Attentato dinamitardo a palermo: esplosione mortale in via mariano d'amelio coinvolge il giudice borsellino e la scorta

Attentato dinamitardo a palermo: esplosione mortale in via mariano d’amelio coinvolge il giudice borsellino e la scorta

Un attentato con autobomba a Palermo il 19 luglio 1992 uccide il giudice Paolo Borsellino e altre vittime, causando gravi danni e feriti, mentre polizia e carabinieri intervengono sul luogo.
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Il 19 luglio 1992 a Palermo un’autobomba in via Mariano D’Amelio uccise il giudice Paolo Borsellino, la sua scorta e altre vittime, causando gravi danni e feriti, segnando un tragico attacco alla giustizia italiana. - Gaeta.it

Un grave attentato esplosivo ha sconvolto Palermo nel pomeriggio del 19 luglio 1992, con un’autobomba scoppiata in via Mariano D’Amelio, nei pressi della residenza della madre e della sorella del giudice Paolo Borsellino. L’esplosione ha causato la morte del magistrato e di altre vittime, oltre a numerosi feriti e ingenti danni. Sul posto sono intervenuti subito polizia, carabinieri e soccorsi medici con ambulanze provenienti da diversi ospedali cittadini.

Dinamica e luogo dell’attentato

L’attentato si è verificato non lontano dalla Fiera del Mediterraneo, più precisamente in via Autonomia Siciliana e soprattutto poi in via Mariano D’Amelio, dove abita la famiglia di Borsellino. A causare il disastro è stata una Fiat 600 imbottita presumibilmente con tritolo, piazzata davanti al civico 21 della via. L’autobomba è esplosa distruggendo tutto intorno per circa duecento metri. Insieme alla macchina del giudice sono state coinvolte due auto blindate della scorta e diverse altre vetture parcheggiate lungo la strada.

Danni alle strutture circostanti

L’esplosione è stata talmente violenta da danneggiare i palazzi circostanti fino all’undicesimo piano. Muri lesionati e balconi divelti testimoniano la potenza della deflagrazione. Tutto ciò ha colpito una zona abitata e popolosa, coinvolgendo anche civili.

Vittime e feriti sul luogo

Subito dopo l’esplosione e le prime chiamate di emergenza, molte pattuglie di polizia e carabinieri hanno raggiunto l’area di via Mariano D’Amelio e via Autonomia Siciliana. Elicotteri hanno sorvolato l’incidente mentre squadre di soccorso hanno recuperato decine di feriti, trasportandoli negli ospedali Villa Sofia, Cervello e Civico. Tra i feriti figura anche un agente di polizia, probabilmente in servizio di scorta.

Corpi recuperati e feriti civili

Sul terreno sono stati trovati i corpi di almeno quattro persone decedute sul colpo. Tra le vittime ci sono anche una donna poliziotto, parte della scorta, il cui corpo è stato rinvenuto in un giardino vicino al luogo dell’attentato. Tra le persone ferite, quattordici civili sono stati segnalati, alcuni con gravi traumi.

La morte del giudice paolo borsellino

Il giudice Paolo Borsellino è rimasto vittima dell’attentato; il suo corpo è stato trovato carbonizzato nel cortile dell’edificio, con il braccio destro tranciato. Anche se l’identificazione ufficiale non era stata ancora confermata quel giorno, colleghi intervenuti sul posto ne erano certi. La deflagrazione ha distrutto completamente il suo veicolo, rendendo difficile il riconoscimento immediato.

L’evento ha sconvolto non solo la famiglia, ma l’intera città di Palermo e il mondo della giustizia. La moglie del magistrato, rimasta ignara per molte ore dell’accaduto, ha vissuto momenti di grande angoscia nella sua abitazione di via Cimarosa.

Testimonianze e risposta delle autorità

Dai piani bassi degli edifici vicini si sono levate scene di panico; diverse persone si sono gettate dalle finestre, mentre le strade erano invase da auto in fiamme, fumo denso e urla. Un testimone, Mauro Bartolotta, ha descritto il boato come simile a un terremoto, che li ha scaraventati a terra al momento dell’esplosione.

Figure istituzionali presenti

Sul luogo sono giunti anche importanti figure istituzionali. Il ministro dell’interno Nicola Mancino e il ministro della giustizia Claudio Martelli sono stati attesi nella serata a Palermo. Tra i presenti c’era il figlio di Borsellino e il suocero, Angelo Piraino Leto, ex presidente della corte d’appello di Palermo, accompagnato dal giudice Salvatore Scaduto. L’atmosfera sul posto era carica di dolore e tensione.

Danni materiali e impatto sulla comunità

L’esplosione ha causato danni severi agli edifici, con parti lesionate fino a piani alti, balconi divelti e un’asfaltatura stradale devastata per centinaia di metri. Le automobili coinvolte sono andate completamente distrutte o ridotte a rottami carbonizzati. L’intera zona ha vissuto momenti di caos con la presenza massiccia delle forze dell’ordine per mantenere l’ordine e permettere l’attività dei soccorsi.

Le conseguenze dell’attentato si sono riflesse non solo nelle ferite e nelle perdite umane ma anche nella paura tra i cittadini. Quel giorno a Palermo è diventato uno dei simboli contro la mafia e la violenza contro la magistratura impegnata nelle indagini più delicate contro organizzazioni criminali.

La giornata del 19 luglio 1992 ha segnato una ferita profonda per Palermo ma anche per tutta l’Italia, che ha visto uno dei suoi servitori dello Stato cadere in un’agguato brutale che ha colpito le fondamenta della giustizia.

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