo del gup patrone
La mattina del 4 aprile 2025, nel corso dell’udienza preliminare, sono intervenuti i quattro periti scelti dal gup Francesco Patrone per valutare l’autenticità delle opere sequestrate. La squadra comprendeva un’esperta storica e tre grafologi chiamati a esaminare i 51 quadri associati a Pablo Picasso. La difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Nocera e Giuseppe Spagnolo, ha schierato due consulenti: Stefano Liberati, a capo dell’Unione Europea Esperti opere d’arte, e Alberto Bravo, noto grafologo.
Il gup ha disposto un esame approfondito, dato che i pareri emersi dagli specialisti si sono rivelati contrastanti. Le conclusioni opposte hanno spinto l’ufficio giudiziario a subordinare la sentenza a queste perizie. L’udienza del 7 luglio, data in cui sono previste la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe della difesa, sarà determinante per la decisione finale.
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Chi è marcello santelia e il contesto della collezione
Marcello Santelia è noto nella città salernitana come erede di Giovanni Santelia, mercante d’arte di rilievo. Il padre aveva accumulato molte opere, mentre il figlio non risulta essere un vero e proprio mercante o collezionista. Lucio Ronca, maestro ceramista e curatore della collezione, ha precisato che Marcello non ha acquistato direttamente nessuno dei quadri sequestrati. Secondo lui, Santelia “non rientra tra quegli operatori riconosciuti dalla Cassazione nel campo artistico, né come speculatore né come collezionista.”
Ronca auspica che la controversa collezione venga riconosciuta come autentica, definendo le opere come autentiche di Picasso. Questa posizione è al centro di una forte disputa, soprattutto dopo il sequestro ordinato dalle autorità.
La svolta del caso nel 2017 e l’intervento della fondazione picasso
La vicenda è venuta allo scoperto alla fine del 2017. Santelia aveva intenzione di vendere un quadro a Dubai e per l’esportazione ha richiesto il permesso del ministero della Cultura. Il ministero, per accertare la genuinità, ha coinvolto la Fondazione Picasso, che ha rigettato l’autenticità dell’opera definendola falsa, con una firma ritenuta apocrifa.
Questa valutazione ha spinto i carabinieri ad intervenire nelle abitazioni di Santelia, dove è stata trovata una collezione vasta che ha suscitato sospetti. Tutto il materiale è stato sequestrato nell’ambito delle indagini avviate subito dopo.
Le fasi giudiziarie e le scelte difensive nel processo
L’inchiesta è stata seguita dalla pm capitolina Santina Lionetti, che nell’aprile del 2023 ha chiesto il rinvio a giudizio per Santelia. Gli avvocati della difesa però hanno optato per un rito abbreviato condizionato alle perizie tecniche, proponendo quindi un processo semplificato ma subordinato all’esito degli esperti.
Questa richiesta è stata accolta dal giudice, che ha disposto la perizia come parte integrante del procedimento. Le consulenze tecniche presentate da ambo le parti finora si sono dimostrate contrastanti, complicando il quadro e rendendo cruciale la decisione del gup.
Il 7 luglio quindi il tribunale pronuncerà il verdetto sulla questione, che ha acceso i riflettori sul mondo dell’arte e sui rischi legati alla circolazione di opere sospette nella scena artistica italiana e internazionale.